Da venerdì 15 ottobre in Italia il green pass è diventato obbligatorio per poter lavorare. Se non si è vaccinati contro la Covid-19 o non si è guariti dalla malattia, bisogna fare un tampone ogni 48 ore per recarsi sul posto di lavoro.

Che effetti sta avendo questa misura sulle vaccinazioni e sui test fatti? Le previsioni fatte dal governo si stanno avverando oppure no? Vediamo che cosa dicono i numeri.

C’è una leggera ripresa delle prime dosi

Le somministrazioni delle prime dosi di vaccino – che includono anche il vaccino monodose Johnson & Johnson e le dosi uniche fatte a chi è guarito dalla Covid-19 – avevano raggiunto il massimo a inizio giugno, con una media di 470 mila somministrazioni giornaliere. Da lì sono scese a una media di meno di 100 mila a metà luglio per poi salire fino a 180 mila nella prima metà di agosto e scendere nuovamente a 120 mila a fine agosto, a 70 mila metà settembre e a 60 mila negli ultimi giorni.

Nonostante questo calo, è possibile che con l’avvicinarsi del 15 ottobre ci sia stata un’inversione di tendenza: ma questa sembra essere soltanto leggera. Al 13 ottobre si erano fatte 61,2 mila prime dosi giornaliere (media settimanale) contro le 53,6 mila dell’8 ottobre. Nella settimana dall’11 al 17 ottobre complessivamente sono state fatte 432 mila prime dosi contro le 385 mila della settimana precedente. Un rialzo poco marcato. Tutto frutto del green pass?

Stimare quale sia stato il reale impatto del green pass obbligatorio sulle vaccinazioni è molto complicato, soprattutto se si hanno a disposizione soltanto i dati sulle somministrazioni giornaliere. Per avere una stima più precisa, bisognerebbe conoscere, tra le altre cose, anche i dati sulle prenotazioni di chi ora è disposto a vaccinarsi, per vedere se sono aumentate dopo gli annunci del governo. Ma questi numeri non sono disponibili.

Secondo quanto appreso dall’Ansa, la struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo ha stimato che tra il 16 settembre e il 13 ottobre ci sono state oltre 500 mila somministrazioni in più grazie al green pass obbligatorio sul lavoro. Non è però per nulla chiaro come sia stata fatta questa stima. In ogni caso, partendo da questi numeri, solo un quarto delle dosi fatte nell’ultimo mese sarebbe “merito” della misura introdotta del governo, un risultato probabilmente non così straordinario.

I dati sulle fasce d’età

Il leggero aumento delle prime dosi registrato negli ultimi giorni si concentra nella fascia di età tra i 20 e i 59 anni. Le fasce 20-29 anni e 30-39 anni sono quelle che in questo momento si stanno facendo vaccinare di più, mentre sopra i 59 anni non ci sono state variazioni significative. Tra i cittadini con 12 e i 19 anni – per la maggior parte dei quali serve il consenso dei genitori per la vaccinazione – si è invece arrestato il calo iniziato a metà settembre.

I dati appena visti stanno rispettando le previsioni del governo, fatte un mese fa con l’annuncio dell’introduzione dell’obbligo, oppure si sta registrando un trend migliore del previsto?

È andata meno bene del previsto

Il 16 settembre, durante una conferenza stampa, il ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta ha mostrato una proiezione secondo cui al 15 ottobre in Italia avremmo avuto l’81,7 per cento di popolazione vaccinata, il 5,4 per cento in attesa di seconda dose e il 13 per cento non vaccinato. Queste percentuali sono state centrate solo in parte.

Al 15 ottobre in Italia era stato completamente vaccinato l’81 per cento della popolazione, era in attesa di seconda dose il 4,4 per cento e non era stato raggiunto dalla campagna vaccinale il 14,6 per cento.

Detta altrimenti, al 15 settembre il governo si attendeva di fare 2,95 milioni di prime dosi nei 30 giorni seguenti: alla prova dei fatti, sono state 2,1 milioni, oltre 800 mila in meno del previsto. Nel complesso è dunque andata leggermente peggio di quanto si attendesse il governo, ma non così tanto, essendo stato comunque fatto più del 70 per cento delle dosi attese.

Se le vaccinazioni sono aumentate, ma comunque soltanto di poco, quali effetti si sono avuti sui test?

Salgono i test, ma non di molto

Il 14 ottobre il Ministero della Salute ha cominciato a rendere pubblici i dati sul numero di green pass emessi, dato che permette di capire quanti ogni giorno ottengono il certificato dopo un test con esito negativo.

Prima del 15 ottobre si facevano circa 300 mila test al giorno (media settimanale), ma il 14 ottobre i test fatti sono saliti a 633 mila, il giorno dopo a 654 mila e il 16 ottobre a 560 mila, poi scesi il 17 ottobre a 262 mila. Negli ultimi quattro giorni sono dunque stati fatti in media 250 mila test al giorno in più rispetto al periodo precedente. Un aumento c’è stato, ma come vedremo tra poco, molto più contenuto rispetto ai numeri diffusi per giorni dai giornali.

All’aumento dell’emissione green pass da test si è avuto un aumento del numero di tamponi rapidi eseguiti giornalmente. Tra il 15 e il 17 ottobre ne sono stati notificati 1,05 milioni, contro i 595 mila dei corrispondenti giorni della settimana precedente.

In Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte e nella provincia autonoma di Trento sono raddoppiati, mentre sono aumentati di più dell’80 per cento anche a Bolzano, in Puglia e Toscana e oltre il 70 per cento in Campania, Valle d’Aosta e Puglia. I test eseguiti sono invece calati nelle Marche, in Sicilia e Umbria e rimasti uguali in Sardegna.

Sebbene una parte di coloro che sono contrari al vaccino e hanno scelto di ottenere il green pass con i test si sottoponesse già prima a tamponi ogni due giorni (come gli insegnanti), è difficile pensare che le stime di 3-4 milioni di lavoratori non vaccinati, circolate molto negli scorsi giorni, fossero corrette. Come abbiamo spiegato di recente, nessuno sa con precisione quanti siano i lavoratori non vaccinati, ma a questo punto, visto l’aumento dei test non eccessivo, è realistico ipotizzare che i dati circolati nei giorni scorsi fossero sovrastimati.

In conclusione

Numeri alla mano, il green pass obbligatorio a lavoro non ha dato una spinta decisiva alle somministrazioni delle prime dosi. Solo negli ultimi giorni si è avuta una leggera inversione di tendenza e i più giovani rimangono quelli con il più alto tasso di vaccinazione. Secondo la struttura commissariale, il green pass sarebbe responsabile di un quarto delle prime vaccinazioni fatte nell’ultimo mese, ma non è chiaro come sia stato calcolato questo dato.

L’imposizione del green pass per lavorare ha inoltre portato a un aumento del numero di certificati rilasciati con un test negativo, ma sono state solo 250 mila in più in media al giorno rispetto alla settimana precedente. È quindi probabile che le stime milionarie del numero di lavoratori non vaccinati, circolate molto prima del 15 ottobre, non fossero corrette.

Complessivamente, ad oggi il green pass obbligatorio per lavorare non sembra aver avuto un particolare successo come strumento di incentivazione al vaccino. Ma è possibile che nelle prossime settimane anche chi non si è ancora fatto convincere deciderà di vaccinarsi al posto di fare diversi tamponi a settimana.