Quante sono state davvero le frodi del Superbonus

Da tempo circolano cifre miliardarie sulle truffe legate ai bonus edilizi: abbiamo messo un po’ di ordine tra i numeri
ANSA
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Aggiornamento 2 marzo, ore 16:30 – In un’audizione alla Commissione Finanze della Camera, il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini ha dichiarato che le attività di analisi e di controllo della sua agenzia e della Guardia di finanza hanno permesso di «individuare un ammontare complessivo di crediti d’imposta irregolari pari a 9 miliardi, di cui circa 3,6 miliardi oggetto di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria». «In tale ricostruzione sono ricompresi crediti irregolari pari a 2,1 miliardi di euro che l’amministrazione è stata posta nelle condizioni di sospendere preventivamente e scartare», ha aggiunto Ruffini.

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Nel dibattito politico di questi giorni chi difende la scelta del governo di bloccare la cessione dei crediti d’imposta dei bonus edilizi, tra cui il Superbonus, sostiene che questi provvedimenti hanno causato frodi per vari miliardi di euro. Per esempio di recente, durante la sua videorubrica “Gli appunti di Giorgia”, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato (min. 4:16) che a oggi sono stimati «9 miliardi di euro di truffe, cioè di lavori che non sono stati fatti, di lavori che sarebbero stati fatti su edifici che non esistono». 

Questa cifra è attendibile? Cerchiamo di mettere un po’ di ordine sui numeri in circolazione tenendo a mente una cosa: stiamo parlando di un fenomeno illegale e quindi per sua natura nascosto e difficile da monitorare. Fino a oggi le stime più affidabili sono state rese pubbliche dalla Guardia di finanza e dall’Agenzia delle entrate e sono più basse dei 9 miliardi citati da Meloni.

I dati della Guardia di finanza

Il 16 febbraio il colonnello Marco Thione, capo dell’ufficio “Tutela entrate” della Guardia di finanza, ha tenuto un’audizione alla Commissione Finanze e tesoro del Senato. Nelle ultime settimane questa commissione ha avviato un’indagine conoscitiva sugli strumenti di incentivazione fiscale con particolare riferimento ai crediti d’imposta. Il termine “indagine conoscitiva” fa riferimento alla possibilità per le commissioni parlamentari, sia del Senato sia della Camera, di effettuare una serie di audizioni per acquisire da esperti e istituzioni informazioni e documenti su un determinato tema. Al termine dell’indagine viene solitamente approvato e pubblicato un documento con i suoi risultati. 

Il colonnello Thione ha dichiarato che da novembre 2021 alla data dell’audizione, dunque in circa 15 mesi, la Guardia di finanza ha consentito il sequestro preventivo di crediti d’imposta inesistenti per un valore superiore ai 3,7 miliardi di euro. Secondo la Guardia di finanza, se non fossero stati sequestrati grazie all’intervento dei finanzieri, questi crediti d’imposta sarebbero stati «compensati con debiti tributari e previdenziali, con conseguenti ingenti perdite per l’erario».

In concreto si tratta di crediti d’imposta per lavori di edilizia mai effettuati. Ricordiamo che con il Superbonus e altri bonus edilizi lo Stato ripaga completamente o in parte i lavori di riqualificazione edilizia o di efficientamento energetico e sismico attraverso i crediti d’imposta, ossia uno sconto sulle tasse da pagare spalmato nel tempo. A maggio 2020 il decreto “Rilancio”, approvato dal secondo governo Conte, ha permesso la cessione dei crediti d’imposta a istituti finanziari, come le banche, per recuperare subito la liquidità per i lavori o alle imprese edili, che potevano così applicare lo sconto direttamente in fattura. Queste due possibilità sono state bloccate il 16 febbraio dal governo Meloni con un decreto-legge, ora all’esame della Camera. 

