La vendita di armi dall’Italia è in crescita

L’anno scorso le esportazioni sono cresciute del 15 per cento: la Turchia è stata il principale acquirente, mentre quattro aziende pesano per quasi il 75 per cento delle autorizzazioni a vendere
Ansa
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Nel 2022 le autorizzazioni per la vendita e l’acquisto di armi in Italia hanno raggiunto un valore superiore ai 6 miliardi di euro, di cui quasi 5,3 miliardi in uscita dal nostro Paese. Le autorizzazioni per le esportazioni di armamenti sono cresciute del 15 per cento rispetto al 2021.

Questo è uno dei dati contenuti nella “Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”, pubblicata di recente dal Parlamento. Il documento, lungo più di mille pagine, spiega anche verso quali Paesi ha venduto armamenti l’Italia, quali sono le tipologie di armi più vendute e quali sono le principali aziende coinvolte in questo commercio.

Ricordiamo che in Italia, per esportare armi e tecnologie militari, servono specifiche autorizzazioni governative che possono essere concesse se le armi vengono vendute a nazioni che non hanno attaccato o invaso altri Paesi, o a nazioni non sottoposte a embargo dalle organizzazioni internazionali. La vendita deve essere conforme alla politica di difesa dell’Italia e rispettare i principi costituzionali. A controllare le vendite e a concedere le licenze è il Ministero degli Esteri

La vendita di armamenti nel 2022

Nel 2022 l’Italia ha autorizzato l’esportazione di armi per un valore di 5,3 miliardi di euro e ne ha importati per un valore pari a 728 milioni. Il dato sulle importazioni è però parziale, perché per esempio non tiene conto dei trasferimenti dai Paesi dell’Unione europea.

Il dato delle esportazioni del 2022 è in aumento rispetto ai circa 4,6 miliardi di euro del 2021: è un valore in linea con quelli degli anni precedenti alla pandemia di Covid-19, ma resta comunque molto più basso rispetto a quello del 2016, quando le autorizzazioni superarono i 14 miliardi.

A quali Paesi vendiamo più armi

Il 61,5 per cento delle esportazioni italiane di armamenti ha riguardato Paesi che sono membri dell’Unione europea o della Nato. Nel 2022 le esportazioni verso gli alleati dell’Italia hanno raggiunto il massimo dal 2015, quando la loro percentuale sul totale fu pari al 62,6 per cento. Il 2022 è il quinto anno consecutivo in cui si registra un aumento delle vendite verso l’Ue e la Nato.
L’anno scorso il principale destinatario delle armi italiane è stata la Turchia: le autorizzazioni delle esportazioni di armamenti verso questo Paese hanno raggiunto i 598 milioni di euro. Al secondo posto ci sono gli Stati Uniti (533 milioni), al terzo la Germania (407 milioni). Nella classifica seguono poi due Paesi non europei e non membri della Nato: il Qatar (256 milioni) e Singapore (177 milioni). Nei primi dieci destinatari troviamo anche la Francia (176 milioni), i Paesi Bassi (137 milioni), il Regno Unito (128 milioni) e l’Arabia Saudita (123 milioni). 
Rispetto al 2021 sono diminuite del 30 per cento le esportazioni verso gli Stati Uniti, ma sono aumentate del 55 per cento quelle verso la Germania. La vendita verso la Turchia è cresciuta di 14 volte, mentre quella verso Singapore di cinque. Anche Paesi Bassi e Francia hanno registrato un calo rispetto al 2021.

Tra i Paesi non figura l’Ucraina, a cui i governi italiani hanno donato – e non venduto – armamenti con vari pacchetti di aiuti da quando è iniziata la guerra con la Russia, a febbraio 2022. Il valore preciso degli armamenti dati dall’Italia all’esercito ucraino è ignoto visto che le liste delle armi non sono divulgate per ragioni di sicurezza.

Quali armi esporta l’Italia

La stragrande maggioranza delle esportazioni (l’87,5 per cento) riguarda la categoria dei “materiali”. I “ricambi” pesano invece per il 7,5 per cento, la “tecnologia” per il 3,7 per cento e i “servizi” per l’1,3 per cento. 

Tra i principali “materiali” esportati, gli aeromobili hanno raggiunto il valore di 862 milioni di euro, seguiti da bombe, siluri, razzi e missili (540 milioni) e dai veicoli terrestri (369 milioni). Nei “ricambi” pesano in modo particolare quelli per i veicoli blindati, mentre nei “servizi” quelli destinati ai motori. 

Quali sono le aziende più importanti

Nel 2022 la vendita di armamenti ha riguardato perlopiù poche aziende: le prime quattro rappresentano infatti i tre quarti delle autorizzazioni a esportare. Leonardo, il cui maggiore azionista è il Ministero dell’Economia e delle Finanze, pesa per il 47 per cento, Iveco Defence Vehicles per il 14 per cento, Mbda Italia per l’8 per cento ed Elettronica S.p.a., che si occupa principalmente delle parti elettroniche dei sistemi di combattimento, per il 4,4 per cento. 
Il peso di Leonardo è leggermente aumentato rispetto al 2021, quando era stato pari al 43,5 per cento, quello di Iveco è invece diminuito (23,5 per cento), mentre Mbda ha registrato un aumento (5,2 per cento) e Elettronica è cresciuta parecchio: nel 2021 non era neppure nelle principali 15 aziende coinvolte nel commercio di armi.

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