Il 4 novembre, il sottosegretario del Ministero dell’Interno Carlo Sibilia (M5s) ha scritto sul proprio profilo Facebook che «la pressione fiscale non aumenta neanche di 1 euro».

Abbiamo verificato e le cose non stanno così: Sibilia smentisce i dati del suo stesso governo. Vediamo perché.

Che cos’è la pressione fiscale

La pressione fiscale è un indicatore economico che considera la somma delle imposte indirette (come, ad esempio, l’Irpef), delle imposte dirette (come, ad esempio, l’Iva), di quelle in conto capitale (quelle raccolte in maniera eccezionale, come quelle derivanti da condoni) e dei contributi sociali (come quelli versati a scopi previdenziali) in rapporto al Prodotto interno lordo (Pil).

Da questo ne consegue che la pressione fiscale può aumentare a seconda di due diversi meccanismi: un aumento delle entrate dello Stato dovuta alla raccolta di imposte e contributi o una diminuzione del Pil.

Per quanto riguarda il primo meccanismo, bisogna poi sottolineare che le entrate possono aumentare sia in funzione dell’aumento della tassazione sui cittadini applicata a livello centrale e locale sia dall’aumento del gettito per lo Stato per altri motivi (recupero dell’evasione fiscale, aumento del numero di contribuenti, ecc.).

Viste le numerose variabili in gioco risulta quindi complicato associare l’aumento della pressione fiscale solamente all’aumento o all’introduzione di nuove tasse.

L’aumento previsto nel 2020

Il Documento programmatico di Bilancio 2020, pubblicato il 15 ottobre 2019 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, riporta per il prossimo anno un aumento della pressione fiscale di 0,1 punti percentuali.

Si passerà, quindi, dal 41,9 per cento stimato nel 2019 al 42,0 per cento del 2020.

A prescindere dalle cause di questo incremento, non è dunque vero, come sostenuto da Sibilia, che la pressione fiscale nel 2020 non aumenterà. L’aumento, seppur minimo, c’è ed è riportato in un documento stilato e approvato, tra gli altri, da una maggioranza di cui lo stesso Sibilia fa parte.

Inoltre, dato che la pressione fiscale è intesa come il rapporto tra due valori ed è, di conseguenza, espressa in termini percentuali, è scorretto parlare della pressione fiscale in termini monetari, come fa invece Sibilia dicendo che «la pressione fiscale non aumenta neanche di 1 euro».

Le nuove imposte del Conte II

Come abbiamo detto in precedenza, le variazioni della pressione fiscale dipendono da una serie di fattori che vanno aldilà del semplice aumento delle tasse. Allo stesso tempo, il disegno della Legge di bilancio 2020, depositato in Senato lo scorso 2 novembre, ha previsto l’introduzione di nuove imposte, con un effetto sul gettito per lo Stato.

Vediamo quali sono le più importanti.

La prima di queste imposte è la cosiddetta plastic tax. Come si legge nel disegno di legge, questa è un’imposta sul consumo dei manufatti in plastica monouso: sono coinvolti, ad esempio, tutti quei prodotti che hanno una funzione di contenimento, protezione o consegna di merci o di prodotti alimentari.

La seconda è invece un’imposta introdotta allo scopo di tutelare la salute dei cittadini, ed è stata rinominata sugar tax. Questa misura prevede, nello specifico, la tassazione della produzione e del consumo di bevande analcoliche con zuccheri aggiunti.

La terza è invece la cosiddetta drum tax, che consiste nell’introduzione di un’imposta di consumo per i prodotti accessori ai tabacchi da fumo, come cartine e filtri per rollare le sigarette.

Oltre alle imposte di cui abbiamo appena parlato, che sono misure fiscali volte a tutelare la salute e l’ambiente, si è anche concluso l’iter legislativo della cosiddetta web tax, tassa che riguarda le multinazionali che operano nel digitale. L’imposta era già stata prevista dal precedente governo, ma non era mai entrata concretamente in vigore.

La web tax è un’imposta che ha l’obiettivo di tassare le multinazionali del settore digitale con ricavi superiori ai 5,5 milioni di euro: l’intento è quello di arginare l’elusione fiscale delle grandi aziende che attualmente spostano i loro profitti verso giurisdizioni fiscali maggiormente favorevoli.

Le nuove entrate per lo Stato

Per quanto riguarda le entrate, lo scorso 2 novembre Il Sole 24 Ore ha stimato il gettito derivante da queste misure.

Secondo il quotidiano economico, la plastic tax farà incassare allo Stato 1,079 miliardi di euro nel 2020 e 2,192 miliardi di euro nel 2021. Sarebbero poi 233,8 milioni gli euro che arriverebbero dalla sugar tax e 30,6 milioni di euro dall’imposta su cartine e filtri delle sigarette. Infine, è previsto che i ricavi della web tax si aggirino sui 108 milioni di euro.

Allo stesso tempo, il governo conta di recuperare circa 2,73 miliardi di euro dalle misure di contrasto all’evasione e alle frodi.

Il verdetto

Il sottosegretario del Ministero dell’Interno Carlo Sibilia ha scritto in un post Facebook che la pressione fiscale non aumenterà «neanche di 1 euro».

In realtà, come abbiamo visto, non sarà così: l’aumento previsto per il 2020 è dello 0,1 per cento.

Carlo Sibilia si merita quindi un “Pinocchio andante”.