Quanto è costato il Mose e quanto costa ancora

Di recente, le barriere hanno protetto Venezia dall’acqua alta, ma sui costi dell’opera circolano molte stime: abbiamo fatto chiarezza
ANSA
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Aggiornamento 29 novembre – L’ufficio stampa del Commissario straordinario per il Mose ha fornito a Pagella Politica i dati aggiornati relativi ai costi per ogni sollevamento. L’articolo è stato aggiornato di conseguenza.

Tra il 22 e il 26 novembre il fenomeno dell’acqua alta a Venezia ha superato i 2 metri, ma l’attivazione del Modulo sperimentale elettromeccanico (Mose) ha però impedito all’acqua di alzare eccessivamente il livello della laguna, proteggendo la città ed evitando allagamenti e disagi ai cittadini. Il 22 novembre, durante una conferenza stampa, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini (Lega) ha definito il Mose «un’opera di ingegneria straordinaria che sta salvando un patrimonio dell’umanità», perché senza questo sistema di dighe mobili tra la laguna veneta e il mare Adriatico, «Venezia sarebbe sott’acqua».

Secondo Salvini, l’attivazione delle dighe e il loro funzionamento ha giustificato «il lavoro, l’impegno e la spesa» sostenuta per costruirle. Ma quanto è costato in totale il Mose? E quanto continua a costare allo Stato ogni volta che viene attivato? Abbiamo fatto chiarezza.

Che cos’è il Mose

Come spiega il sito del progetto, il Mose consiste in quattro barriere, a loro volta costituite da 78 paratoie mobili indipendenti, in grado di separare temporaneamente la laguna di Venezia dal mare Adriatico. Il Mose è stato pensato per difendere l’area sia dagli eventi di marea eccezionali e distruttivi, sia da quelli più frequenti: la struttura può proteggere Venezia e la laguna da maree alte fino a tre metri e da un innalzamento del livello del mare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni. 

L’idea di realizzare una struttura che proteggesse la laguna di Venezia dall’impatto delle maree risale agli anni Settanta del secolo scorso. Nel 1980 fu conferito a un gruppo di esperti l’incarico di redigere il cosiddetto “Progettone”, un progetto di massima per la realizzazione di un’opera che potesse arginare l’alta marea attraverso l’ostruzione delle bocche di Lido, Malamocco e Chioggia, i tre siti dove sono poi state costruite le barriere. Il primo prototipo ufficiale dell’infrastruttura fu inaugurato otto anni dopo, nel 1988, quando al progetto fu conferito anche il nome attuale, con un chiaro riferimento a Mosè, il personaggio biblico che ha separato le acque del Mar Rosso e permesso al popolo ebraico di fuggire dall’Egitto.

Negli anni successivi furono ultimati i progetti e realizzate una serie di valutazioni di impatto ambientale, anche negative, che rallentarono i lavori di progettazione, sbloccati solo nel 2000 in seguito a una sentenza del Tribunale regionale amministrativo (Tar) del Veneto. Anche la Commissione europea, nel 2001, contestò l’opera a causa della concessione dei lavori al Consorzio Venezia nuova (società costituita nel 1982 dalle imprese di costruzione incaricate) senza nessun bando di gara pubblica. I lavori per la realizzazione del Mose sono iniziati effettivamente quasi vent’anni fa, nel maggio del 2003, durante il secondo governo Berlusconi. Negli anni successivi però l’opera è stata coinvolta in una serie di scandali legati a tangenti e operazioni illecite, che ne hanno rallentato la realizzazione e hanno portato a 35 arresti per corruzione e frode fiscale a carico sia di dirigenti del Consorzio Venezia nuova sia di politici locali. 

Un intervento dell’Autorità nazionale anti corruzione (Anac) nel 2014 ha commissariato il Consorzio e nominato tre amministratori speciali, incaricati di supervisionare i lavori. Nel 2019, durante il secondo governo Conte, Elisabetta Spitz è stata nominata Commissaria straordinaria per il Mose, con il compito di «sovrintendere alle fasi di prosecuzione dei lavori volti al completamento» della struttura, come si legge nell’apposita sezione del sito della Presidenza del Consiglio. 

Il 3 ottobre 2020 l’opera è stata attivata per la prima volta durante un test. Oggi, il Mose è stato completato per oltre il 90 per cento, e i lavori dovrebbero terminare entro il 31 dicembre 2023. Ma quanto è costato costruirlo, e quanto costerà mantenerlo in funzione?

