I numeri mostrano che l’esitazione vaccinale in Italia non è così diffusa

Pagella Politica
Giovedì 22 luglio il governo guidato da Mario Draghi ha deciso di rendere obbligatorio il green pass per una serie di attività come mangiare al chiuso, andare al cinema, in palestra o nei musei. Il green pass si può ottenere se si è guariti alla Covid-19, se si è fatta una dose di vaccino o con un tampone negativo nelle 48 ore precedenti.

Con questo provvedimento il governo ha seguito l’esempio di quanto deciso dal presidente francese Emmanuel Macron due settimane fa. La strada francese serviva a incentivare un maggior numero di persone a fare il vaccino a causa dell’elevata reticenza.

Ma in Italia c’è molta esitazione vaccinale, in base ai dati disponibili? E il green pass può essere la soluzione?

Cosa ci dicono i dati

Valutare il livello di esitazione vaccinale è complesso perché l’Italia non rilascia i dati su quante persone hanno aderito alla campagna vaccinale, ma solo quelli sulle dosi somministrate giornalmente. Questi dati ci possono comunque dare alcune informazioni.

Nell’ultima settimana si sono effettuate in media 530 mila somministrazioni quotidiane, un livello che manteniamo con delle oscillazioni da circa un mese e mezzo. Da metà di giugno però si sono fatte in gran parte seconde dosi. A maggio il governo ha infatti deciso di allungare i tempi tra prima e seconda dose per Pfizer e Moderna permettendo di fare a inizio giugno fino a 500 mila prime dosi al giorno, ma questo ha comportato che poi a luglio si dovessero fare quasi solo seconde dosi.
Il basso numero di prime dosi di luglio ha alimentato l’idea che in Italia non ci fossero più molte persone da vaccinare. Ma in questi ultimi giorni il numero di seconde dosi è iniziato a diminuire e le somministrazioni totali sono rimaste tendenzialmente costanti grazie a un progressivo aumento delle prime dosi.

La ripresa della somministrazioni riguarda quasi tutte le fasce di età, ma in particolar modo quelle tra i 12 e i 39 anni. In questa sezione demografica, le vaccinazioni sono quasi raddoppiate rispetto al minimo toccato a metà luglio. C’è anche un aumento, sebbene più contenuto per i 40-49enni.

Questi dati suggeriscono quindi che in realtà ci fosse un certo numero di persone semplicemente in attesa di ricevere la prima dose di vaccino, ma che non hanno potuto farlo prima perché i centri vaccinali erano impegnati con i richiami di chi aveva ricevuto la prima dose a inizio giugno.

Va infatti considerato che attualmente si stanno utilizzando quasi solo esclusivamente i vaccini Pfizer e Moderna per la somministrazione di prime dosi. Il vaccino di AstraZeneca è infatti stato vietato sotto i 60 anni e quello di Johnson & Johnson fortemente sconsigliato. Il primo si utilizza quindi esclusivamente per i richiami, mentre il secondo quasi non si usa più.

Se guardiamo ai tassi di utilizzo dei due vaccini a mRna vediamo infatti che si continuano a tenere poche scorte di entrambi. Guardando ai giorni di autonomia, cioè al numero di dosi rimanenti divisa la media settimanale delle somministrazioni, vediamo che Pfizer si può utilizzare a questo ritmo ancora per tre giorni e Moderna per nove.

Infine, guardando al numero di persone che hanno ricevuto almeno una dose vediamo che tra gli over 80 si è oltre il 94%, tra i 70-79enni al 90%, tra i 60-69enni all’84%, tra i 50-59enni al 76%, tra i 40-49enni al 66%, tra i 20 e i 39 anni al 57% e tra i 12-19enni al 30%. Per quest’ultima fascia le adesioni hanno aperto più tardi e va anche tenuto in considerazione che sotto i 18 anni serve l’autorizzazione di entrambi i genitori e che poi uno lo accompagni al centro vaccinale. Un minore tasso di adesione in questa fascia di età può spiegarsi anche così.

