In un’intervista rilasciata al quotidiano spagnolo El Pais e ripresa dal Blog delle Stelle, il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio ha dichiarato che il reddito di cittadinanza che l’attuale governo vorrebbe introdurre si ispira al reddito di cittadinanza «inglese» e alla riforma del mercato del lavoro tedesca nota come Hartz IV.



È vero? Abbiamo analizzato i due modelli e li abbiamo messi a confronto con quanto proposto da Luigi di Maio.



Cos’è (e cosa non è) il reddito di cittadinanza



Di Maio parla di “reddito di cittadinanza”, almeno per il Regno Unito, e dunque bisogna partire dalla definizione. Il “reddito di cittadinanza” (in inglese Universal Basic Income) è una misura universalistica che prevede il trasferimento di una somma di denaro da parte dallo stato ai suoi cittadini, a prescindere da qualsiasi possa essere il loro status economico e patrimoniale.



Oggi, in Europa, soltanto la Finlandia eroga un reddito senza che i beneficiari debbano soddisfare alcun requisito economico, all’interno di un programma sperimentale avviato nel 2017. Il Paese ha adottato questa misura per un periodo di due anni, coinvolgendo appena 2000 disoccupati di età dai 25 ai 58 anni ai quali sono stati pagati 560€ mensili in maniera indiscriminata. Al momento si prevede che l’esperimento termini con la fine di quest’anno.



L’idea del M5S, contenuta nel programma elettorale del Movimento, nel Contratto di governo e in una proposta di legge presentata durante la scorsa legislatura dallo stesso M5S, può essere definito invece come un reddito minimo garantito (Minimum Income): la proposta subordina controlli di natura economica all’erogazione di una somma di denaro.



Come vedremo, neppure il modello tedesco e quello britannico possono essere classificati come redditi di cittadinanza. In entrambi i casi, infatti, non si tratta di misure che prevedono che il denaro sia trasferito indiscriminatamente a qualsiasi cittadino e perché ne beneficiano anche i residenti (non cittadini) di nazionalità straniera.



Il modello britannico



Nel Regno Unito non esiste un unico schema di reddito minimo garantito. Una serie diversa di benefici viene erogata alle persone per raggiungere una soglia minima di reddito.



Il conto dell’ammontare a cui si ha diritto secondo ogni schema viene stabilito di volta in volta tramite un calcolatore che considera diversi fattori (reddito, risparmi, figli, mutuo, affitto, disabilità) e considera se il richiedente rispetti o meno determinati requisiti, come ad esempio la residenza nel Regno Unito (ma non la cittadinanza).



Tra i vari benefici, il programma che più si avvicina all’idea di trasferimenti di denaro alle persone disoccupate citato da Di Maio è probabilmente il Jobseekers’ allowance (JSA). Secondo questo schema previdenziale un disoccupato può ricevere un contributo economico se è disponibile a lavorare, se ha firmato un accordo con un ufficiale per l’impiego e si attiene alle indicazioni dategli per trovare lavoro e se sta attivamente cercando un’occupazione (oltre ad avere alcuni requisiti specifici).



Una volta superato un rigoroso controllo che stabilisce se si abbia o meno diritto a questo trasferimento di denaro, vengono versate cifre che variano, per una persona single e a seconda dell’età, dalle 57,9 alle 73,1 sterline a settimana (dai 260 ai 332 euro ogni 4 settimane [1]), ma che possono aumentare nel caso, ad esempio, si debba pagare un mutuo.



L’Universal Credit



Il Regno Unito ha iniziato nel 2013 un ambizioso piano di riforma del welfare, che raggruppa sei diversi benefici economici in un unico trasferimento di denaro denominato Universal Credit. Le persone che attualmente godono di questi benefici economici saranno trasferite gradualmente al nuovo piano di previdenza sociale entro il 2023.



In base all’Universal Credit, ogni persona single che adesso possiede i requisiti per uno dei diversi benefici citati avrà diritto a ricevere dalle 251,77 sterline al mese (289,4 euro [1]) se minore di 25 anni, e fino a 317,82 sterline al mese (365,3 euro [1]) se maggiore di 25 anni. Una cifra che può aumentare nel caso si abbiano figli, si sia disabili, ci si prenda cura di una persona con disabilità, si abbiano problemi di salute o si paghi un mutuo.



Il sussidio previsto dall’Hartz IV in Germania



Il Governo Schröder ha introdotto tra il 2003 e il 2005 una serie di riforme del sistema previdenziale che modificavano e rendevano più stringenti i requisiti per ricevere i vari sussidi erogati dallo stato tedesco.



Con questo pacchetto di riforme è stato approvato nel 2005 anche l’Hartz IV, ufficialmente chiamato Arbeitslosengeld II (ALG II), a cui si riferisce Di Maio e di cui ci siamo occupati anche in una nostra precedente analisi. L’Hartz IV è un programma al quale, nonostante i numerosi punti critici, alcuni studiosi hanno attribuito un importante ruolo nella riduzione del tasso di disoccupazione in Germania.



Così come nel Regno Unito, l’Hartz IV è solamente uno dei diversi programmi di assistenza sociale previsto dallo Stato tedesco. Nello specifico, è una misura pensata per le persone che vivono sotto una certa soglia di reddito, perché disoccupati o perché non guadagnano abbastanza per arrivare alla soglia di reddito minimo garantito.



