Le proposte di Lega e Fratelli d’Italia per proibire la gestazione per altri anche all’estero

La prima è di iniziativa popolare, mentre l’altra è in discussione alla Camera. Entrambe puntano a irrigidire le sanzioni per chi vorrebbe fare ricorso alla pratica al di fuori del nostro Paese
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Il 21 aprile la Commissione Giustizia della Camera ha adottato come testo base per le successive discussioni parlamentari una proposta di legge, presentata dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che punta a rendere illegale la maternità surrogata anche nei casi in cui la procedura venga svolta all’estero. 

Stiamo parlando della “gestazione per altri” o “gestazione sostitutiva”, in alcuni casi definita, in termini dispregiativi, “utero in affitto”. Si tratta di una forma di procreazione medicalmente assistita in cui una donna si assume l’obbligo di portare a termine una gravidanza per conto di un’altra persona single o di una coppia. La surrogazione può essere tradizionale, nel caso in cui l’ovulo fecondato sia quello della donna che porterà a termine la gravidanza (e quindi sarà anche la madre biologica del bambino), o gestazionale, nel caso in cui la donna si presti a portare a termine la gravidanza dopo l’impiantazione di un ovulo appartenente a un’altra donna. In questo caso la gestante non ha quindi alcun legame genetico con il bambino. Entrambi i gameti possono poi provenire o dal futuro padre o madre legale, oppure da donatori, dando spazio a molteplici scenari.

Oltre al testo di Fdi,  il 12 aprile il leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato di aver presentato una proposta di legge di iniziativa popolare sullo stesso tema. 

La proposta di Fratelli d’Italia

La gestazione per altri è stata vietata in Italia con la legge n. 40 del 19 febbraio 2004, contenente proprio «norme in materia di procreazione medicalmente assistita». Nel testo si legge (art. 12, comma 6) che chiunque «realizza, organizza o pubblicizza» la surrogazione di maternità può essere punito con la reclusione da tre mesi a due anni, e una multa da 600 mila fino a un milione di euro. Queste norme però sono valide solo se la procedura avviene sul territorio nazionale, mentre non sono al momento perseguibili le persone o le coppie che decidono di andare all’estero per avere un figlio tramite la gestazione per altri.

La legge ora in discussione alla Camera è stata presentata nel 2018 da Giorgia Meloni e altri deputati di Fdi, ed è stata poi abbinata a un’altra proposta, sostanzialmente identica, presentata dalla deputata di Forza Italia Mara Carfagna nel luglio 2020. Entrambi i testi intendono sanzionare non solo le persone che ricorrono alla gestazione per altri in Italia, come già avviene, ma anche chi si reca all’estero per farlo. 

La formulazione attuale della proposta di legge non specifica se questa si applichi comunque solo a cittadini italiani che effettuano le gestazione per altri all’estero, o in generale a tutte le persone che decidono di intraprendere questa procedura, anche se di cittadinanza non italiana. Il punto è stato sollevato per esempio da Filomena Gallo, segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, secondo cui il testo proposto da Meloni «ha la presunzione di punire la surrogazione di maternità in tutto il mondo», è quindi «privo di fondamento giuridico, non fa i conti con il diritto internazionale, è giuridicamente inapplicabile e irragionevole». 

Il 21 aprile la Commissione Giustizia della Camera ha deciso di adottare il testo presentato da Meloni come base per la prosecuzione dell’esame parlamentare sul tema. Nel corso della votazione i deputati Vazio (Partito democratico), Saitta (Movimento 5 stelle) e Vitiello (Italia viva) hanno dichiarato la contrarietà dei propri gruppi all’adozione del testo, ma Maria Carolina Varchi (Fdi), relatrice del testo, ha risposto che sarà possibile proporre eventuali cambiamenti «in fase emendativa», quindi dopo l’approvazione del testo come base di partenza. Il percorso della legge, infatti, è ancora lungo: dopo il via libera della Commissione Giustizia, questo dovrà essere approvato dall’Aula della Camera e passare poi al Senato. 

Meloni ha definito l’adozione del testo come «un primo importante passo» verso la modifica delle leggi oggi in vigore, affermando: «La maternità surrogata è una pratica che trasforma la vita in una merce e umilia la dignità delle donne. Siamo stati i primi a sostenerlo in Parlamento e siamo felici che oggi questa sia diventata una battaglia condivisa anche da altre forze politiche». Il deputato Elio Vito, di Forza Italia – che comunque in commissione ha votato a favore dell’adozione del testo – ha criticato la proposta di Fdi, affermando che «rendere “reato universale”» la gestazione per altri è una «pretesa discriminatoria, antigiuridica, illiberale!».
A parte Meloni, i leader dei principali partiti non hanno commentato la notizia sui propri canali social.

L’annuncio della Lega

Il 12 aprile il leader della Lega Matteo Salvini ha presentato alla cancelleria della Corte di Cassazione, insieme a una serie di associazioni che si occupano di famiglia, una proposta di legge di iniziativa popolare sul tema della gestazione per altri, definita da Salvini «una barbarie sul corpo della donna e ai danni dei bambini, che va fermata in ogni maniera possibile». 

