Quanto sono affidabili i sondaggi politici in Italia?

Nel 2013 e nel 2018 i risultati previsti a due settimane dal voto si rivelarono piuttosto lontani dall’esito delle urne, per diversi motivi
Sondaggio Ipsos per Corriere della Sera
Sondaggio Ipsos per Corriere della Sera
In vista delle elezioni del prossimo 25 settembre, i sondaggi più recenti indicano che Fratelli d’Italia e il Partito Democratico si contenderanno il primo posto tra i partiti più votati, ottenendo una percentuale di consensi tra il 23 e il 24 per cento. Complessivamente, però, i tre partiti di centrodestra potrebbero raggiungere il 45 per cento dei voti, molti di più rispetto a una possibile coalizione di centrosinistra.

La scorsa settimana abbiamo visto come si fa un sondaggio e come si legge. Ma quanto sono affidabili i sondaggi in Italia? Numeri e risultati alla mano, guardiamo come sono andati nel 2013 e nel 2018, ricordando che questi non possono essere rilasciati negli ultimi quindici giorni di campagna elettorale.

I sondaggi nel 2013

Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro alla penultima elezione politica in Italia, quella del 2013. Quell’anno gli ultimi sondaggi furono pubblicati venerdì 8 febbraio – si andò al voto poi il 24 e 25 febbraio – ed erano stati svolti nei due o tre giorni precedenti. La media di questi ultimi sondaggi e di quelli immediatamente precedenti indicava che il Partito Democratico di Pierluigi Bersani avrebbe preso il 30 per cento circa, il Popolo della Libertà (Pdl) di Silvio Berlusconi sarebbe stato intorno al 20 per cento e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo si sarebbe fermato al 15 per cento. Al 10 per cento c’era poi Scelta Civica di Mario Monti, al 5 per cento la Lega di Roberto Maroni, al 4 per cento Sinistra ecologia e libertà di Nichi Vendola e al 3 per cento l’Unione di centro di Pier Ferdinando Casini. 

I sondaggi degli ultimi due mesi avevano mostrato un Pd in leggero calo, un Pdl in crescita grazie a una buona campagna elettorale condotta da Berlusconi e un Movimento 5 Stelle oscillante intorno al 15 per cento. 

I risultati delle elezioni del 24 e 25 febbraio smentirono però in parte quanto previsto dai sondaggi. Alla Camera dei Deputati il primo partito fu il Movimento 5 Stelle, che ottenne il 25,6 per cento dei consensi, mentre il Partito Democratico si fermò al 25,4 per cento. Il Popolo della Libertà ottenne il 21,6 per cento, un dato simile a quello stimato dai sondaggi e coerente con la crescita che stava avendo il partito di Berlusconi. Scelta Civica si fermò all’8,3 per cento, la Lega al 4 per cento e Sinistra ecologia e libertà al 3,2 per cento: tutti valori molti simili ai sondaggi, e comunque all’interno dei margini di errore.

L’errore nei sondaggi del 2013 fu quindi quasi tutto concentrato nel sopravvalutare il Partito Democratico di quasi cinque punti e nel sottovalutare il Movimento 5 Stelle di quasi dieci punti. Il grosso problema con il risultato del movimento di Beppe Grillo è probabilmente attribuibile a due fattori: il primo risiede nel fatto che si trattava di un nuovo partito, e quindi i sondaggisti non avevano un precedente su cui basarsi, mentre il secondo è che una parte degli elettori decise soltanto negli ultimi quindici giorni chi votare, scegliendo prevalentemente il M5S. 
Figura 1. I sondaggi alle elezioni politiche del 2013
Figura 1. I sondaggi alle elezioni politiche del 2013

I sondaggi nel 2018

Arriviamo quindi all’ultima elezione. Quindici giorni prima del 4 marzo 2018, giorno del voto, i sondaggi davano il Movimento 5 Stelle guidato da Luigi Di Maio al primo posto con il 28 per cento, il Partito Democratico di Matteo Renzi al 23 per cento, Forza Italia di Silvio Berlusconi al 17 per cento e la Lega di Matteo Salvini al 14 per cento. Sopra il due per cento, i sondaggi davano Liberi e Uguali guidato da Pietro Grasso al 6 per cento, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni al 5 per cento e Più Europa di Emma Bonino al 2,5 per cento. 

I risultati delle elezioni smentirono profondamente questa fotografia dei consensi. Il 4 marzo infatti il Movimento 5 Stelle ottenne il 32,7 per cento dei consensi, staccando di ben quattordici punti il Partito Democratico che si fermò al 18,8 per cento. Nella coalizione di centrodestra si ribaltarono inoltre i rapporti tra la Lega e Forza Italia: la prima, con il 17,4 per cento, risultò avanti a Forza Italia, ferma invece al 14 per cento.

Tra i tre partiti minori che arrivarono almeno al due per cento, Fratelli d’Italia ottenne il 4,3 per cento, Liberi e Uguali il 3,4 per cento e Più Europa il 2,6 per cento.

Spiegare l’errore del 2018 è più complesso, anche perché sostanzialmente tutti i partiti erano ben fuori dai margini di errore. Parte della spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che molti elettori decisero chi votare negli ultimi quindici giorni, anche per via di iniziative prese dai partiti verso la fine campagna elettorale, come la presentazione della squadra di governo fatta dal Movimento 5 Stelle a soli tre giorni dal voto.

Considerando le forti differenze tra atteso e reale, è però più probabile che i sondaggisti abbiano intervistato campioni non realmente rappresentativi di chi poi sarebbe andato al voto cadendo nel nonresponse bias, il più grande problema di cui soffrono le rilevazioni politiche: il fatto, cioè, che alle domande dei sondaggisti rispondono in modo sistematico categorie di elettori differenti rispetto alla popolazione generale dei votanti.
Figura 2. I sondaggi alle elezioni politiche del 2018
Figura 2. I sondaggi alle elezioni politiche del 2018
Nonostante alcuni vistosi errori nelle elezioni più recenti, i sondaggi rimangono il migliore strumento a nostra disposizione per capire quali sono le intenzioni di voto degli italiani e come cambiano durante la campagna elettorale. I sondaggi non sono perfetti e spesso vanno presi con cautela, ma una migliore alternativa non è stata ancora trovata.

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