Anno nuovo, vita nuova. Ma non per la politica italiana, che apre il 2021 con gli stessi problemi (irrisolti) della fine del 2020: primo fra tutti, una possibile crisi di governo.

Da oltre un mese, il confronto all’interno della maggioranza è sempre più aspro e non è chiaro quale possa essere l’esito. Una nuova squadra di ministri? Un diverso esecutivo, magari tecnico?

Vediamo insieme dove eravamo rimasti. E da dove riprendiamo.

Il governo verso la crisi?

Il dibattito ha riempito le pagine dei giornali nell’ultimo mese del 2020 e non ha ancora una risposta all’inizio del 2021: le divisioni all’interno della maggioranza approderanno a una crisi di governo? E a che cosa porterà un’eventuale crisi?

Nelle puntate precedenti: a metà dicembre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha aperto una “verifica di governo”. Gli incontri con i partiti che sostengono la maggioranza (Movimento 5 stelle, Partito democratico, Liberi e uguali e Italia viva) rispondevano all’esigenza di contenere i malumori nella compagine di governo. I più visibili sono quelli del leader di Italia viva Matteo Renzi, che ha condotto nelle ultime settimane un’offensiva contro l’esecutivo – che il suo stesso partito appoggia – su vari temi: prima l’invito a una gestione più condivisa del Recovery Plan, poi il sollecito a utilizzare la linea di credito del Mes per la sanità e il dibattito sulla delega ai servizi segreti attualmente in mano a Conte.

La verifica non ha portato risultati di fatto e il muro contro muro è stato evidente il 30 dicembre, su due diversi palcoscenici. Da una parte Matteo Renzi, al Senato, ha garantito il voto del suo partito alla legge di Bilancio, ma ha lanciato l’ennesimo ultimatum al presidente del Consiglio: «Il governo decida cosa fare da grande, perché noi siamo pronti a lavorare insieme se c’è un orizzonte, ma non saremo mai complici del più grande spreco di denaro che potrebbe esserci nella storia repubblicana» (in riferimento ai fondi europei del Next generation Eu). Dall’altra, Conte, nel corso della conferenza stampa di fine anno, ha detto rispondendo alle domande dei giornalisti che «se verrà meno la fiducia di un partito, ci sarà un passaggio parlamentare».

Il riferimento a un eventuale voto di fiducia delle camere ha alimentato i retroscena sulla possibilità che il presidente del Consiglio potesse ottenere l’appoggio dei cosiddetti “responsabili” (parlamentari di partiti minori o del gruppo misto) per tenere in vita la maggioranza anche senza Italia viva. L’ipotesi è scemata di pari passo con la smentita di piccoli partiti come Cambiamo! e l’Udc sulla propria disponibilità a sostenere l’esecutivo.

I toni sono rimasti accesi in questi primi giorni del 2021. In un’intervista al Corriere della sera, il 4 gennaio, Matteo Renzi ha ribadito la minaccia di ritirare dal governo le ministre del suo partito (Teresa Bellanova alle Politiche agricole ed Elena Bonetti alle Pari opportunità) nel caso in cui le proposte di Italia viva non vengano accolte dall’esecutivo.

A che cosa porteranno queste fibrillazioni non è ancora chiaro e gli scenari (tutti ipotetici) cambiano di giorno in giorno. È possibile che i travagli della maggioranza siano semplicemente placati da un rimpasto di governo, ovvero un cambiamento nella squadra dei ministri. Allo stesso tempo non è ancora escluso che Conte si trovi a dover rassegnare le proprie dimissioni – aprendo così formalmente la crisi – e si arrivi a un nuovo esecutivo.

Quale? Anche su questo non ci sono altro che retroscena. C’è chi vede all’orizzonte un Conte ter, un nuovo governo – il terzo – presieduto dallo stesso premier. Chi immagina un nuova squadra con Dario Franceschini (Pd) alla presidenza, Luigi Di Maio (M5s) al ministero dell’Interno e Matteo Renzi (Iv) agli Esteri. E infine chi spinge per un esecutivo guidato da un tecnico, magari dall’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. L’economista, che sembra godere della stima di quasi tutti i partiti, non ha però mai confermato ufficialmente la propria disponibilità a un’operazione di questo tipo.

Risulta invece sempre più improbabile l’ipotesi di un voto anticipato in un momento in cui il Paese è ancora alle prese con la pandemia, ha appena avviato una massiccia campagna vaccinale ed è chiamato a concludere il proprio Recovery Plan da quasi 200 miliardi di euro.

Il prossimo appuntamento decisivo sarà il consiglio dei ministri del 6 gennaio, durante il quale potrebbe andare in scena la resa dei conti definitiva all’interno della maggioranza.

In conclusione

Dopo un mese di confronti e ultimatum, il 2021 è iniziato della politica italiana è iniziato così come si è chiuso: con le tensioni irrisolte all’interno della maggioranza.

Non è chiaro se queste fibrillazioni porteranno a una crisi di governo. Nell’incertezza, si moltiplicano i retroscena, tutti ipotetici: da un semplice rimpasto a un nuovo governo Conte, da un esecutivo tecnico a un ritorno anticipato alle urne (la più spericolata fra le eventualità in campo).