In un’intervista con Euronews, Beppe Grillo ha criticato duramente la riforma costituzionale oggetto del referendum. Ha usato qualche cifra per descrivere come era stata concepita dai costituenti e, invece, come cambia con le modifiche attuali. Andiamo a verificare se sono corretti.



Parole, parole, parole



Il ragionamento di Grillo parte da un numero molto preciso: le parole della Costituzione nella sua prima formulazione. Il numero, 9.639 parole, poco prima è citato da Grillo con un’inversione delle cifre: 9.369 parole. Questo è il numero a cui si riferisce, con ogni probabilità. Proviene infatti da una fonte molto autorevole: il linguista Tullio De Mauro.



De Mauro ha riportato questa cifra, da ultimo, nella sua introduzione all’edizione UTET del testo costituzionale (ultima ed. 2015). Il professore cita anche il numero di periodi citati da Grillo (480) e la media di 19,6 parole per frase. Sottolinea che la leggibilità della Costituzione è particolarmente alta e ciò è particolarmente raro per un testo normativo italiano. Questi concetti sono stati ripetuti da De Mauro anche in diverse interviste.



Poiché il fact-checker è diffidente e sospettoso, soprattutto nei confronti dell’autorità, abbiamo provveduto a un nuovo conteggio. Un punto però è già chiaro: De Mauro non si riferisce al testo del 1948, ma a uno più recente. Il numero citato da Grillo è, come minimo, un leggero anacronismo.



Il nostro conteggio



Abbiamo contato le parole della Costituzione nella sua forma attuale (pre-riforma), in quella riformata e nella versione del 1948. I risultati (riportati qui*):






Il numero di periodi non coincide invece con i 480 detti da Grillo (e scritti da De Mauro). Nel nostro conteggio, i periodi sono 419 per il testo odierno e di 385 per il testo del 1948.Come vediamo, il numero di Grillo è sostanzialmente corretto: ma se ci riferiamo alla Costituzione pre-riforma, oggi in vigore. I 139 articoli del testo del 1948 era assai più breve, di oltre 1.500 parole. Da allora sono intervenute quindici leggi di revisione costituzionale tra il 1963 e il 2012. L’ultima, durante il governo Monti, ha introdotto il principio del pareggio di bilancio.



Anche riguardo la lunghezza dei periodi, siamo giunti a conclusioni leggermente diverse da De Mauro. Secondo il nostro conteggio, già la Costituzione del 1948 aveva un numero di parole per periodo poco superiore alle venti. Negli anni successivi il numero è salito ancora, fino alle 24,4 parole per periodo se passasse la riforma.



Quante parole per articolo?



Sulla lunghezza odierna degli articoli della Costituzione, Grillo esagera parecchio. Nel testo del 1948, la media di parole per articolo era di meno di sessanta (56,4). Oggi si è alzata fino a superare le settanta (70,1): un aumento considerevole, ma siamo ancora lontano dalle duecento.



Se passasse la riforma, la media si alzerebbe ancora fino a 85,4 parole per articolo. Le centocinquanta-duecento parole si avvicinano solo se teniamo conto solo della nuova versione dei 47 articoli modificati dalla riforma. In totale sono lunghi 6.390 parole nella nuova versione, dunque con una media di 135,9 parole/articolo.



Gentile?



Grillo nomina anche il fatto che i costituenti fossero persone “molto intelligenti”, “con delle teste bellissime”, citando Gentile e Calamandrei. Il rispetto per i 556 deputati dell’Assemblea Costituente è doveroso, come lo è quello per Piero Calamandrei. Professore universitario, avvocato e giurista, Calamandrei fu tra i fondatori del Partito d’Azione.



Ma il riferimento a Gentile è fuori luogo, per diversi motivi. Il primo, non esattamente un dettaglio, è che Giovanni Gentile fu ministro della Pubblica istruzione durante il fascismo. Il secondo, anch’esso decisivo, è che Gentile non fece parte della Costituente. Fu ucciso, infatti, nel 1944 a Firenze da un gruppo di partigiani. Non è neppure possibile un caso di omonimia, perché tra i 556 deputati non c’era nessun “Gentile”.



Lo stile della Costituzione



Vale la pena chiedersi quanto i costituenti fossero coscienti di queste caratteristiche formali. Grillo sembra infatti suggerire che l’estrema brevità delle frasi nella Costituzione del 1948 fosse cercata scientificamente. Le ricerche più influenti nel campo della leggibilità dei testi risalgono in effetti a quel periodo. Ma l’esponente più celebre, Rudolf Flesch – autore di una famosa formula per la leggibilità – si occupò anzitutto dell’inglese. Lo fece, peraltro, a partire dalla fine degli anni Quaranta: possiamo escludere che i costituenti ne fossero a conoscenza.



Certo, la ricerca di uno stile semplice e chiaro fu senza dubbio una preoccupazione dell’Assemblea. Si vede facilmente consultando gli atti della Costituente, per esempio a questo indirizzo (nonché in questa banca dati della Camera). Qualche esempio:



«Lo stile della Costituzione è cosa specialissima. Dovrebbe essere semplice, solenne, lapidario»

Meuccio Ruini,
12 marzo 1947



«La Costituzione dovrà essere il più possibile semplice, chiara e tale che tutto il popolo la possa comprendere»

Ordine del giorno approvato dalla Commissione per la Costituzione il 25 ottobre 1946



«Il nostro progetto di Costituzione ha quasi sempre uno stile semplice e piano, facilmente intelligibile e scevro di retorica»

Fausto Gullo,
18 aprile 1947



Insomma, anche senza studi scientifici i costituenti sapevano che era meglio scrivere frasi brevi e concise.



Chiudiamo con una voce discordante. Proprio Calamandrei, infatti, definì lo stile necessario a una Costituzione “conciso e generico”. Quando cominciò la discussione del testo vero e proprio, disse di trovare la Costituzione scritta male:



«Ora, onorevoli colleghi, se noi leggiamo questo progetto con quest’animo di critica positiva, di critica costruttiva, di critica accompagnata sempre dalla proposta che tende a suggerire il meglio, dobbiamo, alla prima lettura riconoscere che esso non è un esempio di bello scrivere: manca di stile omogeneo, direi quasi che manca di qualsiasi stile»

Piero Calamandrei, 4 marzo 1947



Il verdetto



Grillo ha detto che i costituenti usarono 9.639 parole. In realtà, il numero è sensibilmente inferiore, intorno alle 7.800. Inoltre ha citato di sfuggita Gentile tra i membri dell’Assemblea del 1948, il che non è corretto. Esagera poi sulla lunghezza media della Costituzione odierna, che – pre o post riforma – resta lontano dalle centocinquanta parole per articolo. Ha ragione però sul punto centrale: la lunghezza delle frasi fu volutamente breve, di circa venti parole ciascuna. I costituenti, anche senza seguire studi scientifici, cercarono di rendere il testo leggibile per tutti. Ha ragione inoltre sul fatto che la riforma alzi la media di parole per articolo (assai meno di quanto dice). Ma le imprecisioni di Grillo sono troppe, per cui si guadagna un “Nì”.



P.S.: Tutto questo fact-checking – citazioni a parte – è stato scritto con periodi di lunghezza inferiore o uguale alle venti parole.



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* Abbiamo tenuto conto unicamente delle parole che formano i singoli articoli, quelle che ragionevolmente compongono i periodi. Non abbiamo quindi conteggiato i titoli delle sezioni o degli articoli (Sezione I/Titolo V/Articolo 23…). Il testo delle tredici disposizioni transitorie e finali è conteggiato a parte e non considerato nell’analisi.