Il 2 dicembre, la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha criticato in un duro intervento alla Camera il decreto “Migranti”, il provvedimento che modifica i due decreti “Sicurezza” voluti dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini e che è in fase di conversione in Parlamento.

Meloni in particolare ha sostenuto che un emendamento della deputata del Pd ed ex presidente della Camera Laura Boldrini sia discriminatorio nei confronti delle donne. «E non è una discriminazione verso le donne – ha chiesto retoricamente la leader di Fratelli d’Italia – che domani un congolese uomo che si dichiara omosessuale non può essere rimpatriato ma una congolese donna potrà essere rimpatriata?».

L’emendamento a cui fa riferimento la leader di Fratelli d’Italia impedisce il rimpatrio di immigrati omosessuali nel caso vi sia il rischio di persecuzione nel Paese di origine, e non vale solo per gli uomini ma anche per le donne.

Vediamo nello specifico che cosa prevede.

Il decreto “Migranti”

Il 5 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge che ha modificato alcune disposizioni contenute nei due decreti “Sicurezza” dello scorso governo Conte I, che erano stati fortemente voluti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini (Lega).

Molti chiamano anche questa nuova legge decreto “Sicurezza”. Qui adotteremo il titolo più diffuso di decreto “Migranti”, anche allo scopo di non fare confusione fra i due decreti “Sicurezza” (maggioranza Lega-M5s) e il nuovo decreto in materia di immigrazione (maggioranza Pd-M5s-Leu-Iv).

Come abbiamo spiegato in passato, il nuovo testo ha introdotto novità consistenti, dalla nuova protezione speciale al ripristino del sistema di accoglienza diffusa. Al momento il decreto è in approvazione alla Camera: è già stato esaminato e modificato dalla Commissione Affari costituzionali di Montecitorio ed è stato messo al voto con la questione di fiducia in aula.

La fiducia alla Camera prevede in realtà due voti: il voto alla fiducia e il voto finale sul provvedimento. Fra i due momenti, i parlamentari possono presentare degli ordini del giorno. Ad oggi, l’aula di Montecitorio ha approvato la questione di fiducia ma il voto finale e conclusivo è slittato al 9 dicembre a causa dell’ostruzionismo del centrodestra che ha presentato oltre 260 ordini del giorno.

L’emendamento Boldrini

Il 20 novembre la Commissione Affari costituzionali della Camera ha approvato l’emendamento 1.171 a prima firma dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini. La modifica interviene sull’articolo 19 del decreto legislativo n. 286 del 25 luglio 1998, secondo il quale non non si può espellere o respingere uno straniero rimandandolo in uno Stato in cui «possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, di sesso, di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali».

Con il nuovo testo proposto da Boldrini l’immigrato non potrà essere rimpatriato anche nel caso sia esposto a persecuzioni per «l’orientamento sessuale» e «l’identità di genere».

Ovviamente entrambi i criteri (come tutti i precedenti) valgono senza alcuna variazione sia per gli uomini che per le donne omosessuali. Non è quindi fondata l’allusione di Giorgia Meloni, secondo cui «un congolese uomo che si dichiara omosessuale non può essere rimpatriato ma una congolese donna potrà essere rimpatriata».

In conclusione

Secondo la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, un emendamento dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini al decreto Migranti sarebbe discriminatorio perché permetterebbe agli uomini omosessuali di non essere rimpatriati, ma non alle donne.

Meloni, però, fa una critica senza alcun fondamento. L’emendamento a cui fa riferimento la leader di Fratelli d’Italia impedisce il rimpatrio degli immigrati nel caso vi sia il rischio di persecuzione nel Paese di origine per motivi di orientamento sessuale e identità di genere. I due criteri sono validi sia per gli uomini che per le donne straniere.