Il fact-checking di Giorgia Meloni a Quarta Repubblica

Dal Superbonus all’immigrazione, abbiamo verificato otto dichiarazioni fatte in tv dalla presidente del Consiglio 
ANSA
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Il 22 gennaio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata ospite del programma Quarta Repubblica su Rete 4. In quasi un’ora di intervista la leader di Fratelli d’Italia ha parlato di molti temi, dall’economia all’immigrazione passando per le elezioni europee. Tra le altre cose, Meloni ha detto che non ha ancora deciso se si candiderà alle elezioni di giugno 2024 e ha confermato che l’Italia parteciperà a una missione militare nel Mar Rosso, insieme a Francia e Germania, per difendere le navi dagli attacchi dei ribelli Houthi provenienti dallo Yemen.

Abbiamo controllato otto dichiarazioni della presidente del Consiglio per vedere se ha sempre detto la verità oppure no.

Il commercio con la Turchia

«Con la Turchia abbiamo attualmente un interscambio commerciale che ha superato i 25 miliardi di euro»

Questa cifra è corretta. Secondo i dati più aggiornati del Ministero degli Esteri, nel 2022 le esportazioni dell’Italia verso la Turchia hanno raggiunto un valore pari a 13,4 miliardi di euro, mentre le importazioni dalla Turchia nel nostro Paese hanno raggiunto i 12,2 miliardi di euro. Sommando esportazioni e importazioni, si ottiene l’interscambio commerciale tra i due Paesi, che nel 2022 ha superato i 25 miliardi di euro.

Il commercio attraverso il Mar Rosso

«Dal Mar Rosso transita bene o male il 15 per cento del commercio mondiale»

Non è chiara quale sia la fonte della percentuale indicata da Meloni. Si può però fare un’ipotesi. A marzo 2021, quando il Canale di Suez fu bloccato per alcuni giorni a causa dell’incagliamento della nave Ever Given, varie testate internazionali – dal New York Times al Washington Post – hanno scritto che il «15 per cento del traffico marittimo globale» passa dal Mar Rosso. Non si sta quindi parlando del 15 per cento di tutto il commercio mondiale, che comprende anche il trasporto via aereo, su rotaia o su ruota. 

La fonte di questa stima è l’agenzia di rating Moody’s, che all’epoca aveva cercato di quantificare le ricadute dell’incidente sui mercati e sugli investitori.

La gestione dell’immigrazione

«Rivendico il ruolo che l’Italia ha avuto in questo anno nel ribaltare il punto di vista europeo in tema di immigrazione. Ieri si discuteva solo di come li distribuiamo, adesso si discute solo di come fermiamo le partenze illegali»

Già negli scorsi mesi la presidente del Consiglio ha esagerato i risultati ottenuti dal governo italiano sull’immigrazione. Come abbiamo spiegato in altri fact-checking, nelle conclusioni di vari Consigli europei, prima della partecipazione del governo Meloni, i Paesi dell’Unione europea hanno sottolineato più volte l’importanza di contrastare gli arrivi illegali di migranti via mare.

Al di là dell’iperbole, resta esagerato dire che oggi in Europa si discute «solo» di come fermare le partenze illegali. Per esempio, dopo trattative durate anni, lo scorso 20 dicembre i Paesi membri dell’Ue hanno trovato un accordo per riformare le regole europee sui migranti che arrivano in Europa. Tra le altre cose l’accordo prevede un meccanismo di ridistribuzione dei richiedenti asilo tra i vari Paesi Ue, che si attiverà in caso di circostanze eccezionali.

La crescita della borsa

«Mi dice quanto le ho fatto guadagnare [investendo in borsa]? Perché la borsa ha fatto +35 per cento in un anno dal novembre 2022 al novembre 2023»

La percentuale indicata dalla presidente del Consiglio è esagerata, anche se è vero che nel 2023 la borsa italiana ha registrato la crescita più alta tra le principali borse europee. Tra novembre 2022 e il 2023 il FTSE MiB, il principale indice italiano che raggruppa le più grandi società quotate del Paese, è cresciuto del 23 per cento, non del 35 per cento.

