Una delle notizie politiche che ha attirato di più l’attenzione in questi primi giorni del 2022 è stata l’esclusione del Movimento 5 stelle dal cosiddetto “2 per mille”. Il M5s aveva sempre rinunciato a questa forma di finanziamento dei partiti, introdotta nel 2013, fino a una votazione dello scorso 30 novembre. In quella data gli iscritti al movimento avevano infatti approvato online la proposta del presidente Giuseppe Conte di chiedere l’accesso al 2 per mille.

Ma il 23 dicembre la “Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici” – organismo composto da cinque magistrati, che vigila sulle attività dei partiti – ha respinto la richiesta avanzata dal M5s. Dunque almeno fino al 2023, salvo sorprese, il partito di Conte dovrà rinunciare alle risorse del 2 per mille.

Vediamo qual è stata la motivazione principale dietro alla scelta della commissione, che ha riguardato anche altri partiti.

Il nodo irrisolto

Il 2 per mille consente a ogni contribuente di destinare una quota della propria Irpef a un partito politico, a patto che quest’ultimo rispetti una serie di requisiti, stabiliti dal decreto-legge n. 149 del 28 dicembre 2013.

In primo luogo, un partito può chiedere l’accesso a questa forma di finanziamento se è dotato (art. 3) di uno statuto. Questo documento deve chiarire, per esempio, la composizione e le funzioni degli organi decisionali del partito e la partecipazione degli iscritti alle sue attività.

In secondo luogo, per accedere al 2 per mille un partito deve essere iscritto (art. 10) al cosiddetto “registro dei partiti politici”, al quale può accedere solo dopo che la Commissione di garanzia ha approvato il suo statuto. Dopo la valutazione e l’approvazione da parte della commissione, il partito è iscritto al registro dei partiti politici e il suo statuto viene pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Il Movimento 5 stelle ha approvato il suo nuovo statuto il 3 agosto 2021, con un voto online, ma al momento questo statuto non sembra essere ancora stato approvato dalla Commissione di garanzia e il M5s non risulta ancora essere iscritto al registro dei partiti politici.

Per questo motivo, come si legge nella delibera della commissione del 23 dicembre, il M5s è stato escluso dall’accesso al 2 per mille per il 2022. Lo scorso 28 novembre, a due giorni dal voto degli iscritti, alcune fonti stampa avevano già sottolineato come le tempistiche per il movimento fossero piuttosto ristrette. La richiesta di accesso al 2 per mille andava inoltrata alla Commissione di garanzia entro il 30 novembre, stesso giorno del voto online, data in cui lo statuto del M5s – approvato ad agosto – non era ancora stato giudicato positivamente dalla commissione.

Gli altri esclusi

Oltre al M5s, altri sei partiti o gruppi parlamentari hanno visto respingere le proprie richieste di accesso al 2 per mille.

Tra gli esclusi, perché non iscritti al registro dei partiti, ci sono Coraggio Italia, partito fondato a maggio 2021 dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro; “Alternativa”, una componente del gruppo Misto della Camera, di cui fanno parte alcuni deputati espulsi dal M5s; ed “Europeisti”, una componente del gruppo Misto del Senato.

La Commissione di garanzia ha anche escluso dal finanziamento il Süd-Tiroler Freiheit, partito autonomista tirolese, perché non rispetta uno specifico requisito per l’accesso al 2 per mille, ossia la rappresentanza in Parlamento. Non potranno inoltre accedere al finanziamento il Partito della rifondazione comunista sinistra europea e Alternativa popolare perché, secondo la commissione, non fanno parte di un gruppo parlamentare né alla Camera né al Senato.