Che cosa c’entra la fine del mercato tutelato con il Pnrr

Il provvedimento è stato concordato con l’Ue dal governo Draghi, supportato anche dal PD, ma in realtà ha una storia lunga e travagliata
ANSA
ANSA
Acquista Bugie al potere, il libro di Pagella Politica con il fact-checking del primo anno del governo Meloni. È disponibile anche in tutte le librerie.

In questi giorni il dibattito politico si sta concentrando sulla fine del mercato tutelato per l’energia elettrica e il gas, prevista con l’inizio del prossimo anno. Vari esponenti dei partiti all’opposizione, dalla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein al presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, hanno criticato la scelta del governo Meloni di non prorogare queste due scadenze, una decisione che non ha convinto neppure il leader della Lega Matteo Salvini. 

Per difendere il governo dalle critiche, il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr Raffaele Fitto ha detto durante una conferenza stampa che la fine del mercato tutelato è un obiettivo concordato dal precedente governo Draghi per ricevere una parte dei soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Anche altri esponenti della maggioranza hanno usato un’argomentazione simile. «Trovo incredibile che il PD giochi a fare l’anima bella sulla fine del mercato tutelato per l’energia: si tratta di un punto del Pnrr votato anche dal Partito Democratico», ha dichiarato per esempio il senatore della Lega Claudio Borghi, favorevole comunque a prorogare le scadenze.

Ma davvero la fine del mercato tutelato è un obiettivo inserito nel Pnrr? La risposta è sì, anche se stiamo parlando di una misura su cui si discute da ben prima che il piano fosse approvato.

Le puntate precedenti

Per capirci qualcosa di più, bisogna fare un passo indietro nel tempo di sei anni. Ad agosto 2017, quando era in carica il governo Gentiloni, la legge annuale sulla concorrenza ha fissato al 1° luglio 2019 la cessazione del regime di maggior tutela nel settore del gas naturale e nel settore dell’energia elettrica. I servizi di fornitura di energia elettrica e gas nel regime di maggior tutela (detto anche “mercato tutelato”) hanno prezzi e condizioni contrattuali definiti dall’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), e riguardano famiglie o piccole imprese che non hanno ancora scelto un venditore nel mercato libero. 

La scadenza fissata al 1° luglio 2019 è stata prorogata varie volte. A settembre 2018, durante il primo governo Conte (sostenuto da Movimento 5 Stelle e Lega), la fine del mercato tutelato per energia elettrica e gas è stata spostata al 1° luglio 2020. A febbraio 2020, durante il secondo governo Conte (sostenuto tra gli altri dal Partito Democratico), sono state introdotte altre modifiche: per le piccole imprese la fine del mercato tutelato dell’energia elettrica è stata posticipata al 1° gennaio 2021, mentre per gli altri clienti al 1° gennaio 2022, compresi quelli del mercato tutelato del gas. A febbraio 2021, a pochi giorni dall’insediamento del governo Draghi (sostenuto tra gli altri dal Partito Democratico e dalla Lega), è stato convertito in legge il decreto “Milleproroghe”, che ha modificato ancora una volta la scadenza finale, portandola dal 1° gennaio 2022 al 1° gennaio 2023. 

Gli interventi approvati durante il governo Draghi non sono finiti qui. Alla fine del 2021 è stato deciso che ci fosse un periodo di transizione con la completa apertura al mercato libero per la fornitura di energia elettrica, prevedendo che il mercato tutelato rimanesse in vigore per i clienti considerati più vulnerabili. Infine, durante le prime settimane di governo Meloni, è stato stabilito che il mercato tutelato per il gas finisse il 10 gennaio 2024, insieme a quello per l’energia elettrica.

