Si è molto parlato nel corso delle ultime settimane delle affermazioni fatte da Matteo Salvini a proposito della campagna vaccinale contro la Covid-19. Il 19 luglio il leader della Lega, intervistato da La Repubblica, ha precisato la sua posizione. Secondo Salvini la vaccinazione è consigliata alle persone con più di 60 anni mentre per i giovani under 40 «non serve» (i cittadini tra i 40 e i 59 possono scegliere come meglio credono). Abbiamo spiegato perché queste eccezioni anagrafiche sono sbagliate in questa nostra analisi.

Salvini si è sempre detto fortemente contrario sia alla possibilità di rendere obbligatoria la vaccinazione contro la Covid-19 che all’ipotesi di vietare l’accesso ad alcuni luoghi pubblici come ristoranti o mezzi di trasporto per le persone che non hanno il green pass. Quest’ultima ipotesi è poi diventata realtà, con le recenti decisioni prese dal governo Draghi, di cui fa parte anche la Lega, a proposito del cosiddetto green pass. Draghi ha inoltre avuto parole molto dure – che oggi sono sulle prime pagine tutti i giornali – commentando la tesi di Salvini sui vaccini che servirebbero o meno a seconda delle varie fasce d’età.

Lo scetticismo di Salvini nei confronti del vaccino contro la Covid-19 è dimostrato non solo dalle prese di posizione pubbliche ma anche dai comportamenti privati. Nonostante in Lombardia le vaccinazioni per la sua fascia d’età (40-49 anni) abbiano aperto il 20 maggio, secondo fonti di stampa Salvini avrebbe ricevuto la prima dose soltanto il 23 luglio, dopo varie polemiche alimentate anche dai giornalisti.

Ma quello contro il nuovo coronavirus non è l’unico vaccino su cui Salvini ha espresso posizioni critiche, anzi. Già a cominciare dal 2015, ma in particolare tra il 2017 e il 2018, Salvini è stato uno dei principali oppositori della legge varata dall’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin (ex Pdl, poi Ncd e ora Partito democratico) che rendeva obbligatorie dieci vaccinazioni tra bambini e ragazzi tra zero e 16 anni.

Negli ultimi anni Salvini ha sempre mantenuto un approccio ambiguo riguardo a questo tema, affermando che i vaccini sono utili, ma non sempre, che vaccinare i bambini è giusto, ma solo se lo vogliono i genitori, e che l’Italia è il Paese con il maggior numero di vaccini obbligatori al mondo, un’affermazione falsa (come abbiamo verificato anche noi).

Vediamo i dettagli.

«Cosa ne pensate?»

Il primo intervento che abbiamo trovato in cui Salvini commenta in prima persona tema dei vaccini risale all’ottobre 2015. Al tempo, il segretario della Lega aveva interpellato i suoi elettori, chiedendo sulla sua pagina Facebook in tono apparentemente neutro: «Vaccinazioni obbligatorie, sanzioni ai medici che le sconsigliano. Cosa ne pensate?»

Il riferimento era alla possibilità, molto discussa già sei anni fa, di imporre delle sanzioni ai medici che contraddicono le raccomandazioni del Sistema sanitario nazionale e del Ministero della Salute e sconsigliano alle famiglie di vaccinare i figli. La tematica era strettamente collegata, già allora, all’ipotesi di rendere obbligatorie alcune vaccinazioni per i bambini in età scolastica.

Le tempistiche del dibattito non sono casuali: tra il 2012 e il 2014 in Italia le percentuali di vaccinati contro poliomelite, tetano, difterite, epatite B e pertosse sono calate gradualmente, fino a scendere sotto alla soglia minima del 95 per cento prevista dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale per il periodo 2012-2014. Inoltre, la vaccinazione unica contro morbillo, parotite e rosolia aveva toccato l’86,7 per cento.

L’Istituto superiore di sanità aveva quindi pubblicato un comunicato piuttosto preoccupato, in cui si legge che «la riduzione delle coperture vaccinali a 24 mesi che si è registrata in questi ultimi 2 anni […] può portare alla creazione di sacche di persone suscettibili con conseguenze gravi a causa della perdita dei vantaggi della immunità di gregge». Inoltre, questo apre anche al pericolo che si ripresentino «malattie attualmente non presenti in Italia», come la poliomelite.

Il motivo, secondo l’Iss, era già allora da imputarsi al fenomeno dell’«esitazione vaccinale», quindi ai casi di rifiuto o ai ritardi volontari nell’esecuzione dei vaccini. Per risolvere il problema, affermava l’Iss, «è necessario uno sforzo congiunto di diversi interlocutori per mantenere gli impegni di salute che l’Italia ha preso a livello internazionale ma soprattutto con la propria popolazione».

