C’è confusione su quanto spenderemo per strade e ferrovie in Calabria e Sicilia

Il ministro Salvini parla di 60 miliardi di euro, ma secondo altri la cifra corretta sta tra i 35 e i 90 miliardi di euro. Abbiamo provato a spiegare perché queste cifre sono così diverse tra loro
Ansa
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Nel giro di pochi anni il leader della Lega Matteo Salvini è passato dall’essere contrario al ponte sullo Stretto di Messina a diventare uno dei suoi principali sostenitori. Per giustificare questo cambio di posizione, l’attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ripete spesso che, a differenza del passato, ora lo Stato sta investendo decine di miliardi di euro per potenziare le infrastrutture in Sicilia e in Calabria. Per esempio il 25 marzo, ospite del programma televisivo XXI secolo su Rai 1, Salvini ha detto (min. 13:58): «Stasera, mentre siamo in onda, noi stiamo investendo 30 miliardi di euro per velocizzare e potenziare le strade, le autostrade e le ferrovie in Sicilia, e altrettanti in Calabria». Anche l’anno scorso il leader della Lega ha citato numeri simili, parlando prima di «75 miliardi» per le due regioni e poi di «30 miliardi in Calabria e 35 in Sicilia», sempre tenendo esclusa la spesa per il ponte sullo Stretto, stimata intorno ai 14 miliardi. 

Salvini non è l’unico a elencare cifre così alte. Per esempio qualche mese fa l’amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato (FS) Luigi Ferraris aveva parlato addirittura di «80-90 miliardi» di investimenti in Calabria e Sicilia nei prossimi anni. Quindi 65, 75, 80 e poi 90 miliardi. Ma a quanto ammontano davvero questi investimenti? In breve: non si sa, dato che tutte le fonti consultate da Pagella Politica hanno fornito numeri diversi tra loro. E le cifre variano parecchio: c’è chi come Ferraris parla di quasi 90 miliardi di euro e chi invece sostiene che gli investimenti non siano superiori ai 35 miliardi per entrambe le regioni. Cerchiamo di capire quale dato è il più affidabile e perché circolano numeri così diversi tra loro.

Gli investimenti al Sud

Come è ormai noto, in Italia esiste un profondo divario territoriale tra il Nord e il Sud del Paese, dal livello di istruzione ai servizi per l’infanzia, passando per il mercato del lavoro e le infrastrutture. Per questo motivo, negli anni sono stati programmati diversi investimenti dedicati alle regioni del Mezzogiorno. Nell’ambito delle infrastrutture e dei trasporti, lo Stato stanzia fondi per il Sud attraverso il Gruppo Ferrovie dello Stato (FS), una società controllata al 100 per cento dal Ministero dell’Economia che rappresenta il principale operatore della mobilità stradale e ferroviaria italiana. 

A maggio 2022 – quindi prima dell’insediamento del governo Meloni – il Gruppo FS ha presentato un nuovo piano industriale relativo al periodo 2022-2031, che prevedeva oltre 190 miliardi di euro di investimenti in dieci anni e una ridefinizione della struttura organizzativa del gruppo. La maggior parte di questi fondi, circa 160 miliardi su 190, è dedicata al cosiddetto “Polo Infrastrutture”, una delle quattro aree in cui è diviso il piano industriale e che ha come obiettivo la realizzazione di nuove strade e collegamenti ferroviari in Italia. Di questo polo fanno parte diverse società pubbliche come Rete Ferroviaria Italiana (RFI), Anas, Italferr e Ferrovie del Sud-Est. In particolare, i lavori infrastrutturali saranno gestiti da Anas per quanto riguarda il trasporto su strada e da RFI per quello su rotaia. 

Come si legge nel comunicato stampa con cui è stato presentato il nuovo piano industriale, «la presenza di RFI e Anas nello stesso polo punta a consentire di massimizzare le sinergie industriali, garantendo piena integrazione delle infrastrutture ferroviaria e stradale». Nei dieci anni di attività del piano, le risorse sono stimate in 110 miliardi di euro di investimenti per RFI e circa 50 miliardi per Anas.
Immagine 1. Slide della presentazione del piano industriale 2022-2031 del Gruppo FS – Fonte: Ferrovie dello Stato
Immagine 1. Slide della presentazione del piano industriale 2022-2031 del Gruppo FS – Fonte: Ferrovie dello Stato

Le infrastrutture in Calabria e Sicilia

Una volta chiarito il contesto generale degli investimenti relativi al piano industriale nazionale, proviamo a capire quanti di questi miliardi sono stati destinati ai lavori in Calabria e Sicilia. Come ha spiegato a Pagella Politica lo stesso Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, quando Salvini parla di investimenti da svariati miliardi di euro per «velocizzare e potenziare le strade, le autostrade e le ferrovie» nelle due regioni del Sud, si riferisce agli investimenti previsti da Anas e RFI fino al 2031. Ma di quanti miliardi stiamo parlando? Non è chiaro, anche a causa di cifre molto diverse tra loro che sono state diffuse dagli attori in campo.

