Il turismo sta davvero trainando l’economia?

Lo ha detto il ministro Urso, ma in base ai dati a disposizione questa dichiarazione sembra essere esagerata
Pagella Politica
Il 1° agosto, al termine di un incontro con le associazioni e i sindacati dei tassisti, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) ha annunciato che il governo ha presentato la sua proposta per aumentare il numero di taxi in circolazione. Secondo Urso, il governo deve intervenire su questo tema anche per incoraggiare i turisti e il turismo, un settore che «sta trainando l’economia italiana», a detta del ministro. 

Mettendo da parte il dibattito sui tassisti, davvero il Pil del nostro Paese sta crescendo perlopiù grazie al contributo del turismo? Abbiamo analizzato che cosa dicono i numeri a disposizione e, nonostante l’incertezza che c’è ancora sui dati, la dichiarazione di Urso sembra essere esagerata.

Di che cosa stiamo parlando

Innanzitutto per verificare le parole di Urso bisogna prima chiarire che cosa significa l’espressione “trainare l’economia”, spesso usata dai politici quando vogliono rimarcare l’importanza di un settore economico. Questa espressione non ha una definizione tecnica precisa e può essere interpretata in almeno due modi.

Prima opzione: un settore può essere considerato trainante quando ha un peso notevole sul totale della produzione nel Paese o del valore aggiunto (che è la differenza tra la produzione e i suoi costi). La crescita, anche modesta, di un settore che rappresenta una quota particolarmente ampia dell’economia può avere infatti un impatto non indifferente sulla crescita generale, e dunque trainarla.

Seconda opzione: un settore può essere considerato trainante se, nonostante abbia un peso relativamente basso sul Pil, registri comunque una forte crescita. Per esempio se un settore vale il 5 per cento del Pil e la sua produzione aumenta del 10 per cento in un anno, il peso sulla crescita generale sarà di 0,5 punti percentuali, un dato notevole. 

Alla luce di queste due interpretazioni, vediamo se effettivamente il turismo fa da “traino” all’economia.

Il peso del turismo sul Pil

Secondo i dati Istat più aggiornati, nel 2019 il valore aggiunto del turismo sull’economia italiana valeva (Tav. 6) quasi 100 miliardi di euro, poco più del 6 per cento del Pil. La percentuale sale al 13 per cento – dato da anni rilanciato da numerosi politici – se si considera il contributo di attività economiche che però producono beni e servizi non imputabili esclusivamente al turismo, come la ristorazione e i trasporti.

Per fare un confronto, l’industria manifatturiera vale oltre il 16 per cento del Pil, quello delle costruzioni più del 4 per cento, mentre le attività professionali scientifiche e tecniche, che includono il lavoro di studi legali, contabili e di altri professionisti, hanno lo stesso peso sul Pil del turismo. Sul totale dei servizi, che in Italia valgono il 74 per cento del valore aggiunto, il turismo pesa per circa l’8 per cento.

Questi numeri ci dicono che il turismo è senza dubbio un settore importante per l’economia, ma non è trainante per il proprio peso: ci sono altri rami del tessuto economico che hanno un’importanza simile o superiore.

La crescita del turismo negli ultimi mesi

Al momento è molto difficile definire con precisione quale sia l’effettivo contributo del turismo alla crescita dell’economia italiana degli ultimi mesi. I dati contabili sul valore di questo settore e sulla sua crescita sono infatti pubblicati ad anni di distanza (per esempio i dati relativi al 2019 sono stati pubblicati nel 2022) e quindi a oggi non esiste una fonte diretta da cui attingere. Si possono però fare alcune ipotesi. Per esempio può essere utile osservare il volume delle assunzioni negli ultimi mesi: una crescita del settore del turismo, e quindi un suo maggiore contributo alla crescita del Pil, potrebbe infatti essere suggerita da una crescita dell’occupazione turistica.

