Alcuni partiti stanno cambiando idea sull’aumento delle spese militari

Nonostante il voto compatto alla Camera della scorsa settimana, il Movimento 5 stelle ora si dice contrario, e anche la Lega si mostra dubbiosa
Elicottero ICH-47F Chinook del terzo Reggimento REOS – Fonte: ANSA/GIUSEPPE LAMI
Elicottero ICH-47F Chinook del terzo Reggimento REOS – Fonte: ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il 23 marzo, nel corso della replica alle domande dei deputati durante il suo intervento alla Camera in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato che il governo ha tutte le intenzioni di rispettare l’ordine del giorno, approvato il 16 marzo a Montecitorio, che impegna l’esecutivo ad aumentare le spese per la difesa fino alla quota del 2 per cento del Pil italiano, come richiesto dalla Nato. 

L’ordine del giorno era stato presentato alla Camera durante la discussione sul decreto “Ucraina”, ed era stato firmato dai capigruppo di tutte le principali forze politiche in Commissione Difesa, dal Movimento 5 stelle a Fratelli d’Italia. Al momento, secondo quanto riferito a Pagella Politica dall’Ufficio stampa del Senato, la votazione di un ordine del giorno sulle spese militari anche al Senato non è ancora stata calendarizzata. 

Ma la presa di posizione di Draghi a favore della richiesta di aumentare le spese per la difesa ha comunque diviso i partiti che lo sostengono: la Lega ha adottato una posizione cauta, mentre il Movimento 5 stelle è nettamente contrario. Dal canto suo, il Partito democratico è favorevole all’aumento delle spese, seppur in una prospettiva di difesa comune europea, mentre Fratelli d’Italia, dall’opposizione, è tra tutti il partito più favorevole.

Il fronte dei contrari cresce

Tra i partiti che hanno sollevato perplessità sull’aumento delle spese per la difesa c’è la Lega. Nonostante il primo firmatario dell’ordine del giorno sull’aumento delle spese per la difesa sia stato proprio un parlamentare leghista, il deputato Roberto Ferrari, negli ultimi giorni il segretario del partito Matteo Salvini ha espresso maggiore cautela sul tema degli armamenti, con particolare riferimento alla crisi Ucraina. «In aula abbiamo ascoltato parole di pace e di disponibilità al dialogo: speriamo vengano raccolte da Mosca e da chi, anche in Occidente, parla con troppa facilità di armi. La diplomazia dev’essere centrale per la risoluzione del conflitto», ha scritto sul suo profilo Facebook il leader della Lega il 22 marzo, commentando il discorso in videoconferenza al Parlamento italiano del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy. Il post di Salvini è stato poi rilanciato sia dal capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, sia da quello del Senato, Massimiliano Romeo. Sempre il 22 marzo, in uscita da Montecitorio, il leader della Lega ha ribadito i suoi dubbi riguardo l’aumento delle spese militari. «Quando si parla di armi fatico ad applaudire», ha detto Salvini ai cronisti. 

Se la Lega ha adottato una posizione cauta, il M5s è il partito più contrario all’aumento delle spese militari tra quelli che compongono la maggioranza di governo. Nonostante anche il M5s avesse votato a favore dell’ordine del giorno approvato alla Camera, il 22 marzo, in un’intervista a Porta a Porta, su Rai1, il leader del movimento Giuseppe Conte ha espresso parere contrario  (min: 4.03) all’aumento delle spese in ambito militare. Due giorni dopo, in un’intervista al quotidiano La Stampa, Conte ha confermato la sua posizione, pur ribadendo la necessità di aiuti all’Ucraina. «È stato giusto offrire aiuti anche militari per esercitare la legittima difesa», ha detto il presidente del M5s riguardo il supporto italiano a Kiev. Dall’altro lato, ha aggiunto Conte, «in un momento come quello attuale di caro-bollette, dopo due anni di pandemia, e con la recessione che si farà sentire sulla pelle di famiglie e imprese, non si capisce per quale motivo le priorità debbano essere le spese militari».

Dall’opposizione, anche Sinistra italiana (Si) ha espresso la sua contrarietà. «Mi spiace deluderla ancora una volta presidente Draghi, ma non mi adeguo ai suoi desideri e impegni», ha scritto su Facebook il segretario di Si Nicola Fratoianni commentando le parole del presidente del Consiglio a favore dell’aumento delle spese militari.

Il Pd è favorevole, con riserva

Tra i partiti che hanno invece espresso parere sostanzialmente favorevole all’aumento delle spese militari, seppur in una prospettiva di difesa europea, c’è il Pd. 

Il 22 marzo, in un’intervista al quotidiano La Repubblica, l’ex ministro delle Infrastrutture, il deputato Graziano Delrio (Pd), ha confermato di aver votato a favore dell’ordine del giorno per l’aumento delle spese militari, definendosi però «un pacifista» favorevole a un’azione collettiva di tutti gli Stati europei. «Se il contesto nel quale ci muoviamo è quello della Difesa comune europea, trovo folle che ogni nazione aumenti le spese militari ciascuna per conto proprio», ha dichiarato Delrio. 

Il 23 marzo, sempre in un’intervista a La Repubblica, il segretario del Pd ha tracciato la linea del partito sul tema degli armamenti e ha in sostanza confermato quanto detto dall’ex ministro delle Infrastrutture il giorno prima. «Anche io – ha dichiarato Letta – dico che ha poco senso che ogni Paese spenda di più se non si introduce una vera difesa europea». 

Restando nel centrosinistra, il 22 marzo, in un’intervista a Fanpage, il leader di Italia viva Matteo Renzi ha detto che arrivare al 2 per cento del Pil per le spese militari è «un obiettivo raggiungibile», nonostante sia più favorevole a «un esercito europeo». Il 24 marzo, invece, in un’intervista a Mattino Cinque su Canale 5, il leader di Azione Carlo Calenda ha detto (min: 6.40) che, se la situazione attuale in Ucraina dovesse stabilizzarsi, si arriverà a «una nuova guerra fredda» e l’Italia avrà dunque «bisogno di investire di più in difesa».

Fratelli d’Italia è d’accordo

Il partito che più di tutti è invece a favore dell’aumento delle spese militari italiane fino al 2 per cento del Pil del nostro Paese è Fratelli d’Italia, che è all’opposizione del governo Draghi. Il 23 marzo, in un’intervista a Controcampo, un format della tv online del quotidiano Il Messaggero, la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha ribadito, tra le altre cose, che il suo è stato «l’unico partito in Italia ad aver avuto il coraggio di dire una cosa impopolare, e cioè che se tu vuoi contare nello scenario geopolitico devi investire sulla difesa». La stessa posizione, a favore dell’aumento delle spese militari, è stata espressa il 23 marzo dal capogruppo di Fdi al Senato, Luca Ciriani, nel corso dell’intervento di Draghi a Montecitorio.

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