Conte si prende meriti che non ha sul blocco degli stipendi dei deputati

Il presidente del Movimento 5 stelle ha annunciato il risultato come una «vittoria», ma il provvedimento è stato votato all’unanimità ed è stato introdotto la prima volta nel 2007
Pagella Politica
Il 21 dicembre l’Ufficio di presidenza della Camera, che gestisce gli aspetti amministrativi e finanziari della Camera, ha prorogato fino al 31 dicembre 2025 il «blocco dell’adeguamento dell’indennità parlamentare», ossia lo stipendio dei deputati. Senza la proroga di questa misura, «la spesa per il 2025 avrebbe registrato un incremento pari a 29,4 milioni di euro», spiega un comunicato della Camera. Il provvedimento è stato attuato su proposta del Collegio dei questori, composto da tre deputati (uno del Movimento 5 stelle, uno della Lega e uno di Fratelli d’Italia) che hanno il compito di vigilare sull’applicazione del regolamento dell’aula. 

Il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha cercato di intestarsi la paternità del provvedimento: ha definito l’approvazione della proroga una «vittoria» del suo partito e si è complimentato con l’«instransigente» deputato e questore del Movimento 5 stelle Filippo Scerra. Lo stesso Scerra ha scritto su Twitter: «No agli aumenti degli stipendi dei parlamentari a partire dal 2025. Da questore di Montecitorio mi sono opposto fortemente e oggi raccogliamo i frutti della nostra tenacia. È una vittoria del Movimento 5 stelle. Sempre dalla parte di cittadini». In questa ricostruzione, c’è però qualcosa che non torna.

Come spiega il già citato comunicato della Camera, l’approvazione della proroga è arrivata con un voto all’«unanimità» e senza «nessuna distinzione né differenziazione di carattere politico». Il deputato e membro dell’Ufficio di presidenza Giorgio Mulè (Forza Italia) ha chiarito che «nessuno si è mai sognato di avanzare anche solo l’ipotesi di un aumento» degli stipendi per i deputati. Allo stesso modo, in un intervento alla Camera, il deputato di Italia viva Roberto Giachetti, anche lui membro dell’Ufficio di presidenza, ha definito «miserabili, politicamente parlando», il Movimento 5 stelle e Conte per essersi intestati un provvedimento che è «una prassi degli ultimi 16 anni dell’Ufficio della presidenza della Camera». La ricostruzione di Mulè e Giachetti è stata confermata a Pagella Politica dal deputato della Lega Alessandro Manuel Benvenuto, uno dei tre questori della Camera. «La misura era già stata prorogata in precedenza e il blocco era già previsto per il 2023 e il 2024», ha aggiunto Benvenuto. 

Nel dettaglio, che cosa è stato votato dall’Ufficio di presidenza della Camera? E che cosa c’è di vero nella ricostruzione fatta dai politici menzionati? Abbiamo fatto un po’ di chiarezza.

Gli stipendi dei parlamentari

Innanzitutto, il diritto a ricevere un’indennità mensile per i Parlamentari – in parole semplici, una sorta di stipendio – è stabilito dall’articolo 69 della Costituzione. L’ammontare di questa indennità è determinato da una legge del 1965, che aggiunge agli emolumenti previsti per i membri del Parlamento anche una diaria «a titolo di rimborso delle spese di soggiorno a Roma». Nello specifico, la quota mensile spettante a ogni parlamentare è decisa dagli uffici di presidenza delle due camere, che hanno come limite massimo la mensilità lorda dei magistrati con «funzioni di presidente di Sezione della Corte di cassazione». 

Questo potere di decisione da parte della Camera deriva dal principio della cosiddetta “autodichia”, in base al quale le camere del Parlamento hanno il potere di stabilire la propria organizzazione interna e il trattamento economico dei propri membri in autonomia rispetto agli altri poteri dello Stato. 

Lo stipendio dei magistrati è fissato per legge e prevede adeguamenti triennali, l’ultimo dei quali risale al 2021, quando attraverso un decreto del presidente del Consiglio dei ministri il governo, guidato da Mario Draghi, ha aumentato le indennità del personale di magistratura del 4,85 per cento. Dal momento che lo stipendio dei parlamentari è collegato a quello dei magistrati, la legge consentirebbe quindi anche ai deputati un adeguamento simile. 

Le proroghe del blocco

Tuttavia, già nel 2007 – quando il Movimento 5 stelle non era ancora nato – è stata approvata dall’Ufficio di presidenza della Camera, guidato dall’allora presidente della Camera Fausto Bertinotti (Rifondazione comunista), la prima sospensione per cinque anni degli adeguamenti retributivi delle indennità dei parlamentari. Tale sospensione è stata poi prorogata in ogni legislatura e, da ultima, il 21 dicembre, anche in quella attualmente in corso, che ha quindi visto bloccato l’aumento degli stipendi dei deputati fino al 2025. Come correttamente sottolineato da Benvenuto a Pagella Politica, il blocco per il 2023 e il 2024 era comunque già stato approvato, quindi la proroga del 21 dicembre è riferita al solo 2025.
Figura 1. Incrementi retributivi di magistrati, deputati e personale dirigente della polizia e delle forze armate – Fonte: Camera dei deputati
Figura 1. Incrementi retributivi di magistrati, deputati e personale dirigente della polizia e delle forze armate – Fonte: Camera dei deputati
Negli anni lo stipendio dei deputati è stato più volte ridotto, passando dai circa 12.500 euro lordi mensili del 2005 ai 10.435 euro attuali. Il sito della Camera specifica che senza questi interventi di riduzione e in assenza del blocco agli adeguamenti, l’indennità parlamentare mensile oggi sarebbe pari a 16.160,58 euro lordi.

Allo stesso modo, negli ultimi anni anche l’indennità mensile dei senatori è stata progressivamente ridotta, passando da 12.434,32 euro del 2006 a 10.385,31 euro attuali, così come sono stati ridotti alcuni rimborsi spesa previsti per gli ex senatori.

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