L’effetto della decisione del governo

Come abbiamo detto in Italia non esistono dati nazionali e costanti sul numero di adesioni. In questi giorni però diverse regioni hanno pubblicato dati parziali sull’aumento delle prenotazioni a seguito della decisione del governo.

In Piemonte, ad esempio, tra venerdì e sabato si sono registrate circa 20 mila adesioni in più dei giorni passati, che traslate a livello nazionale sarebbero circa 300 mila. In Friuli Venezia Giulia ci sono ste circa 8 mila adesioni in più (circa 400 mila a livello nazionale), in Lombardia sono state circa 80 mila tra giovedì e venerdì (450 mila a livello nazionale), in Veneto circa 30 mila (360 mila a livello nazionale) e nel Lazio circa 50 mila (490 a livello nazionale).

Dai vari dati regionali si può presumere che nei due giorni seguenti all’annuncio di Draghi le adesioni aggiuntive alla campagna vaccinale siano state tra le 300 e le 500 mila. Si tratta di un dato non particolarmente alto (circa un giorno di vaccinazioni) che si può spiegare con il fatto che la maggior parte delle persone convinte del vaccino si siano già prenotate. In Toscana ad esempio ha già aderito il 79 per cento della popolazione vaccinabile (gli over 12), in Veneto l’80 per cento, in Lombardia il 77 per cento e in Campania il 75 per cento.

Coloro che non hanno ancora aderito potrebbero non farsi convincere semplicemente dal green pass. Un sondaggio di Euromedia Research ha rilevato che tra i contrari alla proposta, circa il 25 per cento degli intervistati, solo il 10 per cento ha dichiarato che si vaccinerà per poter continuare a frequentare i posti dove sarà richiesto il green pass.

Il green pass francese

Il presidente francese Emmanuel Macron il 12 luglio ha annunciato che sarebbe diventato obbligatorio avere un “certificato COVID-19” per diverse attività al fine di incentivare la vaccinazione. La Francia è infatti uno dei paesi più scettici sul vaccino.

L’annuncio ha spinto un alto numero di persone a prenotare il vaccino. Il giorno del discorso su Doctolib, la principale piattaforma per prendere appuntamento, ci sono state quasi 800 mila prenotazioni e il giorno dopo circa 1,1 milioni; la stragrande maggioranza erano persone sotto i 40 anni. Nei giorni successivi il numero di prenotazioni è diminuito e ora in media sono 260 mila al giorno, il doppio della media di un mese fa ma uguali a quelle che avvenivano due mesi fa.

L’aumento delle prenotazioni ha portato a dover allungare i tempi tra l’adesione e la somministrazione: adesso si aspetta in media 11-12 giorni, mentre prima circa cinque. Le nuove prenotazioni hanno anche portato a un rapido aumento della somministrazione di prime dosi.

Il green pass francese sembra aver convinto un importante numero di giovani titubanti a vaccinarsi, ma allo stesso tempo diverse milioni di persone non si sono fatte convincere a prenotarsi, almeno nell’immediato.
Figura 1. L'andamento delle prenotazioni in Francia
Figura 1. L'andamento delle prenotazioni in Francia

In conclusione

In breve, in Italia le somministrazioni totali rimangono elevate e in questi giorni con il calo dei richiami le regioni hanno ripreso la somministrazione delle prime dosi alle persone già prenotate. Le fasce di età dove le somministrazioni di prime dosi si sono fermate da tempo (gli over 50) registrano almeno il 75 per cento di vaccinati con almeno una dose, con una punta del 95 per cento tra gli over 80.

L’annuncio del governo ha portato ad almeno 300-500 mila nuove adesioni a livello nazionale, anche se è difficile da quantificare per l’assenza di dati dettagliati. L’effetto in Francia è stato maggiore rispetto all’Italia, ma anche per via del maggior numero di persone reticenti al vaccino.

Dai dati che abbiamo a disposizione non si vedono particolari segnali di esitazione vaccinale e non sembra che il green pass possa convincere completamente coloro che non hanno ancora aderito alla vaccinazione. È comunque possibile che la sua effettiva entrata in vigore spinga un maggior numero di persone a farsi vaccinare.

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