Il governo ha alzato, non tagliato, le tasse sulla casa

Fratelli d’Italia ripete che «la casa è sacra e non si tocca», ma la legge di Bilancio ha aumentato alcune imposte sugli immobili
ANSA
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Negli ultimi giorni vari esponenti di Fratelli d’Italia, tra cui il capogruppo alla Camera Tommaso Foti e il sottosegretario della Giustizia Andrea Delmastro, hanno scritto sulle loro pagine social che «la casa è sacra e non si tocca», in risposta a una proposta avanzata il 14 gennaio su La Stampa dall’ex ministra del Lavoro Elsa Fornero. Secondo Fornero bisognerebbe introdurre un’imposta patrimoniale sugli immobili per raccogliere risorse e, tra le altre cose, ridurre il debito pubblico. «Con Fratelli d’Italia al governo non ci sarà alcun aumento delle tasse, tanto meno sulla casa», ha scritto il partito sulle sue pagine social ufficiali, ignorando però una cosa importante. La nuova legge di Bilancio per il 2024 ha aumentato alcune tasse proprio sulla casa, considerata «sacra» e intoccabile.
La legge di Bilancio ha aumentato l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero, abbreviata con la sigla “Ivie”. Questa imposta deve essere pagata ogni anno da chi possiede case, fabbricati e terreni fuori dall’Italia, a esclusione della prima casa. Il valore di questa imposta era pari allo 0,76 per cento del valore dell’immobile, ora la nuova legge di Bilancio ha alzato questa aliquota all’1,06 per cento. Il governo ha stimato di incassare nel 2025 75 milioni di euro in più grazie a questo aumento.

Dopo alcune trattative, i partiti che sostengono il governo hanno trovato un accordo per aumentare con la legge di Bilancio le imposte sui cosiddetti “affitti brevi”, quelli che durano meno di un mese. Chi affitta più di un appartamento per meno di 30 giorni pagherà più imposte, visto che l’aliquota della cedolare secca è stata alzata dal 21 per cento al 26 per cento. Chi sceglie di aderire al regime facoltativo della cedolare secca paga un’unica aliquota di tassazione sul reddito generato dall’affitto di un immobile. In questo modo il governo stima di incassare 6 milioni di euro in più nel 2025.

Il governo ha poi deciso di aumentare le imposte per chi decide di vendere una seconda casa ristrutturata con il Superbonus 110 per cento. Se si vende l’immobile entro i dieci anni dalla ristrutturazione, bisogna versare al fisco il 26 per cento della plusvalenza generata dalla vendita. Senza entrare troppo nei dettagli, la percentuale del 26 per cento si applicherà sulla differenza tra il prezzo con cui si è acquistato l’immobile in passato e il prezzo della sua vendita, sottraendo le spese per eventuali costi di interventi edilizi fatti negli anni, a eccezione di quelli coperti dal Superbonus. Se si vende l’immobile in un periodo tra i sei e i dieci anni successivi alla ristrutturazione, nel calcolare la plusvalenza si tiene conto della metà delle spese coperte dal Superbonus. Queste nuove regole valgono solo per chi ha usufruito del Superbonus attraverso lo sconto in fattura o la cessione del credito a una banca. Su questa nuova norma non sono state fatte stime sul potenziale gettito aggiuntivo. 

Queste novità contenute nella legge di Bilancio per il 2024 sono state criticate, tra gli altri, da Confedilizia, una delle principali associazioni che rappresentano i proprietari di abitazioni. A novembre scorso, in un’audizione in Senato, Confedilizia ha espresso un giudizio «di netta contrarietà» all’aumento della cedolare secca per gli affitti brevi. È stata criticata anche la norma sulle plusvalenze, così come l’incremento dell’Ivie, che ha suscitato «forti perplessità» in Confedilizia.

Ricordiamo che in Italia un’imposta patrimoniale sulla casa esiste già: è l’Imu, con cui lo Stato ha incassato nel 2022 (dati più aggiornati) circa 20 miliardi di euro. 

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