Il senatore Primo Di Nicola (M5s) il 20 ottobre 2019, parlando del carcere per chi evade il fisco, ha dichiarato che le sanzioni attualmente in vigore «vanno ben oltre i 5 anni di reclusione» ma non servono al loro scopo, visto l’esiguo numero di evasori ad oggi detenuti in prigione.

Il carcere, in particolare per i “grandi” evasori, è un tema caro al Movimento 5 stelle. Il leader Luigi Di Maio, in un’intervista video diffusa sempre il 20 ottobre sulla sua pagina Facebook, ha ribadito la necessità di prevedere norme in materia già con la prossima legge di Bilancio, e il 17 ottobre aveva dedicato alla questione ampio spazio in un post pubblicato sul Blog delle stelle.

Vediamo se la situazione è davvero come la dipinge Di Nicola.

Le sanzioni in vigore

Come abbiamo scritto in un nostro recente articolo, le norme a riguardo sono stabilite dalla “Legge sui reati tributari” del 2000 (d.lgs. 74/2000), che prevede diverse ipotesi di reato.

Vediamo i casi principali di evasione fiscale per cui, in Italia, è previsto il carcere.

Per “dichiarazione fraudolenta” (artt. 2-3) la pena prevista è la reclusione da un anno e mezzo a sei anni, ma può scendere a un minimo di sei mesi e un massimo di due anni se l’ammontare degli «elementi passivi fittizi» (spese e costi inesistenti) è inferiore a 154.937,07 euro.

Nel caso, invece, di “dichiarazione infedele” (art. 4) la pena è il carcere da uno a tre anni. Il carcere in questo caso è previsto solo se l’evasione supera una determinata soglia: la singola imposta evasa deve essere superiore a 150 mila euro o, in alternativa, il passivo “inventato” o l’attivo “nascosto” devono essere complessivamente più del 10 per cento rispetto al totale (o comunque superiori a 3 milioni di euro).

È poi punito con il carcere da un anno e mezzo a quattro anni (art. 5), chi si macchia di “omessa dichiarazione” (ovvero non presenta la dichiarazione Irpef o Iva, quando avrebbe l’obbligo di farlo), nel caso in cui la singola imposta evasa sia superiore a 50 mila euro.

Altri reati previsti – come la “emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” (art. 8) o l’“occultamento o distruzione di documenti contabili” (art. 10) – hanno pene che in nessun caso superano un massimo di sei anni.

Dunque, in base al testo del d.lgs. 74/2000, le pene per evasione fiscale arrivano fino a un massimo di sei anni. Non esattamente «ben oltre i 5 anni» come sostiene De Nicola.

Il numero dei detenuti

Ma quante sono le persone che si trovano in carcere a causa di reati fiscali?

A questo riguardo abbiamo contattato il Ministero della Giustizia, che tramite il suo ufficio stampa ci ha fornito i dati in questione.

In Italia, i detenuti per i reati previsti dal d.lgs. 74/2000 sono, al 30 settembre 2019, in totale 281; di questi, 217 si trovano in carcere in quanto condannati, mentre 64 sono imputati (ovvero coloro che, in attesa di sentenza definitiva, sono stati incarcerati come misura di custodia cautelare).

I reati tributari con il maggior numero di condannati e imputati sono: l’emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 8), che è stata contestata a 125 tra condannati e imputati presenti in carcere; l’occultamento o distruzione di documenti contabili (art. 10), contestato a 97 tra condannati e imputati; e la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti (art. 2), contestata a 82 tra condannati e imputati. Alla stessa persona possono essere ovviamente contestati più reati, quindi la somma dei reati contestati è superiore al numero di persone presenti in carcere per quegli stessi reati.

Il numero complessivo di 281 detenuti è superiore, ma non troppo distante, da quello citato da Di Nicola («duecento»).

Il verdetto

Il senatore Di Nicola ha affermato che il carcere per i grandi evasori, in Italia, può arrivare a durare «ben oltre i 5 anni».

La sua affermazione è esagerata: le pene in questione possono arrivare fino ad un massimo di sei anni. Più di cinque anni, ma non «ben oltre» quel numero. Per quanto riguarda poi il numero di detenuti per i reati di evasione fiscale, Di Nicola si avvicina alla cifra corretta, di 281 persone.

Nel complesso, il senatore del M5s merita un “C’eri quasi”.