Guida alle elezioni regionali in Molise

Dai candidati al come si vota, ecco tutto quello che c’è da sapere sulle elezioni per il presidente e i membri del consiglio regionale
Ansa
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Domenica 25 e lunedì 26 giugno gli elettori del Molise saranno chiamati alle urne per il rinnovo del consiglio regionale e l’elezione del nuovo presidente della regione. Il Molise è attualmente governato dalla coalizione di centrodestra formata da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia  ed è la quarta regione ad andare al voto nel 2023. Quattro mesi fa, il 12 e 13 febbraio, si sono tenute le elezioni regionali in Lombardia e in Lazio, dove in entrambi i casi ha vinto il centrodestra. Il 2 e 3 aprile si è votato poi in Friuli-Venezia Giulia e anche in questo caso hanno prevalso i partiti della maggioranza che sostiene il governo Meloni. 

Sebbene il Molise sia la seconda regione meno estesa (circa 4.500 chilometri quadrati) e meno popolosa (circa 290 mila abitanti) d’Italia dopo la Valle d’Aosta, queste elezioni regionali possono dare indicazioni interessanti sulle alleanze tra i partiti, soprattutto tra quelli di opposizione. Dai candidati in corsa alle regole del voto, abbiamo raccolto tutto quello che c’è da sapere per arrivare informati alle elezioni regionali in Molise.

I candidati

I candidati alla presidenza della Regione Molise sono tre. Il candidato della coalizione di centrodestra è Francesco Roberti, 56 anni, dal 2019 sindaco di Termoli e presidente della provincia di Campobasso. Oltre che da Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, Roberti è sostenuto dall’Unione di centro, da Popolari per l’Italia e da due liste civiche, tra cui la lista civica personale “Il Molise in buone mani-Roberti presidente”. Roberti ha ricevuto il sostegno anche di Italia Viva, che però non ha presentato una lista. Ad aprile Italia viva aveva intenzione di presentare un candidato presidente autonomo insieme ad Azione di Carlo Calenda e alla lista civica “Molise al centro”, ma alla fine questo non è avvenuto. Al momento Azione non sostiene nessuno dei candidati in corsa. 

Il candidato dei partiti di opposizione è Roberto Gravina, 45 anni di età. Esponente del Movimento 5 Stelle, Gravina è sindaco di Campobasso dal 2018, quando ha vinto il ballottaggio delle elezioni comunali con quasi il 70 per cento delle preferenze. Alle elezioni regionali Gravina è sostenuto anche del Partito Democratico, da Alleanza Verdi-Sinistra, dal Partito Socialista Italiano e da due liste civiche, tra cui la lista civica personale “Gravina presidente-Progresso Molise”. 

Il terzo candidato alla presidenza della regione è Emilio Izzo, che si colloca fuori dai due schieramenti principali. Izzo, 69 anni di età, è stato direttore del Polo museale del Molise ed è sostenuto dal “Movimento politico di salvezza pubblica”. Quest’ultimo unisce alcuni partiti che alle elezioni politiche del 2022 si sono presenti nella lista Italia Sovrana e Popolare, tra cui Riconquistare l’Italia. Italia Sovrana e Popolare è stata una lista “antisistema”, su posizioni sovraniste, euroscettiche, populiste e no vax, guidata dall’attuale presidente onorario del Partito Comunista Marco Rizzo. Il logo del “Movimento politico di salvezza pubblica” è un cerchio nero con all’interno uno sfondo rosso su cui è disegnato un maiale. Lo slogan della lista è: “Io non voto (i soliti… noti)”.
Le regole del voto

La votazione del presidente della regione e del consiglio regionale del Molise avviene su un’unica scheda, su cui gli elettori possono esprimere il loro voto in più modi. Possono votare solo per il candidato alla carica di presidente della regione; possono votare solo per una lista, e in questo caso il voto va automaticamente anche al candidato presidente collegato; o votare per un candidato consigliere regionale esprimendo la preferenza sulla scheda. In quest’ultimo caso il voto viene attribuito anche alla lista e al suo candidato presidente. Non è consentito invece votare per un candidato presidente e una lista a lui non collegata (il cosiddetto “voto disgiunto”). 

I consiglieri regionali da eleggere in Molise sono 20. La legge elettorale regionale prevede una sola circoscrizione elettorale, che corrisponde all’intero territorio della regione. Viene eletto presidente il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Le liste collegate al candidato presidente vincitore ottengono almeno 12 seggi in consiglio regionale, mentre le liste sconfitte possono ottenere da un minimo di sei a un massimo di otto seggi. Se una lista o una coalizione non ottengono almeno l’8 per cento dei voti, non eleggono nessun consigliere regionale. Se nessun altro candidato presidente, oltre a quello vincitore, ha raggiunto questa soglia, alla distribuzione dei seggi partecipa comunque la coalizione o la lista collegata al secondo candidato più votato.

