Il fact-checking di Beppe Sala sull’inquinamento a Milano

Il sindaco contesta che il capoluogo lombardo sia la terza città più inquinata al mondo. Anzi: per Sala negli anni l’aria è migliorata, anche se «non abbastanza»
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Il 19 febbraio il sindaco di Milano Beppe Sala ha smentito la notizia, circolata molto sui social network e rilanciata da vari quotidiani, secondo cui il capoluogo della Lombardia sarebbe la terza città più inquinata al mondo. Queste «sono rilevazioni estemporanee, fatte da un ente privato che ogni tanto tira fuori questa cosa qua», ha dichiarato Sala ai giornalisti, aggiungendo che secondo l’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa) della Lombardia l’aria a Milano «è migliorata» nel tempo. «Io sostengo non abbastanza», ha aggiunto il sindaco di Milano.

Sala – che ricordiamo guida una giunta di centrosinistra – ha ragione oppure no? Facciamo un po’ di chiarezza.

La fonte contestata da Sala

La fonte secondo cui il 18 febbraio Milano era la terza città al mondo con il peggior inquinamento dell’aria è IQAir, un’azienda privata svizzera che produce sistemi per la purificazione dell’aria. Sul suo sito ufficiale, IQAir aggiorna quella che viene definita come la «classifica in tempo reale delle principali città più inquinate» al mondo. Alle ore 14 di martedì 20 febbraio Milano era posizionata al terzo posto, dietro a Chengdu in Cina e a Lahore in Pakistan. Dopo il capoluogo lombardo, seguivano la capitale del Bangladesh Dhaka e due città indiane, Kolkata e Delhi (Immagine 1).
Immagine 1. La classifica di IQAir sulle città più inquinate al mondo – Fonte: IQAir
Immagine 1. La classifica di IQAir sulle città più inquinate al mondo – Fonte: IQAir
Come spiega lo stesso sito ufficiale di IQAir, questa classifica, aggiornata di ora in ora, non tiene comunque in considerazione tutte le città del mondo, ma solo le cento tra quelle più grandi, dando la priorità alle città con oltre 300 mila abitanti sparse in tutto il mondo. La classifica di IQAir prende in considerazione il cosiddetto “particolato fine”, il PM2.5, ossia le polveri disperse nell’aria con un diametro inferiore ai 2,5 micrometri (un micrometro è un millesimo di un millimetro). Il PM2.5 è uno tra i tanti inquinanti che determinano la qualità dell’aria. I dati raccolti da IQAir, a detta dell’azienda svizzera, provengono «da una combinazione di stazioni di monitoraggio», governative e non solo.

Il chiarimento di Arpa

In passato Arpa Lombardia, l’agenzia regionale che tra le altre cose si occupa della lotta contro l’inquinamento atmosferico, ha già messo in guardia sull’affidabilità della classifica pubblicata da IQAir. A marzo 2023 infatti era già circolata la notizia secondo cui all’epoca Milano era la terza città più inquinata al mondo. Sul suo sito ufficiale, Arpa aveva spiegato che i dati pubblicati da IQAir non corrispondevano per la maggior parte dei casi «ai valori rilevati dalle stazioni della rete di monitoraggio regionale gestita da Arpa Lombardia». 

«In generale, esistono sul mercato diversi strumenti che permettono di stimare i livelli di inquinamento presenti nell’aria. Tali strumenti sono però basati su metodi di misura anche molto diversi tra loro. Inoltre, non sempre sono utilizzati attuando le procedure di controllo e assicurazione di qualità del dato, che garantiscano di minimizzare l’incertezza sui valori forniti», aveva scritto Arpa. «Anche i costi di acquisto, di gestione e di manutenzione di questi strumenti possono essere molto diversi tra loro, andando da poche centinaia di euro per quelli più semplici e senza necessità di gestione, a decine di migliaia di euro per quelli più sofisticati con costi di gestione superiori ai mille euro per ogni anno di attività, in relazione alle operazioni di controllo da effettuarsi».

Secondo Arpa, «tutti questi strumenti possono dare indicazioni di prima approssimazione sull’andamento degli inquinanti», ma «il valore specifico rilevato spesso risente di interferenti (quali per esempio, ma non solo, l’umidità) che possono portare a sovrastime o sottostime importanti». 

Nell’articolo di chiarimento pubblicato sul suo sito ufficiale, Arpa Lombardia aveva invitato a «fare molta attenzione nel comparare i risultati» raccolti in varie città, spiegando che un «confronto è sostenibile solo se vengono utilizzati metodi di misura coerenti con le norme di riferimento e con le procedure di controllo e assicurazioni di qualità necessarie». Tra le altre cose, i metodi per la raccolta dei dati devono essere certificati e ponderati. 

