Sul salario minimo chi ha ragione tra Boccia e Calenda?

Il leader di Azione ha proposto una soglia pari a 9 euro lordi, ma per il capogruppo del Pd al Senato in realtà sarebbero solo 3 euro. Vediamo che cosa dicono i numeri
ANSA
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L’introduzione del salario minimo in Italia è una proposta su cui sono d’accordo tutti i principali partiti di opposizione: dal Partito democratico al Movimento 5 stelle, da Azione-Italia viva ad Alleanza Verdi-Sinistra. In Parlamento però questi partiti hanno presentato proposte di legge diverse tra loro e al momento sembra lontana un’intesa su un testo comune, che molto probabilmente non troverebbe comunque il sostegno dei partiti della maggioranza, contrari all’introduzione di un salario minimo.

Il 28 marzo Azione e Italia viva hanno presentato la loro proposta di salario minimo, suggerendo di fissare per legge una paga minima oraria di 9 euro lordi. In questa cifra, ha spiegato il leader di Azione Carlo Calenda, rientrano anche i contributi previdenziali e il cosiddetto “salario differito”, che comprende voci come la tredicesima e il trattamento di fine rapporto (Tfr). Calenda ha chiesto agli altri partiti di opposizione di trovare una posizione comune, ma finora con scarsi risultati. Secondo il nuovo capogruppo del Partito democratico al Senato Francesco Boccia, la proposta di Azione e Italia viva è infatti «abbastanza folle». «Se non ho calcolato male il salario minimo di Calenda è di 3 euro», ha dichiarato Boccia. «Forse deve aver confuso i lavoratori per schiavi perché a quelle condizioni non si va molto lontano».

Come stanno davvero le cose? Numeri alla mano, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Il dibattito sul salario minimo

Da anni nel dibattito politico italiano si parla della necessità di introdurre un salario minimo legale nel nostro Paese. Secondo Eurostat, al 1° gennaio 2023 l’Italia era uno dei cinque Stati membri dell’Unione europea a non avere un salario minimo, insieme a Svezia, Danimarca, Finlandia e Austria. 
Mappa 1. I Paesi dell’Unione europea che (non) hanno un salario minimo – Fonte: Eurostat
Mappa 1. I Paesi dell’Unione europea che (non) hanno un salario minimo – Fonte: Eurostat
Nel nostro Paese non esiste dunque una paga minima oraria imposta per legge da applicare a tutti i lavoratori. Esistono però i contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) che stabiliscono i minimi salariali per ogni settore economico. Non tutti i lavoratori sono comunque coperti dai Ccnl: la percentuale italiana è intorno all’80 per cento, più bassa di quella registrata negli altri Paesi Ue senza il salario minimo. 

Secondo i favorevoli al salario minimo, negli anni il ruolo dei sindacati è diminuito e l’introduzione per legge di una soglia retributiva minima è fondamentale per contrastare il fenomeno dei lavoratori che vivono, o rischiano di vivere, in condizioni di povertà. Secondo i contrari, invece, il salario minimo rischia di indebolire ulteriormente il peso della contrattazione sindacale e aumentare i costi per le aziende.

Perché la cifra è così importante

Senza entrare nel merito delle due posizioni, cerchiamo di capire perché due politici favorevoli al salario minimo come Calenda e Boccia possono comunque trovarsi in disaccordo sull’introduzione di una paga minima oraria fissata per legge.

Quando si discute di salario minimo, è infatti necessario affrontare le questioni tecniche che riguardano la sua introduzione. In particolare una delle questioni principali riguarda la soglia entro cui fissare il salario minimo: un livello troppo basso potrebbe rendere la misura inutile, un livello troppo alto dannosa.

A novembre 2019 il governo del Regno Unito ha pubblicato una ricerca realizzata dall’economista Arindrajit Dube, uno dei principali esperti al mondo di salario minimo. Dube ha analizzato decine di studi scientifici sul tema, concludendo che un salario minimo fissato tra il 60 e il 70 per cento del salario mediano lordo non avrebbe effetti negativi sull’occupazione. Secondo un altro studio, condotto negli Stati Uniti, questa percentuale può essere anche più alta. “Mediano” significa che la metà dei lavoratori percepisce un salario inferiore a quel valore e l’altra metà superiore.

Ogni Paese ha un mercato del lavoro con le proprie caratteristiche, ma se applicassimo le percentuali viste sopra all’Italia, quali valori otterremmo? Se si considera un salario minimo compreso tra il 60 e il 65 per cento del salario mediano in Italia, si ottiene un valore tra gli 8,25 euro e i 9,65 euro lordi all’ora, al netto dei contributi previdenziali, come è stato calcolato in un articolo pubblicato da lavoce.info su dati del 2018. Queste cifre fanno però riferimento solo al settore manifatturiero, che presenta salari generalmente più alti rispetto agli altri settori. 

Come dimostra la discussione tra Calenda e Boccia, è poi necessario stabilire quali voci siano comprese nel salario minimo orario. Semplificando un po’, esistono tre possibilità: nella prima il valore del salario minimo comprende soltanto la retribuzione lorda, senza contare mensilità in più e il Tfr; nella seconda sono comprese le mensilità in più, ma non il Tfr; nella terza sono comprese entrambe le voci, insieme ovviamente alla retribuzione lorda. La proposta di Azione e Italia viva rientra proprio in questo terzo caso.

A seconda delle voci comprese, il salario minimo coprirebbe fasce più o meno ampie di lavoratori. La relazione annuale dell’Inps pubblicata nel 2020 contiene una simulazione per quantificare come varia il numero dei lavoratori coperti dal salario minimo con il variare delle voci comprese in questa soglia. L’analisi è svolta su tre tipi di lavoratori: quelli privati, quelli agricoli e quelli domestici. Un salario minimo a 9 euro lordi all’ora, senza mensilità in più e senza Tfr, coprirebbe più lavoratori (il 26 per cento circa) rispetto a un salario a 9 euro lordi che comprende sia le mensilità in più sia il Tfr (poco meno del 10 per cento), come proposto da Azione e Italia viva. 

Un salario orario minimo di 9 euro lordi, senza mensilità in più e senza Tfr, porterebbe l’Italia in vetta alla classifica tra i 27 Paesi Ue dei lavoratori coperti dal salario minimo, come calcolato nel 2020 da lavoce.info.

Quanto vale davvero il salario minimo di Calenda?

Come abbiamo accennato, secondo Boccia il salario minimo proposto da Azione e Italia viva porterebbe in tasca al lavoratore soltanto 3 euro netti sui 9 euro lordi proposti. Al momento è difficile fare calcoli precisi su quale sarebbe la retribuzione al netto dei contributi delle mensilità in più e del Tfr, ma possiamo dire che la stima del capogruppo del Partito democratico al Senato è esagerata al ribasso. 

Secondo una simulazione pubblicata il 29 marzo da Open, una volta tolti i contributi previdenziali, l’Irpef, le imposte addizionali, le mensilità in più e il Tfr, il salario minimo proposto da Azione e Italia viva si attesterebbe intorno ai 6 euro all’ora netti, il doppio rispetto a quanto citato da Boccia. 

Allo stesso tempo però ci sarebbe il rischio che questa cifra non abbia un impatto significativo sui settori non coperti dai contratti collettivi, che generalmente offrono basi retributive superiori ai 6 euro lordi l’ora, tranne alcune eccezioni (si vedano i settori della vigilanza o delle pulizie).

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