Com’è andata in passato

Stando ai risultati delle elezioni più recenti, al momento non c’è un candidato favorito per le elezioni regionali in Molise e la situazione è incerta.

Alle elezioni regionali del 2018 ha vinto il candidato della coalizione di centrodestra Donato Toma con il 43,5 per cento dei voti (poco più di 72 mila preferenze). In questa occasione, però, il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico hanno sostenuto due candidati diversi. Andrea Greco, candidato del Movimento 5 Stelle, è arrivato secondo con il 38 per cento (circa 65 mila voti), mentre Carlo Veneziale, candidato del PD e di Liberi e Uguali, è arrivato terzo con il 17 per cento (quasi 29 mila voti). 

Alle elezioni europee del 2019, se si guardano i risultati del voto nel solo Molise, il partito più votato è stato il Movimento 5 Stelle con quasi il 29 per cento (più di 43 mila preferenze), seguito dalla Lega con il 24 per cento (circa 36.500 preferenze) e da Forza Italia con il 15 per cento (circa 23 mila preferenze). Il Partito Democratico è arrivato quarto con poco più di 22 mila voti, pari a circa il 15 per cento, mentre Fratelli d’Italia è arrivato quinto con meno di 10 mila voti, pari a circa il 6 per cento. 

Quattro anni dopo, alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, è risultata vincitrice la coalizione di centrodestra. Al Senato la coalizione formata da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati ha ottenuto più di 55 mila voti, pari a circa il 43 per cento. Il Movimento 5 Stelle è arrivato secondo con quasi 32 mila voti (circa il 25 per cento), perdendone circa 9 mila rispetto alle elezioni europee, ma rimanendo comunque il primo partito in regione. La coalizione formata da Partito Democratico, Alleanza Verdi-Sinistra, Più Europa e Impegno Civico è invece arrivata terza con circa 30.500 voti, pari al 23,5 per cento.

La scelta del candidato nel centrodestra

Tra i partiti di centrodestra, la scelta di candidare Roberti come presidente di regione ha fatto discutere. Come detto in precedenza, il presidente uscente Toma è stato eletto per la prima volta nel 2018 e avrebbe potuto quindi candidarsi per un secondo mandato. Secondo fonti stampa, questo non è però avvenuto perché Forza Italia, il partito di cui fa parte Toma, ha chiesto al presidente in carica di farsi da parte in favore di Roberti, anche lui esponente del partito fondato da Silvio Berlusconi. Negli ultimi mesi i rapporti tra Toma e la maggioranza di centrodestra al governo sono stati altalenanti. Per esempio il 18 marzo Toma ha annunciato le sue dimissioni da commissario regionale per il recupero dei debiti della sanità molisana, ruolo che gli è stato affidato dal governo Draghi ad agosto 2021. Due giorni dopo Toma ha ritirato le dimissioni, convinto dall’allora vicepresidente di Forza Italia Antonio Tajani. 

Di recente Toma ha espresso comunque alcune critiche nei confronti del governo Meloni. Il 26 maggio, in un’intervista con Il Dubbio, Toma ha detto di essere favorevole alla nomina del presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini come commissario alla ricostruzione per le zone colpite a maggio dall’alluvione, posizione non condivisa dai partiti di centrodestra.

Il confronto tra PD e Movimento 5 Stelle

Per il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle queste elezioni regionali sono una prova per capire quanti voti possono raccogliere da alleati. Da mesi è in corso infatti una discussione interna al PD su una possibile alleanza a livello nazionale con il partito guidato da Giuseppe Conte, ma non tutti sono d’accordo. Tra le varie cose, a pesare sono le posizioni del Movimento 5 Stelle sulla guerra in Ucraina. La stessa segretaria del PD Elly Schlein è stata criticata da esponenti del suo partito per aver partecipato alla manifestazione “Basta vite precarie”, organizzata dal Movimento 5 stelle a Roma il 17 giugno. Il 20 giugno, ospite a Otto e mezzo su La7, il presidente del Movimento 5 Stelle Conte ha confermato (min. -8:40) che al momento non è favorevole a un’alleanza stabile a livello nazionale con il PD. Il 22 giugno, ospite sempre a L’Aria che tira su La7, Conte ha tenuto a precisare (min. 1:11) che per lui Gravina è il candidato presidente del «campo progressista», e non «di tutto il centrosinistra». Secondo Conte quest’ultima è una formula «equivoca e del passato». 

Il 22 giugno Conte e Schlein si sono incontrati in un bar a Campobasso, insieme al segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e a Gravina. Il presidente del Movimento 5 Stelle e la segretaria del PD non parteciperanno insieme alla chiusura della campagna elettorale di Gravina, in programma venerdì 23 giugno alle ore 19:30 a Campobasso.

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