Una delle critiche fatte da Arpa Lombardia a IQAir, sebbene l’azienda svizzera non fosse esplicitamente menzionata, riguardava il confronto sulla concentrazione del PM2.5 nell’aria. Secondo l’agenzia regionale il periodo di riferimento corretto per stabilire la concentrazione del particolato fine e del PM10 (particelle con un diametro fino a 10 micrometri) sarebbe un giorno completo e non un’ora, come invece fa la classifica della società svizzera.

Questo non significa che la qualità dell’aria di Milano in questi giorni sia buona, anzi. Per esempio nella stazione di rilevamento in Via Senato, in centro a Milano, nella settimana tra il 13 e il 19 febbraio il valore limite giornaliero per il PM10 è stato superato sei volte (Grafico 1).
Grafico 1. Concentrazione del PM10 nell’aria, rilevata nella stazione in Via Senato a Milano – Fonte: Arpa Lombardia
Grafico 1. Concentrazione del PM10 nell’aria, rilevata nella stazione in Via Senato a Milano – Fonte: Arpa Lombardia
Per limitare gli effetti dell’inquinamento, da martedì 20 febbraio sono entrate in vigore nel capoluogo lombardo alcune limitazioni al traffico degli autoveicoli. 

Come è cambiata l’aria in Lombardia

Al di là del dibattito sulle classifiche a livello internazionale e sui dati di questi giorni, è vero che la qualità dell’aria in Lombardia e a Milano è migliorata nel corso degli anni, anche se rimangono ancora molti problemi. Nel complesso la Pianura Padana resta l’area più inquinata di tutta l’Unione europea, insieme alla Polonia meridionale. Come hanno spiegato i nostri colleghi di Facta.news, la Pianura Padana «ha la conformazione ideale per accogliere l’aria stagnante, soprattutto nei mesi invernali, durante periodi di alta pressione persistente e scarsa ventilazione».
«Si può affermare che il 2023, pur registrando ancora alcune situazioni di superamento degli standard normativi, talora anche significative, possa considerarsi complessivamente l’anno migliore da quando si è avviata la misura della qualità dell’aria. Non solo la media annuale di PM10 come da più anni ormai non supera in nessuna stazione i limiti normativi, ma anche la media annuale di PM2.5 è rimasta per la prima volta entro i limiti in tutta la Lombardia», ha scritto Arpa Lombardia in un rapporto pubblicato a gennaio 2024. 

La media annuale di PM10 da vari anni non supera in nessuna stazione i limiti imposti dalla legge e l’anno scorso, per la prima volta, anche la media annuale di PM2.5 è rimasta sotto i limiti in tutta la regione. Discorso diverso vale per i superamenti giornalieri. Quelli del PM10 «sono ancora diffusi», ha sottolineato Arpa Lombardia, sebbene con valori inferiori rispetto al 2022. 

L’anno scorso a Milano la soglia di 50 microgrammi al metro cubo di PM10 è stata superata in 59 giorni; vent’anni prima, nel 2002, lo sforamento era avvenuto in 163 giorni (Tabella 1). In tutto il 2023, nella stazione con la qualità d’aria peggiore di Milano, la concentrazione di PM2.5 è stata in media pari a 21 microgrammi per metro cubo d’aria, sotto la soglia limite di 25 microgrammi, contro i 30 microgrammi del 2012. Negli anni successivi questo indicatore ha avuto un andamento altalenante.
Tabella 1. Numero di giorni di superamento della soglia per il PM10 in ciascun anno nella stazione peggiore di ogni capoluogo – Fonte: Arpa Lombardia
Tabella 1. Numero di giorni di superamento della soglia per il PM10 in ciascun anno nella stazione peggiore di ogni capoluogo – Fonte: Arpa Lombardia
Secondo i dati raccolti nel 2021 e nel 2022 dall’Agenzia europea dell’ambiente, in quei due anni varie città in Polonia e nel Nord Italia hanno registrato dati peggiori di Milano sulla presenza del particolato fine nell’aria. 

Tornando alla Lombardia, per quanto riguarda gli altri inquinanti, nel 2023 in un numero limitato di stazioni nella regione è stato superato il valore limitato fissato per il biossido di azoto (NO2). Tra i capoluoghi, questo è avvenuto solo a Brescia e Milano. L’ozono ha sforato parecchie volte gli obiettivi fissati dalla legge sia per la protezione della vegetazione sia per la protezione della salute. Sui livelli di ozono hanno pesato, tra le altre cose, le «condizioni meteo quasi estive» che si sono protratte fino all’inizio di ottobre.

In estrema sintesi, questo è il quadro per quanto riguarda gli attuali limiti fissati dalla legge. Se si considerano i valori proposti come limiti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), «la strada da percorrere è ancora lunga e richiede una ulteriore, particolarmente rilevante, riduzione delle emissioni, possibile solo su tempi sufficientemente lunghi», ha aggiunto Arpa.

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