Il testo sulla depenalizzazione della cannabis avanza alla Camera ma divide la politica

Via libera della Commissione Giustizia di Montecitorio alla proposta di legge che autorizza la coltivazione fino a un massimo di quattro piante. Ora il testo passa all’esame dell’assemblea

 
Hendrik Schmidt/dpa
Hendrik Schmidt/dpa
Il 27 giugno la Commissione Giustizia della Camera ha dato il via libera alla proposta di legge che punta, tra le altre cose, a depenalizzare parzialmente la produzione di cannabis. La proposta consentirebbe la coltivazione di al massimo quattro piante per uso personale e ridurrebbe le sanzioni per chi spaccia cannabis e altre droghe leggere in piccole quantità. 

Il testo della proposta di legge è nato dall’unificazione di due proposte sul tema, una a prima firma del deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi e una a prima firma della deputata di Insieme per il futuro – il nuovo gruppo parlamentare fondato da Luigi Di Maio – Caterina Licatini. Ora, il testo passa all’assemblea di Montecitorio, che ne inizierà l’esame il 29 giugno. Dopo l’eventuale via libera della Camera, per essere approvata definitivamente la proposta di legge dovrà ottenere il via libera anche del Senato. 

Che cosa prevede il testo della proposta

Il testo della proposta di legge punta principalmente a modificare il Testo unico in materia di sostanze stupefacenti. Quest’ultimo è stato approvato più di trent’anni fa, il 9 ottobre 1990, e nel corso degli anni anni è già stato oggetto di diverse modifiche. 

Tra le principali novità, la proposta di legge in esame vuole consentire a tutte le persone maggiorenni la coltivazione di un massimo di quattro piante di cannabis, a patto che siano per uso personale. Ad oggi, infatti, chiunque voglia coltivare cannabis o produrre altri tipi di sostanze stupefacenti deve avere un’autorizzazione del Ministero della Salute. Più nel dettaglio, in base alla proposta di legge, l’uso della cannabis sarà considerato “personale” se la coltivazione è di dimensioni ridotte e fatta con tecniche e strumenti «rudimentali». 

Tra le altre novità, il testo della proposta di legge punta a ridurre le pene per lo spaccio di droghe leggere “in lieve entità”, ossia nei casi meno gravi. In questo caso, la legge attualmente in vigore non fa distinzione tra chi spaccia droghe leggere, come la cannabis, e pesanti, come l’eroina. In base alla normativa attuale, sia chi spaccia una piccola quantità di eroina sia chi vende una piccola quantità di cannabis rischia dai sei mesi ai quattro anni di carcere e una multa da 1.032 a 10.329 euro. Se la proposta di legge venisse approvata, verrebbe introdotta una distinzione: chi spaccia una modesta quantità di droga pesante rischierà una pena dai 6 mesi ai quattro anni e una multa fino a 10 mila euro; mentre chi spaccia una modesta quantità di droga leggera rischierà la reclusione da due mesi a due anni e una multa fino a euro 2.000. Il testo della proposta di legge precisa comunque che questa distinzione non sarà valida per lo spaccio di sostanze stupefacenti nei confronti di minorenni. 

Al di là delle proposte, il testo non dà una definizione univoca di spaccio “di lieve entità”. Con una sentenza del 31 gennaio 2022, la Corte di Cassazione ha precisato che lo spaccio di “lieve entità” dipende da diversi fattori, dalla quantità di sostanze vendute fino al comportamento dello spacciatore, e che in generale la “lieve entità” deve essere valutata caso per caso dai tribunali.

«La proposta di legge è un passo avanti nella strada per abbattere il proibizionismo, anche se ritengo non sarà una vera e propria svolta, perché si tratta comunque di interventi a mio parere minimi», ha detto a Pagella Politica Marco Perduca, ex deputato del Partito democratico tra il 2008 e il 2013 e presidente del comitato promotore per il referendum sulla legalizzazione della cannabis, bocciato a febbraio dalla Corte costituzionale. «Per quanto riguarda la questione relativa alla “lieve entità” o meno dello spaccio, preferisco siano i tribunali e i giudici a valutare caso per caso piuttosto che sia questo parlamento a imporre dei limiti». 

Le reazioni della politica 

Il testo della proposta di legge ha comunque diviso le coalizioni di centrosinistra e di centrodestra. 

Il centrodestra, formato da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, è nettamente contrario alla proposta di legge. «Per contrastare il piccolo spaccio serve più rigore e invece siamo all’esatto contrario», ha detto la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli il 21 giugno, dopo l’approvazione degli emendamenti al testo della proposta. «La sinistra italiana vive in una realtà parallela. Quella dei cittadini è fatta di bollette da pagare e aumento dei prezzi. Ma per la maggioranza dei componenti della commissione Giustizia alla Camera la priorità è la depenalizzazione della cannabis», ha scritto lo stesso giorno sul suo profilo Facebook il senatore della Lega Andrea Ostellari, presidente della Commissione Giustizia del Senato. 

Sul fronte opposto, la maggioranza dei partiti di centrosinistra è invece favorevole alla proposta di legge. «Dopo tanti rinvii l’approdo in Aula rappresenta un importante passo verso una legge attesa da tempo. Con la depenalizzazione si mira a colpire i traffici illeciti che alla criminalità fruttano un ricco giro d’affari e a favorire l’utilizzo terapeutico per chi ha la necessità di queste cure. Se la volontà è quella di realizzare una vera svolta culturale l’auspicio è che venga messo da parte ogni pregiudizio politico», ha detto la deputata del M5s Vittoria Baldino. «Ora è importante che si arrivi presto all’approvazione della legge ma è altrettanto importante sfruttare questa occasione di dibattito in plenaria sulle politiche sulle droghe nel nostro Paese per arrivare finalmente a cambiare il paradigma e per perseguire al meglio la lotta alla criminalità che vive del traffico illegale di stupefacenti, garantendo così la salute dei cittadini, la riduzione dell’intasamento dei tribunali e il sovraffollamento penitenziario», ha detto invece Magi, presidente di Più Europa e tra i firmatari del testo.

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