Chi ha gestito meglio omicron in Europa, numeri alla mano

Ansa
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In quasi tutte le regioni italiane l’epidemia sta migliorando, con il continuo calo dell’ondata di casi causata dalla variante omicron, cresciuta molto rapidamente alla fine di dicembre. Tra il 14 e il 20 febbraio in Italia sono stati registrati 360 mila nuovi contagi da coronavirus, circa 120 mila in meno rispetto alla settimana precedente e quasi la metà rispetto alla prima settimana di febbraio.

Ma tra contagi e ricoveri, come se l’è cavata l’Italia rispetto agli altri grandi Paesi europei? Vediamo che cosa dicono i numeri.

Come è andata con i casi

Per fare un paragone tra Italia, Germania, Francia, Spagna e Regno Unito abbiamo usato i dati raccolti da Our world in data, un progetto sviluppato dall’Università di Oxford.

Nell’ultima ondata, la Francia è stato il grande Paese europeo che ha registrato il maggior numero di contagi, arrivando a notificare lo scorso 25 gennaio, nella media a sette giorni, 540 casi ogni centomila abitanti. Una decina di giorni prima l’Italia si era fermata a 300 ogni centomila abitanti.

Ad oggi la Spagna è il grande Paese europeo con l’incidenza più bassa (62 casi ogni centomila abitanti), mentre la Germania ha l’incidenza più alta di tutti (211 casi ogni centomila abitanti).

Con l’eccezione proprio della Germania, l’andamento dell’ultima ondata nei cinque grandi Paesi europei è stato più o meno simile. A ottobre i tedeschi hanno avuto infatti una prima ondata di contagi, che ha raggiunto il picco a fine novembre e poi è calata fino a inizio gennaio. Gli altri Paesi invece hanno iniziato a registrare un trend di crescita tra ottobre e novembre e poi i casi sono esplosi con la diffusione della variante omicron a dicembre. La differenza registrata dalla Germania è dovuta al fatto che qui l’ondata causata dalla variante delta ha ritardato l’aumento poi portato dalla variante omicron, più contagiosa delle varianti precedenti.

Il Regno Unito è il Paese che partiva con un’incidenza dei casi più alta e che ha avuto il picco più basso tra i quattro Paesi che hanno affrontato fin da subito l’ondata causata dalla variante omicron. Il picco britannico è stato infatti raggiunto a inizio gennaio, con 267 casi ogni centomila abitanti.

È interessante osservare come Spagna e Italia abbiano avuto due andamenti molto simili tra loro, sia nel momento di crescita dei casi, sia in quello del calo. Solo negli ultimi giorni sembra che i contagi in Spagna stiano diminuendo più velocemente rispetto all’Italia.

Che cosa dice il tasso di positività

Quando si guardano i dati sui contagi, è sempre necessario tenere conto anche del numero di test che viene fatto dai vari Paesi e del cosiddetto “tasso di positività”, ossia del numero di positivi trovato a parità di test fatti. In questo modo è possibile a grandi linee capire se uno Stato ha un numero sottostimato di casi oppure no.

Tra i grandi Paesi europei, il Regno Unito è quello che fa più test ed è stato anche quello che ha avuto il minor tasso di positività, fermandosi a un picco del 7 per cento (attualmente è intorno al 5 per cento).

In Italia il tasso di positività è arrivato al 17 per cento l’11 gennaio, per poi scendere progressivamente fino all’11 per cento attuale. In Spagna il tasso di positività è invece esploso, arrivando addirittura al 40 per cento, mentre ora è al 23 per cento. Anche in Francia questo indicatore è salito moltissimo, toccando il 34 per cento il 30 gennaio, per poi scendere al 26 per cento.

In Germania il tasso di positività, diffuso solo su base settimanale, è cresciuto fino al 21 per cento a fine novembre, è poi diminuito al 16 per cento a fine dicembre per poi arrivare fino al 45 per cento a inizio febbraio.

Bisogna comunque tenere conto che in Germania vengono contati solo i risultati dei test molecolari, mentre in SpagnaFranciaItalia e nel Regno Unito si contano sia i test molecolari sia i test antigenici (i cosiddetti “rapidi”).

