Le commissioni parlamentari d’inchiesta se la prendono comoda

In questa legislatura le commissioni istituite finora in Parlamento hanno impiegato più di tre mesi per iniziare i lavori. I motivi riguardano soprattutto gli equilibri politici tra i gruppi parlamentari
Ansa
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Dal momento della loro creazione le commissioni d’inchiesta del Parlamento ci mettono in media più di tre mesi per iniziare a lavorare a tutti gli effetti. Dall’inizio di questa legislatura sono state create sei commissioni parlamentari d’inchiesta in nove mesi. Tra queste, quelle già entrate in funzione a tutti gli effetti sono cinque, mentre per un’altra devono essere ancora eletti il presidente e l’ufficio di presidenza. In base alle verifiche di Pagella Politica, per le commissioni che finora sono entrate in funzione, tra la loro creazione e l’inizio dei lavori sono passati in media 99 giorni. 

Le commissioni parlamentari d’inchiesta sono organi interni della Camera e del Senato, previsti dall’articolo 82 della Costituzione, che si occupano di approfondire questioni di pubblico interesse. Indagano con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria, fatta eccezione per quello di disporre misure cautelari e stabilire condanne contro le persone, che spetta unicamente ai tribunali. Le commissioni d’inchiesta possono essere monocamerali, se sono formate dai membri di una sola delle due camere, oppure bicamerali se sono formate sia da senatori sia da deputati. In ogni caso la composizione delle commissioni d’inchiesta deve rispettare i rapporti di forza tra i gruppi politici all’interno del Parlamento. Per costituire una commissione d’inchiesta bicamerale, il Parlamento deve approvare una progetto di legge dove vengono precisati gli scopi, la composizione, i poteri, l’organizzazione interna e il tetto di spese per il funzionamento. Per costituire una commissione monocamerale è necessaria invece una delibera dell’ufficio di presidenza della camera che la istituisce. 

Dall’inizio della legislatura è stata istituita una commissione d’inchiesta bicamerale contro la mafia, una contro i femminicidi e una sul traffico illecito di rifiuti. Alla Camera sono state invece istituite due commissioni monocamerali, una sulle condizioni di lavoro in Italia e una sul degrado nelle città, mentre al Senato è stata creata una commissione monocamerale sempre sulle condizioni di lavoro nel nostro Paese. Il 6 luglio la Camera ha approvato la proposta di legge per istituire una commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia da Covid-19, presentata dai partiti di centrodestra e ora all’esame del Senato. Negli ultimi giorni, invece, il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Tommaso Foti ha proposto di istituire una commissione d’inchiesta sulle responsabilità dell’ex presidente dell’Inps Pasquale Tridico nella gestione dei controlli sul reddito di cittadinanza. 

Al momento, tra quelle già istituite la commissione d’inchiesta che ha impiegato più tempo a entrare in funzione è la commissione parlamentare sui femminicidi, che ha iniziato a lavorare quasi sei mesi dopo la sua creazione. A seguire ci sono la commissione della Camera sul degrado nelle città, quella del Senato sulle condizioni di lavoro e la commissione bicamerale antimafia, che hanno iniziato i lavori circa tre mesi dopo la loro creazione. Finora la più veloce è stata la commissione d’inchiesta della Camera sulle condizioni di lavoro. Quest’ultima è stata istituita il 23 aprile e ha iniziato a lavorare il 21 giugno, meno di due mesi dopo. Tra le commissioni già istituite l’unica che non ha ancora iniziato a lavorare è la commissione bicamerale contro il traffico illecito di rifiuti, istituita lo scorso 2 maggio.
Ma come mai dopo la loro creazione le commissioni parlamentari d’inchiesta impiegano tutto questo tempo per iniziare a lavorare?

Una questione di trattative

Secondo il costituzionalista Alfonso Celotto, professore di Diritto costituzionale all’Università Roma Tre, i ritardi sono dovuti perlopiù a una questione di equilibri politici. «Il principale motivo dietro alla lentezza da parte delle commissioni d’inchiesta nell’iniziare i lavori è dettato dalle trattative tra i partiti per eleggere l’ufficio di presidenza delle commissioni, dove ogni partito rivendica un ruolo ed è necessario per questo trovare un bilanciamento», ha spiegato Celotto. L’ufficio di presidenza delle commissioni parlamentari d’inchiesta è composto dal presidente, da uno o più vicepresidenti e da uno o più segretari, scelti tra gli stessi membri della commissione, e ha il compito di dirigere i lavori, organizzando per esempio le sedute o chi chiamare a parlare. Di conseguenza assumere un ruolo nell’ufficio di presidenza di una commissione d’inchiesta ha un peso non da poco e la scelta dei membri dell’ufficio di presidenza è spesso oggetto di trattativa tra i partiti. 

