Il 2023 è stato uno degli anni più caldi in Italia

Nell’anno appena terminato le temperature medie sono state pari a 15,4 °C: dal 1979 è il secondo dato più alto dietro al 2022
Ansa
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Il 9 gennaio i ricercatori di Copernicus, il programma scientifico dell’Unione europea sull’osservazione della Terra, hanno annunciato che il 2023 è stato l’anno più caldo mai registrato, superando il 2016. Anche in Italia l’anno scorso è stato parecchio caldo: per la precisione è stato il secondo anno con la temperatura media più alta degli ultimi 44 anni, dietro soltanto al 2022.

Abbiamo analizzato nel dettaglio i dati pubblicati di recente dal Joint Research Centre, una direzione generale della Commissione europea che si occupa di ricerca scientifica, all’interno del progetto Agricast. Quest’ultimo suddivide il territorio italiano in una griglia con quadrati di 25 chilometri per lato, fornendo la temperatura giornaliera media dell’aria a due metri da terra dal 1979 in poi. 

Nel 2023 in Italia si sono registrati in media 15,39 gradi celsius (°C), contro i 15,42 del 2022. Dal 1979 al 2022 la temperatura media è stata di 14,02 °C con un intervallo che va da 13,8 a 14,2 °C. Rispetto alla media dei 43 anni precedenti, nel 2023 la temperatura media è stata più alta di quasi 1,5 °C. Un grado e mezzo può sembrare poco, in realtà un aumento di questo genere può avere conseguenze gravi sugli ecosistemi. Basti pensare che l’Accordo di Parigi del 2015 ha stabilito che i Paesi firmatari dovranno mantenere l’aumento medio delle temperature entro questa soglia rispetto al periodo pre-industriale.
Le temperature sono state più alte della media del passato in particolare a gennaio, ottobre e dicembre. In questi tre mesi si sono registrate in media temperature tra il 20 e il 30 per cento superiori rispetto al passato. Per esempio a dicembre 2023 la temperatura media registrata è stata pari a 8,8 °C, mentre la media tra il 1979 e il 2022 è stata pari a 6,8 °C, due gradi più bassa. Solo ad aprile le temperature medie sono state più basse della media del passato. 

Dove ha fatto più caldo

Durante il 2023 il 27 per cento del territorio italiano ha registrato le temperature medie più alte da quando ci sono queste rilevazioni, mentre per il 38 per cento è stato il secondo anno più caldo.

Ad aver registrato il primo o il secondo anno più caldo sono state la maggior parte delle regioni, con le eccezioni del Veneto, del confine tra Emilia-Romagna e Toscana, della parte più occidentale del Piemonte, della Campagna e la Sicilia. 

Dove sono aumentate le temperature

L’aumento delle temperature medie nel 2023 rispetto alla media registrata tra il 1979 e il 2022 si è verificato in tutte le regioni, in particolar modo in quelle settentrionali. La Valle d’Aosta ha registrato un aumento del 26,4 per cento, passando da 5,51 a 6,96 °C, mentre il Trentino-Alto Adige del 23,2 per cento, passando da 6,82 a 8,40 °C. La Lombardia ha avuto un aumento del 15,8 per cento, mentre il Piemonte del 14,7 per cento. Le tre regioni con gli aumenti minori sono state Sicilia (4,5 per cento), Campania (6,2 per cento) e Calabria (7,3 per cento).

L’aumento delle temperature nelle regioni del Nord è motivato dal forte aumento delle temperature registrato nelle zone di montagna. Qui, in alcune aree, la temperatura media è aumentata di oltre il 50 per cento, arrivando in alcuni casi persino a raddoppiare. 

A Natale ha fatto molto più caldo del solito

I dati sulle temperature confermano che il periodo natalizio è stato caratterizzato da temperature anomale rispetto al passato. Tra il 1979 e il 2022, il 24, 25 e 26 dicembre si sono registrati in media 6,6 °C in Italia. Nel 2023 sono stati 10,3, un aumento del 56 per cento delle temperature. Già nel 2022 aveva fatto molto caldo in quei tre giorni, con temperature medie paragonabili. 

L’aumento rispetto alla media passata è stato particolarmente forte al Nord: in Valle d’Aosta il 24, 25 e 26 dicembre 2023 si sono registrati aumenti delle temperature medie del 462 per cento, in Trentino-Alto Adige del 371 per cento, in Lombardia del 348 per cento, in Piemonte del 215 per cento, in Friuli Venezia Giulia del 192 per cento, in Veneto del 176 per cento e in Emilia Romagna del 110 per cento. Nelle altre regioni gli aumenti sono stati tra il 10 e l’80 per cento. 

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