Partiamo dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il primo in ordine di tempo a cui abbiamo chiesto spiegazioni sui dati citati dal ministro. 

Secondo i dati forniti dal ministero a Pagella Politica, il piano industriale 2022-2031 di Anas prevede un investimento complessivo in Calabria di 15,6 miliardi di euro, di cui circa 1,3 miliardi dedicati alla manutenzione delle infrastrutture presenti e 14,3 miliardi alla realizzazione di nuove opere sul territorio calabrese. Al momento, le nuove opere per cui sono in corso i lavori sono sette e riguardano, tra le altre, la strada statale 106 “Jonica”, che collega Reggio Calabria a Taranto, e l’autostrada A2, nota anche come “Salerno-Reggio Calabria”. La città campana e quella calabrese saranno collegate anche da una linea ferroviaria ad alta velocità, i cui lavori sono in corso

Per quanto riguarda il piano industriale di RFI nella regione, tra i documenti inviati dal ministero a Pagella Politica c’è una grafica intitolata «gli investimenti ferroviari in Calabria» che prevede ben 36 miliardi di investimenti nella regione fino al 2031, di cui oltre 16 miliardi già «finanziati». Sommando queste cifre quindi, tra strade, autostrade e ferrovie, gli investimenti in Calabria per il periodo 2022-2031 potrebbero superare i 50 miliardi di euro. 
Immagine 2. Gli investimenti ferroviari in Calabria previsti da RFI per il periodo 2022-2031 – Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Immagine 2. Gli investimenti ferroviari in Calabria previsti da RFI per il periodo 2022-2031 – Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Un discorso simile vale per la Sicilia, dove Anas prevede di stanziare quasi 17 miliardi di euro tra manutenzioni e nuovi progetti nello stesso periodo. Per quanto riguarda le nuove opere, i progetti principali sono la riqualificazione della circonvallazione di Palermo (3 miliardi di euro), le cui gare d’appalto inizieranno nel 2026, e l’ammodernamento di vari collegamenti stradali tra le province siciliane, come la Ragusa-Catania e la Caltanissetta-Agrigento, nota anche come la “Strada degli scrittori”. Per le ferrovie invece, secondo un’altra grafica mandata dal ministero a Pagella Politica, sono previsti 22,1 miliardi di euro di investimenti, dei quali 17,6 miliardi sono già stati «finanziati».

Facendo i conti, in totale per la Sicilia sarebbero stati quindi messi a progetto interventi per circa 39 miliardi di euro fino al 2031.
Immagine 3. Gli investimenti ferroviari in Sicilia previsti da RFI per il periodo 2022-2031 – Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Immagine 3. Gli investimenti ferroviari in Sicilia previsti da RFI per il periodo 2022-2031 – Fonte: Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Sommando gli investimenti per le due regioni, secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si arriverebbe a quasi 90 miliardi di euro, una cifra ancora più alta dei 75 o 65 miliardi di euro citati da Salvini.

Miliardo più, miliardo meno

Questi «90 miliardi» di investimenti trovano riscontro nelle parole dell’amministratore delegato del Gruppo FS Luigi Ferraris. A giugno 2023, durante un evento organizzato dal sindacato Cisl, Ferraris ha dichiarato che «facendo una somma degli investimenti che dovremo fare nei prossimi dieci anni, in Calabria arriviamo intorno ai 34-35 miliardi di euro solo sulla parte ferroviaria, più 14 miliardi di Anas». Passando alla Sicilia invece, Ferraris ha parlato di «21 miliardi» di investimenti sulle ferrovie, più altri «14 miliardi» di Anas. «Complessivamente, senza contare il ponte, nei prossimi dieci anni parliamo di qualcosa che va tra gli 80 e i 90 miliardi di euro», ha concluso l’amministratore delegato, riportando cifre del tutto simili a quelle fornite a Pagella Politica dal Ministero delle Infrastrutture. Quindi, mistero risolto? No, perché in diverse occasioni lo stesso Gruppo FS ha diffuso cifre più basse riguardanti gli investimenti per le infrastrutture nelle due regioni del Sud, smentendo quindi sia il ministro Salvini sia lo stesso Ferraris.

Per esempio, quando a maggio 2022 è stato presentato il piano industriale del Gruppo FS 2022-2031, le risorse previste per la Calabria erano di circa 15,3 miliardi di euro, mentre quelle per la Sicilia superavano i 20 miliardi di euro. In particolare, in Calabria sarebbero stati dedicati 8,8 miliardi di euro per il trasporto ferroviario (compresa l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria) e 6,5 miliardi per il trasporto su strada (tenendo conto anche della statale 106 e dell’autostrada A2). In Sicilia invece le risorse erano suddivise in 13,8 miliardi di euro per le ferrovie (di cui 9,3 miliardi dedicati al nuovo collegamento veloce Palermo-Catania-Messina) e 5,8 miliardi alle infrastrutture stradali, compresa la Ragusa-Catania. 