Si qualificano a ricevere questo sussidio le persone con un’età compresa tra i 15 e i 65/67 anni, che sono abili a lavorare (possono lavorare almeno tre ore al giorno) e risiedono nel territorio tedesco.



L’entità di questo sussidio varia dai 404 euro per i single ai 364 a persona riservati alle coppie, ai quali si aggiungono dai 237 a 306 euro per ogni figlio a seconda dell’età. Questo ammontare può essere allo stesso tempo integrato da ulteriori benefici in particolari situazioni. Inoltre, parte dell’ammontare ricevuto deve essere riservato al pagamento di utenze e affitto e, nel caso in cui ciò non dovesse avvenire, il centro per l’impiego ha il diritto di inviare direttamente questi pagamenti a chi di dovere.



In cambio di questi aiuti economici, i richiedenti devono sottoscrivere un accordo con un centro per l’impiego per cercare attivamente lavoro e per dare accesso a tutte le proprie informazioni reddituali e patrimoniali. Ciò implica, allo stesso tempo, essere a disposizione per ogni opportunità di lavoro e training vocazionale che viene proposta al ricevente.



Nel caso si rifiuti anche solo una proposta, sono previste delle decurtazioni dei benefici erogati. In particolare, l’ALG II prevede una riduzione del 30 per cento per una prima violazione, del 60 per cento per la seconda e perfino la sospensione dai benefici nel caso si continui a non rispettare gli obblighi previsti dalla legge.



La differenza tra i due sistemi



I due modelli sono dunque simili per quanto riguarda la filosofia (si ha diritto al sussidio se si cerca il lavoro attivamente), alla provenienza dei destinatari (anche i residenti non cittadini possono riceverlo) e per il fatto di prevedere un sistema di benefici che varia a seconda che si abbiano o meno figli o si viva in coppia.



I due sistemi si differenziano per il tipo di sanzioni che vengono comminate in caso di violazione dei termini dell’accordo con i centri per l’impiego. In Germania, infatti, queste prevedono una decurtazione graduale del beneficio, mentre nel Regno Unito esse implicano sempre una sospensione del sussidio, la cui durata varia a seconda della gravità della violazione.



Nel Regno Unito si ha quindi un regime sanzionatorio più rigido di quello tedesco.



Una precisazione conclusiva



In questo articolo abbiamo analizzato due tipi di sussidi che vengono versati a persone disoccupate che si impegnano a cercare un lavoro.



Ma sarebbe riduttivo affermare che questi due Stati provvedano solamente a garantire il benessere delle persone in cerca di un’occupazione. Sia in Germania, tramite l’ALG II, sia nel Regno Unito con programmi differenti dal JSA (come l’Income Support), lo Stato sostiene anche le persone che pur lavorando (o non potendo lavorare) non riescono a raggiungere una determinata soglia di reddito.



I programmi che richiedono ai riceventi di cercare un lavoro, punendo queste persone in caso di violazioni degli obblighi, costituiscono solamente una parte di un più ampio sistema previdenziale, che si incarica di supportare tutte quelle persone (disoccupate e non) che non riescono a raggiungere una soglia di reddito ritenuta dignitosa e necessaria per vivere. Da qui l’espressione “reddito minimo garantito”.



Il verdetto



Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio ha dichiarato che il reddito di cittadinanza del M5S si baserà su un sistema che garantisce l’occupazione e in linea con il reddito di cittadinanza britannico e il modello introdotto in Germania con l’Hartz IV.



Come abbiamo visto, è improprio parlare di reddito di cittadinanza quando si tratta di Germania e Regno Unito: il tipo di beneficio economico che viene garantito in questi due Paesi è meglio definito come un “reddito minimo garantito”. Questo perché i sussidi non vengono erogati a prescindere dalle condizioni economiche dei riceventi. Sembra però vero che entrambi i modelli siano basati sull’idea di incentivare il reinserimento delle persone nel mondo del lavoro come suggerito da Luigi Di Maio, garantendo allo stesso tempo un trasferimento di denaro che permetta di vivere ad uno standard di vita adeguato.



I due modelli si differenziano, poi, per la gravità delle sanzioni che vengono comminate nel caso non si rispettino i termini degli accordi sottoscritti per ricevere il reddito minimo garantito. Infine, un “reddito di cittadinanza” che si ponesse come scopo quello di assistere le persone in cerca di lavoro risulterebbe solamente in parte simile al modello previdenziale tedesco e britannico, poiché in questi due Paesi sono previste anche una serie di misure a supporto delle persone che non arrivano a una certa soglia di reddito.



Luigi di Maio merita un “C’eri quasi“.





[1] Il cambio utilizzato è di 0,87 sterline ogni euro.



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2018-12-06 15:44:23 UTC
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C’eri quasi
«Non abbiamo mai voluto dare soldi alla gente senza fare niente. [Il reddito di cittadinanza] È una misura che interviene sulle persone che non hanno lavoro, per garantirgliene uno. Si fonda sul concetto del reddito di cittadinanza inglese e riprende il modello dell’Hartz IV tedesco».
Luigi Di Maio
Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico
https://www.ilblogdellestelle.it/2018/11/la-macelleria-sociale-che-chiede-lue-non-e-possibile.html
El Pais
sabato 24 novembre 2018
2018-11-24