Il 23 gennaio 2020, ospite a Otto e mezzo su La7, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha detto (min. 25:00) che «gli innocenti non finiscono in carcere».

Le cose però non stanno così: ogni anno, per come funziona il sistema giudiziario italiano, diverse persone possono essere incarcerate, per poi risultare essere non colpevoli al termine del processo.

Proprio per questo motivo, lo Stato deve risarcire chi è finito in carcere ingiustamente (come ha ammesso lo stesso Bonafede in un post su Facebook il 24 gennaio, commentando le sue parole su La7). Ma vediamo che cosa dicono i numeri.

Il carcere come “misura cautelare”

La Costituzione stabilisce all’articolo 27 (comma 2) il principio di presunzione di non colpevolezza: «L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva», che normalmente può arrivare al termine dei tre gradi di giudizio.

Chi finisce in carcere, però, non è detto che sia già stato condannato. Può infatti essere un presunto colpevole per cui è stata disposta, dopo l’arresto, la misura cautelare più severa: il carcere, appunto (in questo caso si parla nello specifico di “custodia cautelare in carcere”).

Semplificando, un presunto colpevole può finire in carcere da un lato perché le prove a suo carico, in base alla legge, sono molto convincenti, dall’altro perché lasciarlo libero, secondo i giudici, potrebbe essere un pericolo (commettendo altri reati, dandosi alla fuga o inquinando le prove).

In base agli articoli 314 e 315 del codice di procedura penale, chi viene riconosciuto innocente al termine del processo ha diritto a ricevere un indennizzo economico da parte dello Stato per «ingiusta detenzione», che non può essere superiore a circa 500 mila euro.

Discorso analogo vale per i casi di «errore giudiziario», che si verificano quando un soggetto condannato con sentenza definitiva viene successivamente riconosciuto innocente grazie un processo di revisione (per esempio, si scopre che il vero autore del reato è stato qualcun altro o sono emerse prove che permettono di scagionare il condannato).

Che cosa dicono i numeri

Come abbiamo verificato anche in passato, non è semplice avere dati ufficiali, lungo un arco di più anni, sul numero di persone innocenti che finiscono in carcere.

Le statistiche più recenti del Ministero della Giustizia sono state pubblicate ad aprile 2019, quando Bonafede era già titolare del dicastero anche se in un diverso esecutivo, nella “Relazione sull’applicazione delle misure cautelari”.

Qui si leggono dati ufficiali relativi al 2018, anno in cui 1.355 casi di custodie cautelari (il 2,53 per cento sul totale) hanno riguardato persone poi risultate essere innocenti.

Per quanto riguarda i dati su più anni, esistono stime non ufficiali, ma ritenute affidabili dagli esperti. In questo ambito, il database più citato è quello del progetto dei due giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, chiamato Errori Giudiziari, autodefinitosi come «il primo archivio su errori giudiziari e ingiusta detenzione».

«Dal 1992 (anno da cui parte la contabilità ufficiale delle riparazioni per ingiusta detenzione presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze) al 30 settembre 2018, si sono registrati oltre 27.200 casi: in media, 1.007 innocenti in custodia cautelare ogni anno», si legge sul sito ufficiale del progetto. «Il tutto per una spesa che sfiora i 740 milioni di euro in indennizzi, per una media di 27,4 milioni di euro l’anno».

Più bassi sono invece i numeri per quanto riguarda i casi di errori giudiziari, stimati essere stati 144 dal 1991 al 30 settembre 2018.

Il verdetto

Secondo Bonafede, «gli innocenti non finiscono in carcere», ma i dati sulle ingiuste detenzioni e gli errori giudiziari dicono che questo non è vero.

Resta impossibile sapere quanti sono ogni anno i condannati riconosciuti colpevoli ma “in realtà” innocenti, in assenza di revisioni dei processi, ma nel 2018 (dati del Ministero della Giustizia) oltre 1.300 casi di “custodia cautelare” (una percentuale molto bassa sul totale) ha coinvolto persone rivelatesi essere poi innocenti.

Dal 1992 al 30 settembre 2018, invece, i dati sulle ingiuste detenzioni hanno riguardato almeno 27.200 persone, mentre dal 1991 al 30 settembre 2018 144 persone sono state riconosciute innocenti dopo un processo di revisione.

In conclusione, Bonafede si merita un “Pinocchio andante”.