Vero: la commissione sulla Covid-19 non indagherà le regioni

Lo hanno detto alla Camera Giuseppe Conte e Roberto Speranza. Il testo della proposta di legge dà loro ragione
ANSA/GIUSEPPE LAMI
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Giovedì 6 luglio la Camera ha approvato la proposta di legge per istituire una commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid-19. La proposta di legge, sostenuta dai partiti di centrodestra, ha ottenuto 172 voti favorevoli, quattro astenuti e zero contrari, e passa ora all’esame del Senato. 

Il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno protestato contro l’approvazione del testo e non hanno partecipato alla votazione finale. Durante le dichiarazioni prima del voto il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte ha detto che la commissione di inchiesta non potrà indagare sul «cuore pulsante della gestione sanitaria», ossia «le regioni» e «sulle singole strutture, ospedali, Rsa e compagnia cantante». La stessa critica è stata sollevata dall’ex ministro della Salute del secondo governo Conte Roberto Speranza (Partito Democratico), che in aula ha dichiarato: «Se commissione deve essere, allora si occupi davvero di tutto quello che è successo. Ma voi avete scelto, con una mossa strabiliante, di escludere le regioni dal perimetro dei lavori della commissione». 

Al di là delle posizioni politiche, è vero che in base al testo approvato dalla Camera la commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid-19 non potrà indagare sull’operato delle regioni? In breve la risposta è sì.

Di che cosa stiamo parlando

Le commissioni parlamentari d’inchiesta sono organi interni della Camera e del Senato, che si occupano di approfondire questioni di pubblico interesse e indagano con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria. Per costituire una commissione d’inchiesta, il Parlamento deve approvare una progetto di legge dove vengono precisati gli scopi, la composizione, i poteri, l’organizzazione interna e il tetto di spese per il funzionamento. 

La creazione di una commissione parlamentare di inchiesta sulla Covid-19 è stata una delle principali proposte del programma elettorale di Fratelli d’Italia per le elezioni politiche dello scorso 25 settembre. Il testo approvato è frutto dell’unione di tre proposte di legge: una a firma del capogruppo della Lega alla Camera Riccardo Molinari, una del sottosegretario ai Trasporti Galeazzo Bignami (Fratelli d’Italia) e l’altra del deputato di Azione-Italia Viva Davide Faraone

In base al testo approvato, la commissione di inchiesta sarà composta da 15 deputati e da 15 senatori scelti dai presidenti di Camera e Senato, rispettando i rapporti di forza tra i gruppi parlamentari, e alla prima riunione eleggerà un presidente tra i suoi membri. I lavori della commissione dureranno fino a fine legislatura, ossia fino al 2027, salvo scioglimento anticipato delle camere. Per i lavori dell’organo la spesa prevista è di 100 mila euro per quest’anno e di 300 mila euro per ognuno degli anni successivi. La spesa complessiva potrebbe dunque arrivare fino a 1,3 milioni di euro: una metà sarà a carico della Camera e l’altra del Senato.

I compiti della commissione

Durante l’esame del testo in Parlamento l’articolo più discusso è stato l’articolo 3, che stabilisce i compiti della commissione di inchiesta. Più nel dettaglio i compiti previsti per la commissione sono 28. Tra le altre cose la commissione dovrà valutare l’efficacia delle misure adottate dal governo e dal comitato di esperti per la gestione della pandemia, istituito a febbraio 2020 dal secondo governo Conte. La commissione dovrà valutare la legittimità dello stato di emergenza introdotto per la pandemia, indagare sull’acquisto di dispositivi di protezione individuale dalla Cina ed esaminare tutti i contratti di appalto e di concessione riguardo alla gestione delle emergenza sanitaria, tra cui quelli per l’acquisto di banchi a rotelle per le scuole per garantire il distanziamento tra i ragazzi. 

Come correttamente affermato da Conte e Speranza, tra i compiti della commissione non sono previste indagini specifiche sulle misure adottate dalle autorità regionali. Per esempio, sia durante la pandemia che dopo, si è discusso molto sulla responsabilità della Regione Lombardia nella mancata creazione di una “zona rossa” nei comuni di Alzano e Nembro, da cui si è diffusa l’epidemia nella provincia di Bergamo. All’epoca (e ancora oggi) la Lombardia era guidata dal presidente Attilio Fontana (Lega), sostenuto dal centrodestra. Nel testo gli unici due riferimenti espliciti alle regioni riguardano le responsabilità del governo italiano. In particolare, si legge, la commissione d’inchiesta dovrà valutare «la tempestività e l’adeguatezza» delle indicazioni che il governo e le sue strutture di supporto ha fornito «alle regioni e agli enti locali» e verificare «la quantità, la qualità e il prezzo» di tutta la strumentazione sanitaria che queste hanno ricevuto dal governo. Nel testo non vengono menzionate nemmeno eventuali indagini sulle responsabilità di singoli ospedali o altre strutture sanitarie, come le Rsa.

Le richieste di modifica

Se venisse istituita, la commissione di inchiesta sulla Covid-19 non sarà dunque tenuta a indagare sull’operato delle regioni e delle singole strutture sanitarie. Come abbiamo detto in precedenza, infatti, i compiti delle commissioni di inchiesta sono definiti nella legge che le istituisce. 

Sia durante l’esame in commissione alla Camera sia in quello in aula, i partiti di opposizione hanno proposto vari emendamenti per estendere i poteri di indagine della commissione anche alle regioni e agli enti locali. Questi tentativi di modifica del testo non hanno però avuto successo. Per esempio il 2 maggio la Commissione Affari sociali della Camera ha bocciato tutti gli emendamenti che proponevano di estendere le indagini alle regioni e alle province. E lo stesso è avvenuto durante la discussione del testo in aula. Un emendamento presentato da alcuni deputati del Movimento 5 Stelle proponeva [1] di estendere i controlli della commissione anche ai piani regionali di prevenzioni e preparazione alla pandemia. Un emendamento di un deputato del Partito Democratico proponeva [2] di valutare l’applicazione delle direttive sanitarie del governo da parte delle regioni, delle province autonome di Trento e Bolzano e degli altri enti locali. Entrambi questi emendamenti sono stati bocciati prima della votazione finale del testo.

[1] L’emendamento è il 3.19.

[2] L’emendamento è il 3.38.

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