Il 22 febbraio il comandante generale della Guardia di finanza Giuseppe Zafarana ha tenuto un’audizione alla Commissione Finanze della Camera «sulle tematiche relative all’operatività del corpo», dove ha sottolineato (min. 1:01:18) che «il problema non sono tanto i bonus, ma la cedibilità dei crediti». Tra le altre cose Zafarana ha ribadito il dato dei 3,7 miliardi di frodi scoperte, aggiungendo che il 98 per cento dei crediti fiscali fittizi sequestrati dalla Guardia di finanza fanno riferimento ad attività condotte prima dell’entrata in vigore del cosiddetto “decreto Antifrode”, approvato a novembre 2021 dal governo Draghi proprio per limitare le truffe dei bonus. 

Sottolineiamo che i numeri visti finora fanno riferimento solo alle operazioni della Guardia di finanza e dunque sono con tutta probabilità parziali per descrivere il fenomeno delle truffe.

I dati dell’Agenzia delle entrate

Nella sua audizione alla Camera Zafarana ha anche sottolineato (min. 1:02:55) che una parte delle indagini della Guardia di finanza è stata avviata dopo l’arrivo di segnalazioni da parte dell’Agenzia delle entrate. Proprio quest’ultima in passato ha divulgato alcuni numeri sulle frodi relative al Superbonus e agli altri bonus edilizi.

Oltre un anno fa, il 10 febbraio 2022, il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini ha dichiarato in un’audizione in Parlamento che fino a quella data le attività di analisi e di controllo avevano permesso di individuare dalla sua agenzia e dalla Guardia di finanza crediti d’imposta inesistenti per 4,4 miliardi di euro. Di questi, 2,3 miliardi di euro erano stati oggetto di sequestri preventivi da parte delle autorità giudiziarie, a seguito delle segnalazioni dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di finanza. I restanti erano invece oggetto di indagini in corso e di richieste di sequestro preventivo inoltrate alle autorità.

Secondo i dati aggiornati al 31 dicembre 2021, all’epoca le cessioni dei crediti d’imposta e gli sconti in fattura per i bonus edilizi ammontavano a circa 38,4 miliardi di euro. Secondo i dati più aggiornati, al 31 gennaio 2023 le detrazioni maturate per i lavori conclusi hanno raggiunto i 54,7 miliardi di euro, mentre quelle previste a fine lavori quasi 71,8 miliardi. 

Nell’audizione di Ruffini del 10 febbraio 2022 erano stati forniti i dati dell’Agenzia dell’entrate sui bonus edilizi più utilizzati per realizzare le frodi nell’ambito della cessione dei crediti d’imposta. A quella data il 46 per cento delle frodi riguardava il bonus “Facciate”, il 34 per cento l’Ecobonus e solo il 3 per cento il Superbonus. Come sottolineato di recente da Zafarana, il problema non sembra essere stato soltanto il Superbonus, ma in particolare il meccanismo della cessione dei crediti d’imposta esteso a quasi tutti i bonus edilizi, introdotto nel 2020 (e poi modificato varie volte nel tempo) con lo stesso decreto che ha creato il Superbonus.
Tabella 1. Dati forniti da Ruffini nell’audizione di febbraio 2022 – Fonte: Agenzia delle entrate
Tabella 1. Dati forniti da Ruffini nell’audizione di febbraio 2022 – Fonte: Agenzia delle entrate

E i 9 miliardi di euro di Meloni?

I numeri visti fino a qui sono più bassi dei 9 miliardi di euro citati da Meloni. Da dove viene quindi questa cifra? Durante l’audizione del 22 febbraio alla Camera il deputato del Movimento 5 stelle Emiliano Fenu ha fatto (min. 48:02) questa domanda a Zafarana. 

«Io non ho questo dato: probabilmente il direttore Ruffini, che sarà audito tra qualche giorno, potrà dare qualche elemento di ragguaglio ulteriore», ha risposto (min. 1:3:20) il comandante generale della Guardia di finanza. Il dato dei 9 miliardi «credo che si riferisca ad altre componenti che si aggiungono ai 3,7 miliardi e che sono per esempio determinati dai crediti sospesi dall’Agenzia delle entrate oppure dai crediti fiscali che non sono ancora stati sequestrati ma che sono oggetto di indagini, per cui vige il segreto investigativo», ha aggiunto Zafarana. 

Per il momento questa cifra va dunque presa con molta cautela non trovando riscontro nei dati resi pubblicamente disponibili dalla Guardia di finanza e dall’Agenzia delle entrate.

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