Di solito i membri dell’ufficio di presidenza vengono eletti a maggioranza semplice dei componenti dai membri stessi della commissione durante la prima seduta. «I vari partiti e schieramenti all’interno di una commissione parlamentare di inchiesta propongono i loro candidati per un posto nell’ufficio di presidenza e si cerca di trovare un accordo su figure condivise da eleggere», ha spiegato Celotto. Per esempio la presidente della commissione d’inchiesta della Camera sulle condizioni di lavoro in Italia, Chiara Gribaudo (Partito Democratico) è stata eletta lo scorso 21 giugno con 18 voti favorevoli sui 20 componenti totali, ricevendo dunque la preferenza anche dei deputati di centrodestra. I partiti però non sempre trovano un accordo. Un caso esemplare è quanto accaduto a maggio in commissione bicamerale antimafia. Il 23 maggio, oltre due mesi dopo la sua creazione, la commissione antimafia ha eletto come presidente la deputata di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo. Colosimo è stata sostenuta dai partiti di centrodestra, ma non da quelli di opposizione che non hanno partecipato alla votazione per protesta contro le frequentazioni della deputata con l’ex terrorista di estrema destra Luigi Ciavardini.  

Di recente, il 26 luglio ha iniziato i lavori la commissione bicamerale d’inchiesta contro il femminicidio con l’elezione della sua presidente, la deputata di Noi Moderati Martina Semenzato, e degli altri membri dell’ufficio di presidenza. Istituita per legge il 1° febbraio, la commissione è dunque entrata in funzione a tutti gli effetti più di cinque mesi dopo la sua creazione. «Sappiamo tutti che dietro a queste decisioni ci sono degli equilibri politici da bilanciare e inevitabilmente ci sono delle trattative tra i partiti, ma bisogna anche tenere conto che in questa legislatura la commissione contro i femminicidi e la violenza di genere è diventata per la prima volta una commissione bicamerale, con membri sia della Camera sia del Senato, ed è stato dunque necessario del tempo in più per prepararla al meglio», ha spiegato a Pagella Politica Semenzato. 

La commissione d’inchiesta sui femminicidi è stata creata per la prima volta nella diciassettesima legislatura, tra il 2013 e il 2018, ed è stata creata nuovamente in quella successiva, tra il 2018 e il 2022, ma in entrambi i casi si è trattato di una commissione monocamerale del Senato. La nomina di Semenzato non è stata comunque appoggiata da tutti i membri della commissione, in particolari da quelli del Movimento 5 Stelle, che si sono astenuti durante la votazione. «La presidenza della commissione contro i femminicidi era certamente ambita dalle opposizioni. Il tema della violenza di genere è fondamentale e purtroppo all’ordine del giorno, ma negli altri ruoli dell’ufficio di presidenza è stata comunque garantita la rappresentanza di tutti e mi sono già confrontata anche con gli esponenti del Movimento 5 Stelle, trovando piena sintonia», ha detto Semenzato.

