Il conflitto di interessi di chi stima i benefici del Superbonus

I dati che circolano sull’impatto dei bonus edilizi sull’economia vanno letti con attenzione: chi li produce potrebbe avere un ritorno nel descriverli più alti (o più bassi) di quelli reali
ANSA
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Negli ultimi giorni la decisione del governo Meloni di bloccare la cessione dei crediti d’imposta dei bonus edilizi ha riportato al centro del dibattito politico l’impatto economico di questi incentivi fiscali. Secondo i favorevoli a misure come il Superbonus 110 per cento, gli incentivi avrebbero dato un forte impulso all’economia, garantendo un ritorno nelle casse dello Stato di una parte delle risorse investite attraverso il gettito fiscale e una maggiore occupazione. A sostegno di queste dichiarazioni sono spesso citati enti di ricerca o società di consulenza senza però spiegare quali rapporti e quale potenziale conflitto di interessi hanno queste realtà con i bonus edilizi. 

Quando si analizza la stima dell’impatto economico di una misura, bisogna sempre chiedersi come è stata calcolata quella stima e da chi è stata calcolata. Non mancano infatti gli esempi in cui chi produce la stima potrebbe avere un vantaggio nel descrivere i benefici di una misura come più alti (o più bassi) di quelli reali. Prendiamo due casi che riguardano proprio il Superbonus 110 per cento.

Le stime del Censis

Di recente il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato che il 70 per cento della spesa per il Superbonus, stimata in oltre 70 miliardi di euro, rientrerebbe nelle casse dello Stato attraverso imposte come l’Irpef, l’Iva e i contributi previdenziali. Questa stima è contenuta in un rapporto pubblicato a novembre 2022 dal Censis, un istituto di ricerca socioeconomica che si occupa anche di consulenza e assistenza tecnica. Come spiega lo stesso Censis, il rapporto è stato realizzato in collaborazione con Harley & Dikkinson e la «filiera delle costruzioni», ossia associazioni che rappresentano le imprese attive nel campo dell’edilizia. Per queste ultime il potenziale conflitto di interessi è evidente dato che i bonus edilizi, tra cui il Superbonus, hanno dato una forte spinta al settore delle costruzioni. 

Harley & Dikkinson Consulting è invece una società attiva nel settore dell’efficientamento energetico degli edifici. Sul suo sito ufficiale si trovano annunci di lavoro per la ricerca di figure professionali nel settore della cessione dei crediti di imposta, ossia quegli strumenti con cui lo Stato rimborsa i cittadini o le imprese che hanno eseguito lavori di efficientamento. «Harley & Dikkinson, a seguito del forte programma di sviluppo intrapreso grazie alla cessione del credito d’imposta che ha incentivato gli interventi di riqualificazione a livello nazionale, sta rafforzando la propria rete di consulenti sul territorio italiano», si legge sul sito della società.
Come abbiamo spiegato in un’altra analisi, il Censis non è molto chiaro nel dettagliare come ha calcolato la percentuale del 70 per cento di ritorno per lo Stato. In ogni caso questa percentuale è considerata sovrastimata da vari esperti e da altri organismi indipendenti.

Il caso di Nomisma

Discorso analogo vale anche per Nomisma, una società che realizza consulenze e ricerche di mercato per imprese, associazioni e istituzioni pubbliche. Il 21 febbraio molte testate e alcuni politici, tra cui lo stesso Conte, hanno rilanciato le stime aggiornate di Nomisma sugli impatti economici del Superbonus, che sarebbero molto vantaggiosi, per esempio sulla riduzione del costo delle bollette, rispetto alla grande quantità di risorse spese. I dati non sono contenuti in uno studio vero e proprio, ma in un comunicato stampa. L’analisi è stata realizzata dal “110 per cento Monitor”, uno degli osservatori di Nomisma nato nel 2021 per valutare le operazioni di riqualificazione energetica e sismica soggette al Superbonus.

Sul suo sito ufficiale si scopre però che pure Nomisma ha un potenziale conflitto di interessi con i bonus edilizi. Tra i servizi offerti dalla società di consulenza c’è “Nomisma Opera”, «una realtà nata per affiancare le imprese e coordinare nell’interesse degli attori coinvolti (condomini, tecnici, banche) tutte le procedure relative all’erogazione del Superbonus 110 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica e sismica degli immobili». Con questo servizio la società offre ai suoi clienti «un solo interlocutore per coordinare tutti i soggetti coinvolti nell’operazione; la certezza di una gestione efficace del complesso iter procedurale richiesto; la sicurezza dell’erogazione del SuperBonus 110 per cento; supporto, consulenza e interventi operativi per agevolare l’operato dell’amministratore di condominio e dell’impresa edile; la possibilità di realizzare interventi di riqualificazione a costo zero e quindi di agevolare le famiglie che non possono anticipare somme di denaro e sostenere spese per le pratiche accessorie richieste».

Ricapitolando: le stime che circolano da mesi sul Superbonus, rilanciate da molti politici, sono perlopiù realizzate da enti o società che hanno un potenziale conflitto di interessi con le misure che cercano di valutare. Quando si parla di organismi indipendenti, il punto di riferimento sono realtà come la Banca d’Italia e l’Ufficio parlamentare di bilancio, che negli scorsi mesi hanno prodotto stime meno ottimistiche sugli impatti dei bonus edilizi. Il 21 febbraio, in un’audizione in Senato, il capo del servizio Assistenza e Consulenza fiscale della Banca d’Italia Giacomo Ricotti ha dichiarato, a proposito del Superbonus, che «anche tenendo conto delle imposte e dei contributi sociali versati a fronte dell’aumento dell’attività del settore, gli oneri della misura per il bilancio pubblico restano comunque ingenti».

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