Il 17 ottobre 2015, tre giorni prima dell’incontro tra Regioni e Ministero della Salute per la stesura del nuovo Piano nazionale di prevenzione, Salvini chiedeva quindi ai suoi elettori cosa pensassero sul tema di vaccinazioni obbligatorie e sanzioni per i medici contrari ai vaccini.

L’anno successivo, nel 2016, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) ha deciso di sanzionare, fino anche alla radiazione, i medici che sconsigliano le vaccinazioni poiché questi infrangono l’articolo 15 del Codice di deontologia medica, secondo cui «il medico non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia».

Leggi anche: Quando la Lega voleva l’obbligo vaccinale nelle scuole

La “Legge vaccini”, il «favore alle case farmaceutiche» e la scelta di «mamma e papà»

Salvini è tornato a parlare di vaccinazioni nel 2017, quando si è intensificata la discussione intorno alla cosiddetta “Legge vaccini” (decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, convertito dalla legge 31 luglio 2017 , n. 119).

Al tempo in Italia erano già obbligatorie quattro vaccinazioni: contro difterite, tetano, epatite B e poliomelite. La legge del 2017 ha reso obbligatorie altre sei vaccinazioni – in particolare contro contro pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, morbillo, rosolia, parotite e varicella – per tutti i bambini e ragazzi tra zero e 16 anni e per i minori non accompagnati. I vaccini in questione sono comunque combinabili e ottenibili con due sole iniezioni (non serve quindi andare dal medico dieci volte).

Uno dei punti più discussi della legge impone inoltre il rispetto degli obblighi vaccinali come «requisito per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia» da zero a 6 anni, mentre per i più grandi – per cui vale l’istruzione obbligatoria tra i 6 e i 16 anni – le famiglie rischiano sanzioni da 100 a 500 euro.

La “Legge vaccini” è stata fortemente voluta dall’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin, quando il presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni (Pd) e la Lega era all’opposizione. In quel periodo la Lega, e Matteo Salvini in primis, hanno portato avanti una forte campagna di opposizione alla nuova norma, affermando che le vaccinazioni sui bambini non devono mai essere obbligatorie ma devono essere lasciate alla scelta di «mamma e papà».

Il 1° giugno 2017, quindi prima dell’approvazione del testo, ospite a Mattino Cinque Salvini ha affermato: «Ho vaccinato i miei figli, ma sembra folle imporre 12 vaccini, con la minaccia di togliere i figli a chi non vuole». A parte il numero sbagliato – in totale i vaccini obbligatori erano diventati dieci, non 12 – il riferimento è all’articolo 1, comma 5 del testo di legge originale. Questo prevedeva che i genitori inadempienti vengano segnalati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni, il quale avrebbe provveduto a effettuare tutti gli accertamenti e, solo in casi limite, avrebbe potuto togliere la potestà genitoriale. Il comma, fortemente criticato, è stato poi soppresso nel luglio 2017 con la conversione in legge del testo, e quindi non è mai entrato in vigore.

Nelle settimane successive Salvini ha poi espresso posizioni ancor più nette contro quest’obbligo vaccinale. Il 18 luglio 2017 per esempio ha postato su Twitter alcune foto fatte a una manifestazione organizzata a Roma dagli oppositori della legge voluta da Lorenzin – definiti appunto “no-vax” da diversi organi di stampa – scrivendo: «Decreto vaccini, sto con i genitori che stanno manifestando a Roma davanti al Senato: curàti ma sempre dalla parte della libertà di scelta!». Nelle foto si vedono striscioni con slogan come «Libertà dai vaccini pericolosi» o «Giù le mani dai nostri bambini».

No, l’Italia non è l’unico Paese dove sono obbligatori dieci vaccini

Tra il 2017 e il 2018 Salvini ha più volte ripetuto che l’Italia «è l’unico Paese al mondo che per legge impone dieci vaccini obbligatori a tutti i bambini e senza fare delle analisi che escludano dei rischi per qualche bambino». Come riportato dal quotidiano La Stampa, secondo il leader della Lega infatti troppi (almeno secondo lui) vaccini rappresentano «un potenziale rischio per alcuni bambini».

Al tempo ci eravamo occupati della questione in modo molto approfondito, spiegando che l’affermazione del leader della Lega era – ed è ancora – infondata. Già nel 2011 almeno un Paese europeo, la Lettonia, aveva ben quattordici vaccinazioni obbligatorie, mentre altri come la Polonia o l’Ungheria ne imponevano dieci (nel frattempo in Ungheria sono diventate undici) e la Slovenia nove. Ma soprattutto, in Francia dall’1 gennaio 2018 era obbligatorio fare undici vaccini, uno in più rispetto all’Italia.

