La protesta del Pd contro Delmastro continua, ma funziona?

Da mesi i parlamentari del partito di Schlein abbandonano le commissioni in presenza del sottosegretario alla Giustizia per il suo ruolo nel caso Cospito. Non tutti i partiti dell’opposizione condividono questa scelta
Ansa
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Il 18 maggio i senatori del Partito democratico hanno abbandonato i lavori della Commissione Politiche dell’Unione europea al Senato per protestare contro la presenza del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove (Fratelli d’Italia). Il sottosegretario ha partecipato ai lavori per esprimere il parere del governo su alcune risoluzioni presentate dalle opposizioni. Le risoluzioni sono atti di indirizzo politico che, se approvate, impegnano il governo a intervenire su una questione specifica. 

La protesta dei parlamentari del Partito democratico non è nuova. Da mesi infatti chiedono le dimissioni e le scuse di Delmastro, indagato per aver passato al deputato e collega di partito Giovanni Donzelli documenti riservati sul caso dell’anarchico Alfredo Cospito. Il 31 gennaio Donzelli ha rivelato il contenuto di questi documenti in Parlamento, criticando alcuni deputati del Pd per aver incontrato Cospito in carcere e chiedendosi «se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia». In un’intervista al quotidiano Il Biellese del 3 febbraio, Delmastro ha definito il comportamento dei deputati Pd «un inchino ai mafiosi», una frase che ha suscitato da subito le proteste dell’opposizione.

Già a febbraio i parlamentari del Partito democratico, insieme agli altri delle opposizioni, hanno iniziato a chiedere le dimissioni del sottosegretario, minacciando di non partecipare ai lavori parlamentari ogni volta che fosse stato presente in aula. Il 21 febbraio Delmastro non ha partecipato a una seduta della Commissione Giustizia al Senato per le proteste delle opposizioni, venendo sostituito dalla sottosegretaria per i Rapporti con il Parlamento Matilde Siracusano. Dopo questo episodio i parlamentari del Partito democratico hanno compiuto altre azioni di protesta: il 5 aprile, per esempio, non hanno partecipato ai lavori della Commissione Giustizia al Senato. Lo stesso è accaduto il 28 aprile in Commissione Giustizia alla Camera, dove hanno abbandonato i lavori anche i deputati di Alleanza Verdi-Sinistra.

Una pratica antica

Nel gergo politico e giornalistico proteste di questo tipo vengono chiamate spesso con il nome di “Aventino”. Questo è il nome del colle di Roma su cui nel 494 avanti Cristo i plebei romani si ritirarono per la prima volta per protestare contro i soprusi dei patrizi, la classe sociale più ricca nell’antica Roma. Il termine “Aventino” è poi entrato nel linguaggio politico italiano nel 1924, dopo che il 10 giugno di quell’anno i fascisti uccisero il deputato socialista Giacomo Matteotti e il 27 giugno i parlamentari dell’opposizione al governo Mussolini smisero di partecipare ai lavori del Parlamento, chiedendo invano le dimissioni del governo. 

Abbandonare i lavori dell’aula o di una commissione parlamentare è comunque un gesto forte, che di fatto rende più agevoli i lavori della maggioranza, che trova meno ostacoli nello svolgere la sua attività. Per esempio, alcune fonti stampa hanno messo in evidenza come la protesta fatta il 18 maggio dai senatori del Pd abbia favorito l’approvazione di una risoluzione dei partiti di centrodestra contro una proposta di regolamento europeo per ridurre le emissioni di Co2 dei mezzi di trasporto pesanti. «Sappiamo che numeri ha la maggioranza in commissione», ha detto a Pagella Politica il senatore del Pd e membro della Commissione Affari europei Filippo Sensi. «Quel giorno erano presenti quasi tutti i membri del centrodestra, la nostra partecipazione non avrebbe cambiato l’esito del voto ed essendo presente Delmastro abbiamo scelto di lasciare i lavori dell’aula in continuità con la decisione del partito. La mozione sarebbe passata comunque», ha affermato Sensi.

L’opinione degli altri partiti d’opposizione

La strategia di protesta del Partito democratico non convince tutte le opposizioni. «Con i colleghi del Partito democratico lavoriamo molto bene in commissione, ma credo che quando si discute di questioni tecniche e argomenti importanti le opposizioni si debbano confrontare direttamente con la maggioranza, per cercare di metterla quantomeno in difficoltà», ha detto a Pagella Politica Marco Lombardo, senatore di Azione-Italia viva e segretario della Commissione Politiche dell’Ue al Senato. «Noi ieri siamo stati presenti durante tutta la seduta, abbiamo espresso le nostre posizioni critiche nei confronti della maggioranza e poi abbiamo votato contro la loro risoluzione contro proposta di regolamento europeo», ha aggiunto Lombardo. «Sulle risoluzioni riguardanti la creazione di una sede del Tribunale dei brevetti a Milano abbiamo invece chiesto di trovare una sintesi con la maggioranza», ha precisato. «Il Pd ha certamente un conto in sospeso con Delmastro e hanno tutte le loro ragioni di protestare, ma finché lui rappresenta il governo dobbiamo a mio parere confrontarci con lui». 

Secondo altri la scelta del Partito democratico di abbandonare i lavori nelle commissioni è invece del tutto condivisibile. «Se il Pd continuerà su questa linea e farà altre azioni di questo genere aderirò convintamente», ha detto a Pagella Politica Filiberto Zaratti, deputato di Alleanza Verdi-Sinistra. «Queste azioni sono l’unico modo per tenere accesa l’attenzione sul caso di Delmastro, di cui abbiamo chiesto tempo fa le dimissioni e di cui alla Camera non si è ancora discusso». Il 2 febbraio, infatti, i parlamentari delle opposizioni hanno presentato due mozioni di sfiducia contro Delmastro, una a firma di Partito democratico, Alleanza Verdi-Sinistra e Azione-Italia viva, e una a firma del Movimento 5 stelle, ma non sono ancora state discusse. La mozione di sfiducia è un atto previsto dalla Costituzione con cui i parlamentari chiedono al governo, a un ministro o a un sottosegretario di dimettersi.

Il risultato delle proteste

Al di là delle valutazioni politiche, le proteste sembrerebbero aver prodotto alcuni risultati. Il 17 maggio i deputati del Pd in Commissione Giustizia hanno partecipato ai lavori nonostante fosse presente anche Delmastro. Secondo fonti stampa, Fratelli d’Italia avrebbe dato la disponibilità a discutere in tempi brevi le mozioni di sfiducia su Delmastro presentate alla Camera. «Non so come è andata alla Camera, al Senato ci siamo attenuti alla condotta che il partito ha deciso di tenere nei confronti del sottosegretario», ha commentato Sensi. «Ci sarà comunque un raccordo tra deputati e senatori del partito per capire se le rassicurazioni date alla Camera da Fratelli d’Italia sono sufficienti a modificare o terminare la protesta. In ogni caso questa è una decisione che va presa dalla segreteria».

Le mozioni di sfiducia hanno avuto finora poca fortuna. Nella storia repubblicana la sfiducia nei confronti di un membro del governo è stata votata favorevolmente solo una volta, nel 1995, quando il Senato sfiduciò con 173 voti favorevoli l’allora ministro della Giustizia Filippo Mancuso, esponente del governo guidato da Lamberto Dini. Discutere le mozioni di sfiducia contro Delmastro permetterebbe comunque alle opposizioni di riportare l’attenzione mediatica su un episodio controverso che ha riguardato il governo Meloni.

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