Come spiegato dall’eurodeputata leghista Simona Baldassarre, il testo presentato in Cassazione «vuole introdurre nel codice penale una nuova fattispecie di reato per contrastare la pratica, sanzionando chi, in qualsiasi forma, la commissiona, realizza, organizza o pubblicizza». Baldassarre ha precisato che sarebbero perseguibili anche «chi si reca all’estero per aggirare i divieti nazionali». 
Come per tutte le leggi di iniziativa popolare, per avviare il vero e proprio esame parlamentare il testo dovrà essere corredato da almeno 50 mila firme, da raccogliere entro i prossimi sei mesi.

Dove la gestazione per altri è permessa

Al momento la maternità surrogata è legale in diversi Paesi. Alcuni di questi, come Russia, Ucraina e alcuni Stati americani, prevedono un pagamento per le donne che portano avanti la gravidanza, mentre in altri casi la procedura è permessa solo a titolo gratuito, come nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Canada e in Australia. In Francia, Spagna e Germania la procedura è proibita in tutti i casi, come succede in Italia. 

Nell’introduzione che accompagna la proposta di legge di Meloni viene spesso citata l’India come uno dei principali mercati per la gestazione per altri a pagamento, ma lì la pratica è stata vietata per le persone straniere nel 2015, e più di recente il Parlamento ha imposto regole molto stringenti anche per i cittadini indiani, proibendo tra le altre cose di ricevere compensi per la gestazione. Dopo diversi scandali anche la Thailandia ha regolamentato la maternità surrogata nel 2015, permettendola solo per coppie sposate, eterosessuali e dove almeno uno dei due partner è thailandese. 

La possibilità di ricevere un compenso in cambio della gestazione per altri  è spesso criticata dagli attivisti per i diritti umani, che denunciano casi di sfruttamento e manipolazione delle donne. Un reportage pubblicato dal quotidiano britannico The Guardian nel 2016, per esempio, affermava che in India il mercato della gestazione per altri è «costruito su sesso, razza e supremazia di classe», e denunciava come le donne indiane potessero guadagnare circa 4.500 sterline se decidevano di sottoporsi alla procedura, una cifra enorme considerando che nel 2012 lo stipendio medio nel Paese era di 215 dollari al mese. Le cliniche indiane chiedevano ai genitori interessati circa 18 mila sterline per ogni parto, ma i costi possono arrivare a decine o anche centinaia di migliaia dollari se la procedura viene svolta negli Stati Uniti. 

Le Nazioni unite hanno anche avanzato preoccupazioni per quanto riguarda «i diritti e la protezione dei bambini», sostenendo che in molti casi la gestazione per altri è legata al traffico di bambini. 

Dall’altro lato della medaglia, la gestazione per altri viene spesso scelta da persone che non potrebbero avere figli senza ricorrere alla procreazione medicalmente assistita, come le coppie omosessuali, o quelle in cui uno dei due partner ha problemi di fertilità o è incapace di portare a termine una gravidanza. E non sempre c’è di mezzo una questione di soldi. È infatti possibile che la madre surrogata voglia aiutare una parente o un’amica senza ottenere nulla in cambio da un punto di vista economico. Nella legislazione attuale, così come nelle proposte in discussione per estenderla, anche queste persone vengono punite. Anche per questo Gallo, dell’Associazione Luca Coscioni, ha criticato sia la proposta di Fdi che quella della Lega, affermando: «Definire la gestazione per altri una barbarie e un business miliardario è un insulto alle migliaia di persone che nel nostro Paese vogliono mettere su famiglia e avere dei figli, ma per diversi motivi non possono portare avanti una gravidanza». 

Al momento, la situazione in Italia è particolarmente complicata anche dal punto di vista legale. È incerta infatti la situazione dei bambini nati all’estero da genitori italiani tramite gestazione per altri: se la pratica è illegale nel nostro Paese, quale deve essere il loro status? La questione è stata sollevata anche da una sentenza della Corte costituzionale del gennaio 2021, che ha dichiarato inammissibile il mancato riconoscimento del bambino, ma ha anche invitato il legislatore a trovare delle soluzioni per «l’attuale situazione di insufficiente tutela degli interessi del minore». Il tema è quindi molto complesso, e presenta infinite sfumature sia etiche che legali.  

Al momento non sono disponibili dati nazionali o internazionali affidabili che diano un’idea chiara di quanto sia frequente la pratica della gestazione per altri nel mondo. Secondo uno studio dell’università americana di Princeton, in seguito alle limitazioni imposte da Paesi come l’India e la Thailandia, nel 2018 l’Ucraina – dove la maternità surrogata è legale in tutti i casi – rappresentava un quarto del mercato mondiale per la gestazione per altri, e si stima che ogni anno nascessero in questo modo circa duemila bambini. 

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