Questa analisi fa parte della Pagella Politica di Agi e contiene solo il verdetto, con modifiche. Qui puoi leggere l’articolo completo.




Il verdetto







L’ex deputato di Scelta Civica Enrico Zanetti ha ragione: la maggioranza ha approvato un emendamento in base al quale il beneficiario del reddito di cittadinanza può rifiutare – senza che questo consumi una delle sue tre chance di rifiuto – una proposta di lavoro che preveda una retribuzione inferiore a 858 euro al mese.



Questo perché, in base al criterio inserito dall’emendamento, un’offerta di questo genere non sarebbe “congrua”.



Ma la legge metteva già dal 2015 alcuni paletti sulla retribuzione, nel definire un’offerta “congrua”. In linea teorica, insomma, la precisazione di una soglia di retribuzione (giusta o sbagliata che sia) non è una novità dell’ultimo governo.



Resta incerto però se il reddito di cittadinanza rientrasse tra le «indennità» con cui si confrontava la legge di pochi anni fa. Se così fosse, l’emendamento avrebbe addirittura abbassato la soglia entro cui chi cerca lavoro sarà spinto ad accettarlo, e la critica di Zanetti avrebbe meno fondamento.



In conclusione, Zanetti merita un “Vero”.



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