Ricapitolando: i dati sui tassi di positività suggeriscono che la Germania possa essere stato il Paese che ha sottostimato di più l’andamento dei casi, mentre il Regno Unito è quello che ne ha rintracciato il numero maggiore.

L’andamento delle terapie intensive

Il numero di pazienti in terapia intensiva è un buon indicatore per capire quanto sono messi sotto pressione i sistemi sanitari, anche se bisogna tenere presente che i cinque grandi Paesi europei hanno criteri di ammissione diversi, in particolar modo quando il numero di pazienti cresce.

Ad oggi il Regno Unito è il Paese con il minor numero di pazienti Covid-19 in terapia intensiva, con un’incidenza di 0,53 ogni centomila abitanti. Al secondo posto c’è l’Italia, con 1,7 pazienti ogni centomila abitanti, seguita da Spagna e Germania (2,9), e dalla Francia (4,5).

La Germania ha raggiunto il picco delle persone ricoverate in terapia intensiva a inizio dicembre, con 6 pazienti ogni 100 mila abitanti, il Regno Unito il 4 gennaio, la Francia il 12 gennaio, l’Italia il 18 gennaio e la Spagna il 24 gennaio. Al momento la Germania è l’unico grande Paese europeo con un trend di crescita del numero di pazienti in rianimazione, anche se su numeri molto più bassi rispetto al picco autunnale.

Nonostante la forte crescita dei contagi causata dalla variante omicron, nel Regno Unito non sono stati registrati aumenti significativi nell’occupazione delle terapie intensive, con numeri in calo da un mese e mezzo. Come ha spiegato Tom Calver, giornalista del Times di Londra, è probabile che questa dinamica sia spiegata dal fatto che il Regno Unito ha iniziato a somministrare le terze dosi di vaccino contro la Covid-19 prima degli altri grandi Paesi europei. In questo modo i britannici hanno affrontato l’ondata causata dalla variante omicron con una protezione maggiore.

L’impatto sui decessi

Nonostante un andamento dei contagi molto simile, Italia e Spagna hanno avuto un andamento in parte diverso per quanto riguarda i decessi da Covid-19. Sebbene entrambi i Paesi siano arrivati a un picco di decessi simile (0,62 ogni centomila abitanti in Italia e 0,65 in Spagna), il picco della Spagna è arrivato due settimane dopo rispetto all’Italia, che ha visto i decessi crescere prima.

Il 10 febbraio la Francia ha raggiunto il picco a metà tra Italia e Spagna, con 0,5 decessi ogni centomila abitanti, mentre il Regno Unito a metà gennaio, con 0,4 morti ogni centomila abitanti.

Al momento la Germania ha ancora un trend di crescita dei contagi, dovuto al fatto che l’ondata causata dalla variante omicron ha colpito il Paese dopo gli altri, mentre a metà dicembre era arrivata a registrare 0,5 decessi ogni centomila abitanti, per effetto dell’ondata della variante delta.

In tutti i grandi Paesi europei, in questa ultima ondata si è registrato il cosiddetto “disaccoppiamento tra le curve”, dovuto alla minore gravità della variante omicron, oltre che all’efficacia dei vaccini. I casi sono saliti moltissimo, ma i decessi molto meno rispetto a quanto accadeva in passato.

In conclusione

Negli ultimi mesi, Italia, Francia e Spagna hanno avuto un andamento dei contagi molto simile tra loro, con una forte ondata causata dall’arrivo della variante omicron in Europa. L’ondata nel Regno Unito si è esaurita prima degli altri tre Paesi, mentre in Germania è ancora in atto dopo che a novembre il Paese era stato colpito dalla variante delta.

La pressione sul sistema sanitario è stata minore nel Regno Unito, molto probabilmente grazie alla somministrazione più rapida delle terze dosi. Il richiamo è infatti in grado di rialzare molto l’efficacia contro la malattia. Il Paese che è arrivato ad avere il maggior numero di pazienti in terapia intensiva con omicron è stata invece la Francia.

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