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È vero che il governo ha introdotto la caccia in città?

| 22 dicembre 2022
La dichiarazione
«Un emendamento introduce nella manovra economica la caccia a tutti gli animali nei parchi, nelle città, a ogni ora ed in ogni periodo»
Fonte: Twitter | 21 dicembre 2022
ANSA/LUCA ZENNARO
ANSA/LUCA ZENNARO
Verdetto sintetico
Il co-portavoce di Europa omette alcuni dettagli essenziali.
In breve
  • Grazie a un emendamento alla legge di Bilancio, le regioni potranno attivare, in determinate situazioni, «piani di controllo numerico» della fauna selvatica, «mediante abbattimento o cattura». TWEET
  • Queste attività saranno concesse in zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, e nei periodi di divieto. Dovranno essere gestite dalle autorità regionali o provinciali, ma possono essere svolte anche dai cacciatori locali. Inoltre, gli animali abbattuti potranno essere destinati al consumo alimentare, dopo una serie di analisi igieniche e sanitarie. TWEET
Il 21 dicembre, il deputato e co-portavoce di Europa verde Angelo Bonelli ha criticato su Twitter un emendamento approvato in Commissione Bilancio della Camera che, a detta sua, introduce nel disegno di legge di Bilancio per il 2023 la possibilità di cacciare «tutti gli animali nei parchi, nelle città, a ogni ora e in ogni momento»

Abbiamo verificato e Bonelli omette alcuni dettagli essenziali.

Che cosa dice l’emendamento sulla caccia

L’emendamento criticato da Bonelli, presentato dal deputato di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, è stato approvato in Commissione Bilancio alla Camera nelle prime ore del 21 dicembre. L’emendamento modifica l’articolo 19 della legge n. 157 del 1992, relativa proprio al «prelievo venatorio» e alla «protezione della fauna selvatica». Questa categoria include tutte le «specie di mammiferi e di uccelli» che vivono «in stato di naturale libertà nel territorio nazionale». Alcuni esempi sono il lupo, la lince, la foca monaca e i cinghiali, di cui si è particolarmente discusso negli ultimi mesi a causa di vari esemplari trovati nel centro di Roma e di altre città italiane.

In concreto, l’emendamento consente alle regioni di provvedere al «controllo delle specie di fauna selvatica» anche in zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, pure nei giorni di «silenzio venatorio» e nei periodi di divieto, ossia i momenti in cui la caccia sarebbe interdetta. L’intervento è giustificato, tra le altre cose, per la salvaguardia della biodiversità, per motivi sanitari e per la tutela della «pubblica incolumità», della sicurezza stradale e del patrimonio storico-artistico. 

In particolare, se le ordinarie attività di controllo della fauna selvatica dovessero risultare inefficaci, le regioni potranno autorizzare «piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura» degli animali, informando l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). In teoria, questi interventi «non costituiscono attività venatoria», dunque non sono assimilabili alla caccia vera e propria. Sono ​​coordinati dagli agenti dei corpi di polizia regionale o provinciale, ma possono essere svolti anche dai cacciatori locali, a patto che siano regolarmente iscritti nei propri ambiti territoriali di caccia (le strutture territoriali che gestiscono le attività del settore) e che abbiano frequentato corsi di formazione specifici. Inoltre, gli animali abbattuti durante queste attività di controllo possono essere destinati al consumo alimentare, se superano una serie di analisi igieniche e sanitarie. 

Attualmente, la legge autorizza le regioni a richiedere l’attivazione di «piani di abbattimento» per la fauna selvatica, ma questi devono essere messi in atto dalle «guardie venatorie» dipendenti dalle amministrazioni provinciali, e non dai cacciatori locali. Le norme in vigore non contengono poi riferimenti espliciti alle «aree protette» o «urbane», o alla possibilità di avviare i piani speciali di controllo per tutelare la «pubblica incolumità e la sicurezza stradale». E non prevedono che gli animali abbattuti siano destinati al consumo alimentare. 

In base all’emendamento, nei quattro mesi successivi all’approvazione della legge di Bilancio, i ministeri e gli enti competenti dovranno adottare un «piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica», della durata di cinque anni. 

Le critiche contro l’emendamento

Parlando con Pagella Politica, Bonelli ha criticato il fatto che l’emendamento autorizzi le attività di cattura e abbattimento anche nelle aree urbane e protette, e che l’ambito di applicazione, ossia l’intera «fauna selvatica», sia troppo ampio. «Se il legislatore che ha proposto la norma aveva in mente i cinghiali, faceva prima a specificare la specie e non lasciare un’apertura così generica», ha sottolineato il deputato di Europea verde. 

Inoltre, Bonelli ha detto a Pagella Politica che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, guidato da Gilberto Pichetto-Fratin (Forza Italia), aveva inizialmente dato parere contrario all’emendamento, che poi è comunque stato approvato. Abbiamo contattato il ministero per avere conferma, ma al momento della pubblicazione di questo articolo siamo in attesa di risposta. In ogni caso, la norma è stata criticata da varie associazioni ambientaliste

A inizio dicembre, un ordine del giorno al decreto “Ministeri” aveva impegnato il governo a valutare l’attribuzione delle deleghe per la tutela della fauna selvatica al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, guidato da Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia). Al momento queste deleghe non sono ancora state attribuite, ma intanto il ministro ha difeso l’emendamento introdotto nella legge di Bilancio, sostenendo che questo «non c’entra niente con la caccia», ma «salvaguarda gli interessi economici degli allevatori, dei coltivatori e dei cittadini».

La legge di Bilancio dovrà ora essere approvata alla Camera, per poi passare al Senato. Il via libero definitivo è atteso entro il 31 dicembre. 

Il verdetto

Secondo Angelo Bonelli, la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla legge di Bilancio per il 2023 che permette «la caccia a tutti gli animali nei parchi, nelle città, a ogni ora e in ogni momento». Il co-portavoce di Europa omette alcuni dettagli essenziali.

L’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio prevede che le regioni possano attivare, in determinate situazioni, dei «piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura» della fauna selvatica, categoria molto ampia di cui fanno parte animali come i cinghiali, i lupi o le lepri. Le attività sono espressamente concesse anche in zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, e anche nei giorni di «silenzio venatorio» e nei periodi di divieto. Queste devono essere gestite dalle autorità regionali o provinciali, ma possono essere svolte anche dai cacciatori locali. Inoltre, gli animali abbattuti possono essere destinati al consumo alimentare, se superano una serie di analisi igieniche e sanitarie.

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