Quanto costa il Mose

Come si legge in un approfondimento del Post, nel 2001 il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) inserì il progetto del Mose nell’elenco delle infrastrutture strategiche, stimando i costi per il completamento dei lavori in 4,1 miliardi di euro.

Questa previsione si è però rivelata essere eccessivamente ottimistica. I dati più aggiornati relativi al costo del Mose sono forniti dal Rapporto 2022 sulle infrastrutture strategiche e prioritarie, curato dal Servizio studi della Camera e pubblicato lo scorso maggio. Al 31 maggio 2022, il costo indicato per il Mose era di 6,2 miliardi di euro, 670 milioni in più rispetto ai 5,5 miliardi rilevati a dicembre 2020 e oltre due miliardi in più – il 51 per cento – rispetto a quanto inizialmente previsto. 

Oltre ai costi di costruzione, un’infrastruttura complessa come il Mose richiede costanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e implica costi operativi non indifferenti. Nell’agosto 2020, con il decreto “Agosto”, il secondo governo Conte ha stanziato (art. 95) 40 milioni di euro all’anno, tra il 2021 e il 2034, per «le attività di gestione e di manutenzione ordinaria» del Mose. Con la legge di Bilancio per il 2021, poi, lo stesso governo ha aggiunto ulteriori 23 milioni all’anno a partire dal 2022. Complessivamente, quindi, il Mose può contare su 63 milioni di euro all’anno per le spese di manutenzione, come indicato anche dalla relazione trimestrale sull’opera pubblicata dalla struttura della commissaria straordinaria Spitz.

Tuttavia, nonostante questo stanziamento preventivo, non esiste un piano di manutenzione dell’infrastruttura che possa stabilire nel dettaglio quali sono gli interventi ordinari che ogni anno sono richiesti per garantire il funzionamento del Mose. Nel febbraio 2021, Spitz aveva auspicato la stesura di un piano di manutenzione programmata «al fine di far durare l’opera il più a lungo possibile», ma a quasi due anni di distanza non è stato approvato nessun documento.

Per quanto riguarda invece i costi operativi, in un’audizione alla Camera dello scorso giugno Spitz ha detto che dal 10 luglio 2020, quando è stata effettuata la prima prova completa di innalzamento delle barriere, a fine giugno 2022, il Mose è stato attivato 33 volte, ossia ogni volta che la marea ha superato la soglia media di 130 centimetri sopra al livello del mare. La frequenza di utilizzo delle barriere è stata di gran lunga superiore rispetto alle previsioni, secondo cui il Mose avrebbe dovuto essere attivato quattro o cinque volte a stagione. 

L’ufficio stampa del Commissario straordinario per il Mose ha spiegato a Pagella Politica che nel periodo 2020-2021 ogni sollevamento è costato 272 mila euro, mentre nel 2021-2022 i costi sono scesi a 211 mila euro per sollevamento, grazie soprattutto a miglioramenti nelle procedure: per esempio, in passato per alzare le paratoie erano necessari 60 minuti, mentre ora ne bastano 30. Nell’audizione alla Camera, Spitz ha affermato che l’obiettivo è di arrivare a spendere al massimo 220 mila euro per quattro sollevamenti.

Ricapitolando: secondo i dati più aggiornati, la costruzione del Mose è costata 6,2 miliardi di euro. Lo Stato ha stanziato 63 milioni di euro all’anno dal 2022 per le attività di manutenzione, mentre il costo per ogni sollevamento è variato nel tempo da un massimo di 272 mila euro a un minimo di 211 mila. 

Al di là dei costi e dei lunghi tempi di realizzazione, il Mose ha dimostrato di funzionare e tra il 22 e il 26 novembre ha protetto la città di Venezia da potenziali allagamenti dovuti all’alta marea. Circa tre anni prima, nel novembre 2019, le cose erano andate diversamente: l’innalzamento della marea a 187 centimetri – meno dei 204 registrati di recente – aveva allagato la città, creando danni ingenti ad abitazioni, edifici commerciali e monumenti, come la basilica di San Marco e il teatro La Fenice. In quell’occasione, il Mose non era ancora pronto e quindi non era stato attivato: tra ricostruzioni e indennizzi, per l’acqua alta del 2019 sono stati stanziati finora decine di milioni di euro.

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