Ad agosto 2023 Arera ha approvato le modalità con cui i clienti che entro il 10 gennaio 2024 non avranno lasciato il mercato tutelato saranno affidati al cosiddetto “servizio a tutele graduali”. Questo è un sistema transitorio che entrerà in vigore con la fine del mercato tutelato per i clienti non vulnerabili. Il 1° aprile 2024 saranno trasferiti sotto questo servizio i clienti che nei tre mesi precedenti non avranno scelto di sottoscrivere un contratto per la fornitura di energia elettrica con un fornitore del mercato libero.

Dunque il percorso della fine del mercato tutelato è stato piuttosto accidentato rispetto ai piani originari. Ma in tutto ciò, che ruolo ha avuto il Pnrr?

Gli impegni del Pnrr

Nel testo ufficiale del Pnrr, pubblicato dal governo Draghi nell’estate del 2021, c’è un passaggio dedicato proprio alla necessità di ampliare la concorrenza nel mercato delle forniture energetiche. «In materia di vendita di energia elettrica, occorre completare il processo di piena liberalizzazione nel settore previsto per il 2023, attraverso l’adozione di regole finalizzate ad assicurare un passaggio consapevole e trasparente al mercato libero da parte della clientela domestica e delle microimprese, anche seguendo il modello già adottato per il servizio a tutele graduali, fissando tetti alla quota di mercato, e potenziando la trasparenza delle bollette per garantire maggiore certezza ai consumatori», si legge nel Pnrr. 

Questo impegno è stato inserito tra gli obiettivi e i traguardi da centrare entro la fine dell’anno scorso per chiedere i soldi della terza rata del piano. Nella seconda relazione sullo stato di attuazione del Pnrr, pubblica a ottobre 2022, il governo Draghi aveva detto di aver raggiunto questo obiettivo e, dopo lunghe trattative con il governo Meloni, a luglio 2023 la Commissione europea ha dato il suo prima via libera all’erogazione della rata, successivamente effettuata a ottobre.

Ricapitolando: è vero che l’impegno di porre fine al mercato tutelato è stato confermato dal governo Draghi, con il voto tra gli altri del Partito Democratico, anche se questo era già in programma prima dell’approvazione del Pnrr.

Il 28 novembre, durante una conferenza stampa, la responsabile del PD per la conversione ecologica Annalisa Corrado ha detto che usare il Pnrr per giustificare la fine del mercato tutelato è «veramente una scusa». «Quando è stato siglato questo accordo non era ancora accaduto quello che è accaduto nel 2022, che nessuno poteva aspettarsi. Quindi questa cosa è stata inserita nel Pnrr con un mondo diverso, con un mercato totalmente diverso», ha dichiarato Corrado, trovando l’appoggio della segretaria Schlein. 

Non tutti gli esponenti del PD la pensano però in questo modo. In un’intervista con Il Foglio, il deputato del PD Enzo Amendola ha dichiarato che «gli impegni europei vanno rispettati». «L’uscita dal regime di tutela andava fatta, perché faceva parte degli accordi europei e specificamente di quelli sul Pnrr, ma con più programmazione e organizzazione, non di botto come se ci fossimo svegliati all’improvviso per questo provvedimento», ha comunque aggiunto l’ex ministro per gli Affari europei del secondo governo Conte ed ex sottosegretario con delega agli Affari europei del governo Draghi.

Acquista Bugie al potere, il libro di Pagella Politica con il fact-checking del primo anno del governo Meloni. È disponibile anche in tutte le librerie.

AIUTACI A CRESCERE NEL 2024

Siamo indipendenti: non riceviamo denaro da partiti né fondi pubblici dalle autorità italiane. Per questo il contributo di chi ci sostiene è importante. Sostieni il nostro lavoro: riceverai ogni giorno una newsletter con le notizie più importanti sulla politica italiana e avrai accesso a contenuti esclusivi, come le nostre guide sui temi del momento. Il primo mese di prova è gratuito.
Scopri che cosa ottieni
Newsletter

I Soldi dell’Europa

Il lunedì, ogni due settimane
Il lunedì, le cose da sapere sugli oltre 190 miliardi di euro che l’Unione europea darà all’Italia entro il 2026.

Ultimi articoli