No, la Rai non escluderà gay e trans dai suoi programmi

Secondo Renew Europe la destra italiana vuole proibire la rappresentazione della comunità LGBT nella televisione pubblica. Ma le cose non stanno così
Pagella Politica
Il 2 ottobre il gruppo parlamentare di Renew Europe ha chiesto su X che «il Parlamento europeo si opponga alla nuova proposta italiana che vieta di mostrare persone LGBTIQ sulla tv pubblica, ispirata da Putin e Orbán». «Basta con gli attacchi dell’estrema destra ai diritti LGBTIQ!», si legge nella grafica che accompagna il post, dove in primo piano si vede una foto della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in bianco e nero.
Abbiamo verificato e le cose non stanno come ha scritto il gruppo parlamentare europeo, di cui fanno parte due partiti italiani, Azione e Italia Viva.

Il contratto di servizio della Rai

Con tutta probabilità Renew Europe ha fatto riferimento a un emendamento al contratto di servizio della Rai presentato da quattro parlamentari di centrodestra. Il contratto di servizio, stipulato tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e la Rai, disciplina la concessione del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale in Italia, e deve essere rinnovato ogni cinque anni. Come previsto dalla legge, il nuovo contratto per il periodo 2023-2028 è stato esaminato dalla commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai, l’organo bicamerale che formula gli indirizzi generali per il servizio pubblico.

I lavori della commissione sono terminati il 3 ottobre, il giorno dopo il tweet di Renew Europe. I suoi membri hanno proposto una serie di modifiche, alcune delle quali sono state approvate e inserite nello schema di contratto, ossia il documento a cui il consiglio di amministrazione della Rai e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy dovranno dare il via libera definitivo.

Tra le oltre 350 proposte di modifica al contratto c’era l’emendamento 5.29, presentato dai quattro parlamentari di Forza Italia che fanno parte della commissione: i deputati Rita Dalla Chiesa e Andrea Orsini e i senatori Maurizio Gasparri e Roberto Rosso. La modifica, che alla fine non è stata approvata, avrebbe riguardato l’articolo 5 del contratto, quello che stabilisce le modalità per rendere l’offerta del servizio pubblico «attrattiva per il pubblico giovane». Tra gli obiettivi dell’articolo c’è il potenziamento dell’offerta online e sui social media, la collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e un’attenzione specifica ai temi dei disturbi alimentari e del bullismo. 

L’articolo 5 prevede anche di promuovere «i temi legati alla genitorialità e alla natalità». Con il loro emendamento i quattro parlamentari di Forza Italia avrebbero voluto inserire la promozione della «rappresentazione positiva dei legami familiari secondo il modello di famiglia indicato dall’articolo 29 della Costituzione». L’articolo 29 della Costituzione stabilisce che «la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio» e che «il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare».

L’emendamento dei parlamentari di Forza Italia non prevedeva dunque nessun divieto esplicito di mostrare persone LGBTIQ nella televisione pubblica: qualora approvato, la Rai avrebbe dovuto promuovere un’immagine «positiva» della famiglia «come società naturale fondata sul matrimonio», ma non le sarebbe stato impedito di mostrare altri tipi di famiglia nei suoi programmi.

Le leggi di Putin e Orbán

Al contrario le leggi approvate in Russia e Ungheria, due Paesi guidati rispettivamente dal presidente Vladimir Putin e dal primo ministro Viktor Orbán, prevedono divieti espliciti. 

A giugno 2021 l’Ungheria ha approvato una legge che vieta la rappresentazione di persone LGBT nei materiali scolastici e nei programmi televisivi per i minori di 18 anni, con l’obiettivo dichiarato di tutelare il loro sviluppo fisico e morale. La Commissione europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Ungheria, accusata di violare i diritti fondamentali dell’Unione europea, tra cui la libertà di espressione e il principio di non discriminazione.

La Russia aveva introdotto una legge simile nel 2013, per vietare la «propaganda di relazioni sessuali non tradizionali» tra i minori: con questo termine si faceva riferimento alla diffusione di materiale informativo sulla comunità LGBT, ma anche all’organizzazione di manifestazioni per i diritti civili. Il Consiglio d’Europa – un organismo che non fa parte dell’Unione europea – si era pronunciato dichiarando la legge «incompatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e con gli standard internazionali sui diritti umani». A novembre 2022 la norma è stata estesa agli adulti: in Russia è quindi proibita qualsiasi rappresentazione di «relazioni sessuali non tradizionali» sui media.

Ricapitolando: secondo il gruppo Renew Europe, la destra in Italia ha proposto di vietare la rappresentazione della comunità LGBT sulla televisione pubblica, sul modello delle leggi approvate in Russia e in Ungheria. Con tutta probabilità, Renew Europe ha fatto riferimento a un emendamento dei parlamentari di Forza Italia al contratto di servizio della Rai per il periodo 2023-2028. Questo emendamento, che è stato comunque bocciato, puntava a promuovere una rappresentazione positiva della famiglia «come società naturale fondata sul matrimonio», ma non prevedeva nessun divieto esplicito di mostrare persone LGBT sulla televisione pubblica, a differenza delle leggi approvate in Russia e Ungheria.

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