Il 15 gennaio la giornalista Myrta Merlino, conduttrice di L’aria che tira su La7 aveva fatto notare a Salvini quest’ultimo dettaglio relativo alla situazione in Francia – fornito poco prima in trasmissione dal direttore di Pagella Politica Giovanni Zagni–, ma il leader leghista aveva risposto affermando che la Francia stava discutendo la legge, ma non l’aveva ancora approvata. Salvini era però nel torto: come abbiamo poi spiegato in un articolo pubblicato su Agi, a gennaio 2018 la legge francese era già in vigore a tutti gli effetti.

Inoltre, anche il riferimento ad analisi preventive «che escludano dei rischi» non trova alcuna conferma nella realtà dei fatti. L’Iss infatti chiarisce che al momento «non esiste nessun test in grado di predire gli effetti collaterali dei vaccini».

Al governo

Il primo giugno 2018, con l’inizio della XVIII legislatura è entrato in carica il governo Conte I, con Salvini vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno. Nonostante al tempo il tema dominante fosse quello dell’immigrazione, il dibattito sui vaccini è proseguito.

Anche dal Viminale, il 22 giugno 2018 Salvini ha continuato a sostenere che «dieci vaccini sono troppi» e che «la mamma e il papà» rimangono le persone che hanno più a cuore la salute dei loro figli e che quindi dovrebbero essere liberi di decidere se vaccinarli o meno, a prescindere dalle loro competenze mediche o scientifiche.

Ancora il 16 novembre 2018, ospite a Nemo – Nessuno escluso su Rai2, Salvini ha affermato (min. -1:33:05) che deve essere «responsabilità dei genitori» decidere «cosa è bene e cosa non è bene» per i propri figli, e il fatto di essere passati rapidamente da «poche vaccinazioni fondamentali» a un numero da lui considerato troppo alto alimenta «il dubbio che possa essere stato fatto un favore alle case farmaceutiche».

Quello dei vaccini che vengono fatti per favorire le case farmaceutiche è un tema che Salvini ha riproposto a più riprese anche nel corso della pandemia, quando ha sostenuto che bisognasse puntare sulla cura al plasma iperimmune, «gratuita» e che non ha «un business di qualche industria farmaceutica» alle proprie spalle. Come abbiamo spiegato, dopo un momento di entusiasmo iniziale il plasma si è rivelato essere non particolarmente efficace nella cura della Covid-19.

Insomma, l’atteggiamento Salvini nei confronti dei vaccini è sempre stato piuttosto ambiguo. Il senatore e leader leghista ha detto che i vaccini «salvano vite», ma che a volte possono essere «troppi», ha sostenuto manifestazioni antivacciniste affermando intanto di aver vaccinato i propri figli, e ha parlato della scelta di rendere obbligatori alcuni vaccini – tra l’altro ormai in circolazione da tempo come quelli contro il morbillo e la varicella – come un possibile «favore alle case farmaceutiche» (tema ripreso a proposito del plasma iperimmune anche durante la pandemia).

In conclusione

Nell’ampio dibattito nato intorno ai vaccini contro la Covid-19 e all’obbligatorietà o meno della certificazione verde si sono fatte notare le posizioni espresse dal leader della Lega Matteo Salvini, generalmente critico rispetto all’ipotesi di imporre la vaccinazione come obbligatoria o di renderla almeno un’opzione fortemente consigliata dalle autorità tramite il green pass.

Non è la prima volta che Salvini affronta il tema dei vaccini. Fin dal 2015 infatti ha mantenuto posizioni ambigue sulla questione, affermando prima che «alcuni vaccini salvano la vita» ma che comunque, se somministrati in un modo da lui personalmente ritenuto eccessivo, possono essere dannosi.

Tra il 2017 e il 2019 Salvini ha sempre criticato la “Legge vaccini”, varata nel luglio 2017 dall’allora ministra della Salute Beatrice Lorenzin, che ha reso obbligatorie dieci vaccinazioni per bambini e ragazzi tra zero e 16 anni. Per i più piccoli, fino ai 6 anni, il mancato rispetto della norma può comportare la non ammissione in classe, mentre tra i 7 e i 16 anni la pena si trasforma in una sanzione pecuniaria tra i 100 e i 500 euro.

In quel periodo Salvini ha più volte affermato che l’Italia era l’unico Paese a livello mondiale a considerare obbligatorie ben dieci vaccinazioni – un’affermazione falsa, dato che solo per fare un esempio la Francia ne richiede 11 – e ha sostenuto manifestazioni di genitori contrari alla norma e definiti “no-vax” da molti organi di stampa che si sono occupati degli eventi.

Allo stesso tempo Salvini ha detto che la scelta di vaccinare o meno i figli deve essere lasciata a «mamma e papà», in qualità di coloro che hanno più a cuore la salute dei bambini e, a quanto pare, a prescindere da qualsiasi opinione validata dalla comunità scientifica.

Fonti di stampa riportano che il leader della Lega ha ricevuto la prima dose di vaccino contro la Covid-19 il 23 luglio.