Meloni esagera poi nel prendersi i meriti dell’andamento della borsa. I mercati sono infatti influenzati da molti fattori esterni, come gli eventi globali e le fluttuazioni dei prezzi delle materie materie, su cui si basano le scelte di molti attori, dalle imprese agli investitori internazionali. Se il valore della borsa italiana è aumentato in un anno, questo non è automaticamente un merito del governo italiano e delle misure economiche che ha adottato.

Quanto è costato il Superbonus

«La misura [il Superbonus, ndr] costa a ciascun italiano, neonati compresi, compresi quelli che non hanno una casa, più di 2 mila euro a testa»

Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), al 31 dicembre 2023 il totale delle detrazioni maturate con il Superbonus per i lavori conclusi aveva raggiunto i 99,7 miliardi di euro. Se dividiamo questa cifra per i circa 59 milioni di residenti in Italia, otteniamo quasi 1.700 euro a cittadino. Con tutta probabilità, parlando di oltre «2 mila euro a testa», Meloni considera nel calcolo tutti i bonus edilizi che hanno beneficiato dello strumento della cessione del credito d’imposta. 

Sottolineiamo che questo calcolo dà come risultato una media: in concreto, non significa che effettivamente ogni cittadino italiano deve versare allo Stato quasi 2 mila euro per coprire il costo del Superbonus e degli altri bonus edilizi.

Chi ha beneficiato del Superbonus

«Il 50 per cento di queste risorse [per il Superbonus, ndr] sono andate a beneficio del 10 per cento della fetta più ricca della popolazione»

La statistica citata da Meloni è contenuta in un audizione in Parlamento tenuta a marzo 2023 dall’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), un organismo indipendente che vigila sui conti pubblici italiani. Ma il calcolo dell’Upb non riguarda nello specifico solo il Superbonus.

L’Upb ha stimato la distribuzione rispetto al reddito delle detrazioni edilizie e di riqualificazione energetica tra il 2011 e il 2020, anno in cui è entrato in vigore il Superbonus. «Di questo tipo di agevolazioni beneficiano maggiormente i contribuenti con un patrimonio immobiliare e un alto reddito che, disponendo di liquidità e di capacità fiscale sufficiente, possono effettivamente scomputare le detrazioni dal debito di imposta», ha scritto l’Upb, facendo riferimento quindi a un periodo di tempo lungo dieci anni. «La metà dell’ammontare totale delle detrazioni è infatti fruito da poco più del 10 per cento dei contribuenti più ricchi. Nel confronto tra tipologie di agevolazione, appaiono leggermente più concentrate nel decile più ricco le detrazioni per interventi di riqualificazione energetica rispetto a quelle per ristrutturazione edilizia».

L’aumento dei tassi di interesse

«Quando la Banca centrale ha alzato i tassi di interesse, le banche hanno adeguato al rialzo i tassi di interesse che chiedevano sui mutui e i prestiti, ma non hanno adeguato il tasso di interesse che riconoscevano sui depositi»

Come abbiamo spiegato in un fact-checking pubblicato lo scorso agosto, su questo punto la presidente del Consiglio non la racconta giusta. Secondo i dati raccolti dall’Associazione bancaria italiana (Abi), tra giugno 2022 e giugno 2023 il tasso di interesse applicato dalle banche alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è cresciuto dal 2,05 per cento al 4,25 per cento. 

Nello stesso periodo di tempo, però, sono aumentati anche gli interessi riconosciuti sui nuovi conti deposito, dove le cifre depositate sono state vincolate con una durata prestabilita, passati dallo 0,29 per cento al 3,20 per cento.

L’obiettivo sulle privatizzazioni

«Noi prevediamo nel documento economico di Bilancio 20 miliardi in tre anni [di privatizzazioni]»

Questa cifra è corretta. Nella Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza del 2023, il governo ha scritto che nel triennio 2024-2026 punta a raccogliere dalle privatizzazioni una cifra pari all’1 per cento del Pil, dunque all’incirca 20 miliardi di euro.

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