Quali partiti danno più spazio alle candidate donne e quali meno

Dal centrodestra al centrosinistra, passando per il Movimento 5 stelle e Azione-Italia viva, abbiamo analizzato le liste dei candidati nei collegi uninominali e plurinominali
ANSA/CESARE ABBATE
ANSA/CESARE ABBATE
La legge elettorale con cui si andrà a votare il 25 settembre, il cosiddetto “Rosatellum”, stabilisce una serie di vincoli per garantire la parità di genere alla Camera dei deputati, a livello nazionale, e al Senato, a livello regionale. Nei collegi uninominali, dove vince il candidato che prende più voti, ogni lista o coalizione deve avere almeno il 40 per cento di candidati di un genere. Lo stesso principio vale anche per i collegi plurinominali, che assegnano i seggi ai partiti in proporzione ai voti ricevuti: qui la regola del 40 per cento si applica ai candidati capolista, ossia ai nomi in cima alle liste dei candidati, il cui ordine, tra l’altro, deve essere alternato per genere. 

Numeri alla mano, quali partiti danno più spazio alle donne nelle candidature per la Camera e per il Senato e quali meno?

Le donne candidate nei collegi uninominali

Ricordiamo che le candidature alle elezioni vanno distinte tra quelle nei collegi uninominali e quelle nei collegi plurinominali. Nel primo caso, i partiti che fanno parte della stessa coalizione presentano un unico candidato comune, mentre nel secondo caso ogni partito presenta la lista dei propri candidati.

La coalizione di centrodestra, formata da Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e Noi moderati, ha candidato nei collegi uninominali della Camera il 40,1 per cento di donne, ossia la percentuale minima possibile, e il 46 per cento al Senato. La coalizione di centrosinistra, composta da Partito democratico, Più Europa, Impegno civico e Alleanza Verdi-Sinistra, ha destinato invece alle donne il 42,5 per cento di posti alla Camera e il 47,9 per cento al Senato, due percentuali entrambe più alte rispetto a quelle del centrodestra.

Tra i candidati nei collegi uninominali del Movimento 5 stelle, le donne rappresentano il 41,8 per cento dei nomi alla Camera e il 46,5 per cento al Senato, mentre per Azione-Italia viva rappresentano il 43,2 per cento alla Camera e il 48,6 per cento al Senato.

Va però considerata una cosa: in base agli ultimi sondaggi disponibili, al 9 settembre la coalizione di centrodestra era in vantaggio e dunque, se le rilevazioni rimarranno invariate, otterrà la maggior parte dei seggi messi a disposizione dai collegi uninominali. Se lo scenario rimarrà immutato, gli altri schieramenti eleggeranno dunque i propri candidati soprattutto attraverso i collegi plurinominali. Qui i partiti che prenderanno una percentuale di voto più bassa riusciranno a eleggere quasi solo le persone messe in cima alle liste.

Le donne candidate nei collegi plurinominali

Nell’analizzare le candidature nei collegi proporzionali, bisogna tenere a mente che una persona può essere candidata fino a cinque collegi plurinominali diversi, oltre a un collegio uninominale. Questa regola è stata pensata per garantire a un candidato di essere eletto ed è particolarmente utile per i partiti più piccoli. In questa analisi, consideriamo una sola volta i nomi dei candidati in più collegi plurinominali.

Tra i capolista alla Camera e al Senato, le donne rappresentano solo il 33 per cento dei candidati della lista comune tra Azione e Italia viva, la percentuale più bassa tra i principali partiti. Questa percentuale, più bassa della soglia del 40 per cento, è resa possibile per via dell’utilizzo delle pluricandidature, che possono diventare uno strumento per ridurre la rappresentanza di genere. Per esempio, se una donna è capolista in cinque collegi e in tutti questi la lista ottiene il seggio, la donna sarà eletta una sola volta, ma gli altri quattro candidati saranno uomini, in quanto le liste devono essere alternate per genere.

All’interno della coalizione di centrosinistra, le donne sono il 39 per cento dei candidati di Più Europa, il 45 per cento dell’Alleanza Verdi-Sinistra, il 44 per cento di Impegno civico e il 37 per cento del Partito democratico. Nel complesso, i quattro partiti hanno il 41 per cento di capolista donne. Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, la percentuale di candidate donne è pari al 46 per cento.

Infine, nel centrodestra le donne candidate come capolista sono il 42 per cento per Forza Italia, il 32 per cento per Fratelli d’Italia, il 33 per cento per la Lega e il 30 per cento per Noi moderati. Complessivamente la coalizione ha il 34 per cento di capolista donne.

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