Insomma, a maggio 2022 gli investimenti in infrastrutture previsti per Calabria e Sicilia erano pari a circa 35 miliardi di euro, una cifra di gran lunga inferiore rispetto a quella diffusa da Salvini e dallo stesso Gruppo FS in seguito. Tra l’altro a dicembre 2023, quindi qualche mese dopo la conferenza di Ferraris, l’amministratore delegato del Gruppo FS insieme al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto (Forza Italia) e al ministro Salvini hanno presentato «13,4 miliardi di investimenti per la mobilità in Calabria entro il 2032», includendo in questa cifra sia le ferrovie sia le strade gestite da Anas.

Arrivati a questo punto, abbiamo chiesto chiarimenti direttamente a Ferrovie dello Stato, che ci ha confermato come «gli investimenti a oggi previsti dal Gruppo FS per le infrastrutture e la mobilità in Calabria sono pari a 13,4 miliardi di euro in arco decennale, quelli previsti in Sicilia sono pari a 22 miliardi di euro guardando all’intero valore dei progetti». E gli 80-90 miliardi annunciati da Ferraris?«Quella cifra – spiegano da Ferrovie dello Stato – è riferita agli investimenti previsti dal piano industriale decennale di FS per le regioni del Sud Italia, non solo per Calabria e Sicilia».

Ricapitolando: al momento è impossibile sapere a quanto ammontano gli investimenti in infrastrutture previsti in Calabria e Sicilia nei prossimi anni, anche perché il ministro delle Infrastrutture cita numeri diversi da quelli del suo ministero, così come l’amministratore delegato di Ferrovie  cita numeri diversi da quelli del gruppo che amministra.

Più è, meglio è?

Al netto delle differenze sui numeri, e al di là dei giudizi politici sull’utilità o meno di queste infrastrutture, si può comunque dire con un certo grado di sicurezza che nei prossimi anni in Calabria e in Sicilia saranno realizzati interventi per la mobilità che costeranno decine di miliardi di euro, anche escludendo il ponte sullo Stretto.

Quando si parla di investimenti di questo tipo è bene comunque fare alcune precisazioni. Prima di tutto bisogna chiarire che questi investimenti fanno parte di un piano industriale che riguarda tutto il Paese nell’arco di dieci anni (2022-2031) e interesseranno diversi governi. Per esempio, quando il Gruppo FS ha presentato il piano industriale a maggio 2022 il governo in carica era guidato da Mario Draghi, con Enrico Giovannini ministro delle Infrastrutture. Ora il governo in carica è quello guidato da Giorgia Meloni, con Salvini ministro delle Infrastrutture, ma non sappiamo se al termine del piano tra quasi otto anni il leader della Lega sarà ancora al vertice di questo ministero. Di conseguenza l’importo dei finanziamenti non può essere attribuito a un unico governo, così come la stessa realizzazione delle infrastrutture.

La seconda precisazione riguarda il modo in cui la politica e l’opinione pubblica considerano questi investimenti. Di solito, nel dibattito politico, si pensa che più un investimento sia ingente più possa essere utile ai territori che ne beneficeranno. Anche nel caso delle infrastrutture in Calabria e Sicilia, quando Salvini ne parla lo fa sempre annunciando con un’accezione positiva le cifre (comunque poco chiare) degli investimenti nelle due regioni del Sud. 

Ma davvero maggiori investimenti corrispondono sempre a maggiori benefici per i cittadini? Secondo Francesco Ramella, direttore di Bridges Research, un centro studi che si occupa di ricerca nell’ambito delle politiche sui trasporti, la risposta è no. «Bisogna tenere presente che i miliardi spesi per realizzare queste infrastrutture provengono interamente da soldi pubblici, quindi prima di spenderli andrebbe verificata l’effettiva utilità di questi investimenti», ha detto Ramella a Pagella Politica. «Il criterio corretto in questi casi sarebbe quello di realizzare delle analisi costi-benefici, ma quando si parla di investimenti pubblici queste analisi o non vengono fatte, o vengono affidate agli stessi soggetti attuatori, che quindi non pubblicherebbero mai analisi con esito negativo», ha proseguito Ramella.

Secondo l’esperto, un progetto come quello della linea ad alta velocità Salerno-Reggio Calabria non sarebbe un investimento conveniente in relazione ai costi e ai potenziali beneficiari: «In Italia ogni giorno gli utenti delle linee ad alta velocità sono circa 100 mila, un numero piuttosto piccolo se rapportato a tutta la popolazione italiana». «In termini di costi-benefici – ha aggiunto Ramella – la prima tratta di alta velocità tra Milano e Roma era un investimento ragionevole, mentre già la linea Milano-Torino ha una domanda molto più bassa. Spendere miliardi di soldi pubblici per una linea veloce tra Salerno e Reggio Calabria invece non sarebbe conveniente, perché costerebbe miliardi e sarebbe utile a pochi passeggeri».

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