I precedenti 

Non sempre comunque i membri dell’ufficio di presidenza sono stati eletti dai membri della commissione stessa. L’organizzazione interna di ogni commissione d’inchiesta è infatti stabilita dal progetto di legge o dalla delibera che l’ha istituita. Per esempio nel 1981 la presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia massonica P2 Tina Anselmi (Democrazia Cristiana) è stata nominata direttamente dai presidenti di Camera e Senato. In ogni caso la decisione di nominare Anselmi è avvenuta comunque dopo quasi tre mesi di confronto tra i partiti. La commissione d’inchiesta sulla P2 è stata creata a fine settembre 1981 ma iniziò a tutti gli effetti i suoi lavori a dicembre dopo la nomina di Anselmi (Immagine 1). 
Immagine 1. Il titolo del quotidiano La Stampa del 21 novembre 1981 sulle trattative per la presidenza della commissione d’inchiesta sulla P2 – Fonte: Archivio storico La Stampa
Immagine 1. Il titolo del quotidiano La Stampa del 21 novembre 1981 sulle trattative per la presidenza della commissione d’inchiesta sulla P2 – Fonte: Archivio storico La Stampa
Durante la scorso legislatura, tra il 2018 e il 2022, i tempi di inizio dei lavori delle commissioni sono stati anche più lunghi. In totale le commissioni create nella scorsa legislatura sono state 12, di cui cinque bicamerali, quattro monocamerali alla Camera e tre monocamerali al Senato. In base alle verifiche di Pagella Politica, durante la scorsa legislatura le commissioni hanno impiegato in media più di sei mesi per eleggere il loro ufficio di presidenza e iniziare i lavori. La commissione che ha impiegato più tempo è stata la commissione monocamerale del Senato sulle condizioni di lavoro in Italia. Questa commissione è stata istituita il 31 ottobre 2019 con delibera dell’ufficio di presidenza del Senato e ha eletto il suo presidente il 12 maggio 2021, oltre un anno e mezzo dopo. A seguire c’è stata la commissione bicamerale sul sistema bancario e finanziario, che ha impiegato quasi un anno per entrare in funzione, così come la commissione bicamerale sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”, nei pressi di Firenze, dove a partire dagli anni Ottanta sono stati commessi abusi e violenze su minori e persone con disabilità.

Le conseguenze dei ritardi

La principale conseguenza dei ritardi nell’inizio dei lavori è che le commissioni d’inchiesta hanno meno tempo a disposizione per svolgere il loro compito. Il tempo fissato per la durata dei lavori delle commissioni d’inchiesta varia tra una commissione e l’altra, a seconda di quanto stabilito nel progetto di legge o nella delibera che le ha istituite. Tutte le commissioni d’inchiesta istituite dall’inizio di questa legislatura prevedono una durata pari a quella dell’intera legislatura, ossia fino al 2027, a meno che la Camera e il Senato non siano sciolte in anticipo e si vada a elezioni anticipate. Nella scorsa legislatura ci sono state invece delle commissioni che hanno avuto una durata limitata nel tempo e che in alcuni casi sono state prorogate. Per esempio la commissione di inchiesta della Camera sul caso di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016, era stata istituita il 30 aprile 2019 e al termine dei lavori, previsto dopo un anno dalla sua creazione, è stata prorogata per altri 12 mesi. 

Ogni commissione parlamentare d’inchiesta ha poi bisogno di fondi per il suo funzionamento, che vengono stabiliti nella proposta di legge o nella delibera che istituisce la commissione. Nel caso delle commissioni bicamerali le risorse sono a carico per metà del bilancio della Camera e per l’altra metà del Senato, mentre nel caso delle commissioni monocamerali le risorse sono a carico di una sola delle due camere. Per esempio, in base alla legge che l’ha istituita, la commissione bicamerale antimafia potrà spendere fino 300 mila euro all’anno per l’intera durata della legislatura, ossia fino a 1,5 milioni di euro fino al 2027 da dividere tra Camera e Senato. In più, ogni anno i presidenti di Camera e Senato possono incrementare i fondi a disposizione della commissione fino al 30 per cento di quelli previsti annualmente, su richiesta del presidente della commissione d’inchiesta.

L’entrata in funzione in ritardo delle commissioni d’inchiesta non implica comunque una perdita di risorse economiche per il Parlamento. «Stiamo parlando di un tetto massimo di risorse messe a disposizione nel bilancio dei due rami del Parlamento e se le commissioni d’inchiesta non dovessero farne uso del tutto queste vengono riutilizzate dalla Camera e dal Senato per altri scopi», ha spiegato a Pagella Politica il senatore Pierantonio Zanettin (Forza Italia), nella scorsa legislatura presidente della commissione d’inchiesta della Camera sul caso di David Rossi, ex capo della comunicazione della banca Monte dei Paschi di Siena, trovato morto nel 2013 sulla strada di fronte al suo ufficio. Per esempio, nel conto consuntivo della Camera per il 2022 le risorse destinate ai lavori delle commissioni d’inchiesta sono state pari a 845 mila euro, mentre il bilancio di previsione per il 2023 prevede una spesa per le commissioni d’inchiesta pari a 290 mila euro per quest’anno. Al momento il conto consuntivo per il 2022 e il bilancio di previsione per il 2023 del Senato non sono ancora pubblicamente disponibili.

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