Il rapporto trimestrale sulle comunicazioni obbligatorie di Banca d’Italia, Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal) e Ministero del Lavoro, che sintetizza le assunzioni e le cessazioni di rapporti di lavoro ogni tre mesi, può dare qualche indicazione in questo senso. L’edizione più aggiornata, pubblicata il 28 luglio, sottolinea che nel secondo trimestre del 2023 (aprile-giugno) la crescita dell’occupazione turistica si è indebolita dopo quattro mesi di forte crescita. Questo non è necessariamente un segnale di rallentamento del settore turistico: le assunzioni nel turismo risentono particolarmente delle fluttuazioni stagionali e, per quanto una riduzione all’avvicinarsi dell’estate non sia la norma, un dato simile si era registrato anche lo scorso anno. 

Per capire se ci sono stati miglioramenti complessivi nel 2023, possiamo confrontare i dati dei primi sei mesi di quest’anno con quelli dello stesso periodo dell’anno scorso. Nel primo semestre del 2023 sono state assunte in Italia circa 90 mila persone nel settore turistico. Purtroppo non è disponibile un dato simile per il 2022, ma si possono comparare i dati aggregati di commercio e turismo. In questo caso, nel 2023 le assunzioni nette (ossia le assunzioni al netto delle cessazioni) sono state circa 133 mila contro le poco più di 90 mila nei primi sei mesi del 2022. Un aumento c’è stato, ma è in linea con la dinamica degli ultimi anni: anche nel 2022, infatti, l’occupazione nel settore del turismo e del commercio era aumentata di decine migliaia di unità. Sia nel 2022 che nel 2023, dunque, l’occupazione nel settore è cresciuta, in entrambi i casi con variazioni vicine al +50 per cento. Il fatto che non ci sia stato un discostamento quest’anno rispetto allo scorso sembra suggerire però che il contributo del turismo alla crescita sia comunque rimasto piuttosto simile. 

Anche le stime definitive di Istat sull’andamento del Pil nei primi tre mesi di quest’anno, pubblicate il 31 maggio, suggeriscono che la situazione non è cambiata molto rispetto ai mesi precedenti. Nel primo trimestre del 2023 il settore del commercio, trasporti, alloggi e ristorazione non ha registrato una crescita del valore aggiunto rispetto al trimestre precedente. Per il trimestre tra aprile e giugno 2023 questo dato non è ancora disponibile.

Il vero traino del Pil?

In base ai dati a disposizione, la crescita dell’economia italiana sembra essere stata trainata soprattutto dal settore delle costruzioni, più che da quello del turismo. 

Già nel 2021 il valore aggiunto nel settore delle costruzioni era cresciuto del 14,6 per cento rispetto al 2019, contro un -0,9 per cento del valore aggiunto di tutta l’economia. Questa crescita è proseguita anche nel 2022, con un aumento del valore aggiunto del 5 per cento circa tra il quarto trimestre 2022 e lo stesso periodo dell’anno prima, e si è in parte interrotta quest’anno. Nel primo trimestre del 2023, infatti, la variazione su base annua del valore aggiunto nelle costruzioni è stata “solo” dell’1,2 per cento. È probabile che questo rallentamento sia dovuto alle modifiche introdotte a febbraio dal governo ai bonus edilizi e alla cessione dei crediti d’imposta. 

Secondo le stime preliminari di Istat, pubblicate il 31 luglio, nel secondo trimestre del 2023 il Pil italiano è calato dello 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente. Questo calo, registrato tra aprile e giugno, dipende dalla riduzione del valore aggiunto sia nel settore primario (agricoltura, pesca e silvicoltura) sia in quello dell’industria, che comprende il settore delle costruzioni. 

Per essere certi che il calo del Pil sia dovuto alle modifiche introdotte nel settore edile bisognerà però aspettare il mese di settembre, con la pubblicazione delle stime definitive sul Pil del secondo trimestre di quest’anno. Un’eventuale conferma di un calo nelle costruzioni confermerebbe del tutto il ruolo del settore come traino della crescita economica degli scorsi mesi.

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