La pubblicità assai ottimista del governo per promuovere i Btp valore

Nello spot una coppia di anziani dice che grazie all’acquisto delle obbligazioni potrà andare presto in crociera. Ma è davvero così?
Un fermo immagine della pubblicità che promuove l’acquisto dei Btp valore
Un fermo immagine della pubblicità che promuove l’acquisto dei Btp valore
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha lanciato una campagna pubblicitaria per promuovere l’emissione dei titoli di Stato chiamati “Btp valore” che si terrà dal 26 febbraio al 1° marzo. 
Nello spot, che dura una trentina di secondi, una coppia di anziani annuncia che sta per andare in crociera proprio grazie all’investimento in Btp valore. Per quanto “innocente” nei toni, la pubblicità promossa dal governo rischia di trasmettere – a essere generosi – un messaggio troppo ottimista, ossia che l’acquisto di strumenti finanziari di questo tipo possa garantire rendimenti molto elevati in breve tempo, evitando di menzionare anche il rischio dell’operazione. 

Che cosa sono i Btp

Un buono del tesoro poliennale (abbreviato con la sigla “Btp”) è un’obbligazione emessa dallo Stato italiano per raccogliere fondi e finanziare la spesa pubblica. L’aggettivo “poliennale” fa riferimento alla durata dell’obbligazione, che ha una scadenza superiore a un anno e prevede delle cedole, ossia pagamenti periodici di interessi prima della scadenza dell’obbligazione.

Un’obbligazione funziona più o meno come un prestito: chi la emette (in questo caso lo Stato) riceve immediatamente una somma dalla vendita, promettendo in futuro di ripagare una somma maggiore a chi ha comprato l’obbligazione (in questo caso un cittadino italiano). Le obbligazioni senza cedole, come i buoni ordinari del tesoro (abbreviati con la sigla “Bot”), prevedono semplicemente il pagamento della cifra stabilita alla scadenza dell’obbligazione. Un Bot venduto a 98 euro, con un rimborso di 100 euro, avrà per esempio un rendimento del 2 per cento.

Se l’orizzonte temporale è più lungo, come avviene con i Btp, sono previste anche delle cedole, ossia pagamenti periodici che garantiscono un flusso di entrate costante. Un Btp venduto a 100 euro, con un rimborso finale di 100 euro, ma che paga tre cedole annue da 2 euro l’una, avrà quindi un rendimento del 2 per cento annuo.

Le obbligazioni sono titoli finanziari e, per questo motivo, possono essere comprati e rivenduti più volte. Il loro prezzo dipende dal rischio associato all’investimento: se si pensa che l’emittente (ossia chi ha preso a prestito i soldi in primo luogo) ripagherà quasi sicuramente il suo debito, il prezzo sarà più alto e il rendimento più basso (per esempio, se da un prezzo di 98 euro passiamo a 99 euro, il rendimento del Bot del nostro esempio diventerà dell’1 per cento). Se ci si aspetta che l’emittente non pagherà (dichiarando quindi il default), il prezzo dell’obbligazione crollerà, dato che il rischio di perdere i propri soldi sarà molto più alto. Per esempio, se un’obbligazione promette un rimborso di 100 euro, ma c’è il 50 per cento di possibilità che questa non venga rimborsata, il prezzo dovrebbe essere intorno a 50 euro: cresce il rischio, cala il prezzo, cresce il rendimento.

Davvero con i Btp valore si può andare in crociera?

I Btp valore sono stati lanciati dal governo italiano per la cosiddetta “clientela retail”, quella composta da famiglie e piccole imprese, e non da grandi investitori istituzionali come le banche e altre società finanziarie. Vengono definiti “valore” perché garantiscono rendimenti più alti rispetto alla norma. Per l’emissione che avverrà dal 26 febbraio al 1° marzo, il rendimento minimo garantito sarà per esempio del 3,25 per cento per i primi tre anni e del 4 per cento dal quarto al sesto anno. Un Btp “semplice” con una scadenza simile (cinque anni), oggi offre un rendimento intorno al 3,3 per cento annuo.

Non stiamo parlando di rendimenti bassi, ma neppure di rendimenti che garantiscono di diventare ricchi. Considerati i livelli di inflazione degli ultimi anni e l’aumento dei tassi di interesse sui mercati, si tratta di valori in linea con quelli di altre obbligazioni emesse da Stati o da aziende con livelli di rischio simili all’Italia. Questo tipo di strumento, con questo livello di rischio e rendimento, rappresenta più un modo per non lasciare immobilizzato il proprio capitale e garantire un piccolo rendimento piuttosto che un metodo per guadagnare in breve tempo (e con più rischio) molti soldi, come le migliaia di euro necessarie per andare in crociera. 

Semplificando molto il calcolo e ipotizzando un tasso del 4 per cento su questa emissione di Btp valore, servirebbe un investimento di 10 mila euro circa a testa per acquistare tra cinque anni un biglietto di una crociera dal costo di 2 mila euro. La coppia di anziani della pubblicità, dunque, dovrebbe investire ora almeno 20 mila euro per andare in crociera tra cinque anni, e non subito dopo aver fatto l’investimento. Il tutto a patto che i prezzi rimangano gli stessi tra cinque anni.

La pubblicità del governo, poi, non fa riferimento al cosiddetto “rischio di prezzo”, ossia alla possibilità che il valore delle obbligazioni cali. Se dovesse verificarsi una crisi di fiducia, come quella avvenuta tra il 2011 e il 2023 con la crisi dei debiti sovrani, il prezzo di vendita delle obbligazioni crollerebbe. Se si decide di non vendere, in teoria non si perde nulla: lo Stato continuerà a pagare le cedole e, alla fine, il capitale prestato sarà rimborsato. Se però si ha la necessità di liquidare i propri asset, ossia di vendere una parte del proprio portafogli di investimento per ottenere subito della liquidità, si rischia di vendere quanto acquistato oggi a un prezzo molto più basso rispetto a quello di acquisto.

C’è anche un rischio legato all’andamento del mercato. Oggi un rendimento come quello dei Btp valore è piuttosto elevato per il livello di rischio, ma è possibile che in futuro i tassi di interesse offerti da obbligazioni simili siano più alti. Se si decide di non vendere i titoli “meno performanti” e di non sostituirli con quelli che renderebbero di più, si paga un costo-opportunità, ossia si perde un’occasione per guadagnare di più perché si è “bloccati” in un’opzione meno vantaggiosa.

Infine, va ovviamente considerato il rischio di default, ossia la possibilità che l’emittente non paghi le cedole o il rimborso finale o entrambi. Nel caso dei titoli di Stato di Paesi avanzati come l’Italia, questa ipotesi è piuttosto remota, ma rappresenta comunque un rischio da tenere in considerazione.

Ricapitolando: la pubblicità dei Btp valore rappresenta lo strumento offerto come un’occasione per far fruttare i propri soldi in poco tempo e senza rischio. È vero che le obbligazioni statali sono strumenti considerati piuttosto sicuri rispetto ad altri che vengono tradizionalmente associati alla borsa, come i derivati o le azioni, ma è anche vero che i Btp, così come tutti gli strumenti finanziari, non sono esenti da rischio. La normativa sulla pubblicità relativa alle operazioni finanziarie suggerisce un approccio più chiaro nel proporre questo tipo di offerte.

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