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È vero che il governo «vuole togliere tutto» a oltre 600 mila cittadini?

| 02 dicembre 2022
La dichiarazione
«Con questa manovra di bilancio il governo Meloni vuole togliere tutto a oltre 600 mila cittadini nel 2023»
Fonte: Facebook | 1 dicembre 2022
ANSA/GIUSEPPE LAMI
ANSA/GIUSEPPE LAMI
Verdetto sintetico
Il presidente del Movimento 5 stelle esagera.
In breve
  • Il disegno di legge di Bilancio ha proposto che i percettori tra i 18 e 59 anni, senza minorenni e disabili in famiglia, possano ricevere il reddito di cittadinanza solo per otto mesi nel 2023. TWEET
  • Secondo la relazione tecnica, in base ai dati Inps i percettori interessati sarebbero 404 mila. TWEET
Il 1° dicembre, con un video su Facebook, il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha criticato il disegno di legge di Bilancio per il 2023, presentato dal governo Meloni, che contiene alcune modifiche del reddito di cittadinanza. Secondo Conte, nel 2023 il governo «vuole togliere tutto a oltre 600 mila cittadini». 

Al di là dell’iperbole, è vero che «oltre 600 mila cittadini» rischiano di perdere il sussidio? Abbiamo verificato e Conte è impreciso.

Chi rischia di perdere il reddito di cittadinanza

L’articolo 59 del disegno di legge di Bilancio, ora all’esame della Camera dei deputati, è intitolato “Disposizioni di riordino delle misure di sostegno alla povertà e all’inclusione lavorativa”. Qui sono contenute alcune novità per il funzionamento del reddito di cittadinanza, introdotto nel 2019 dal primo governo Conte, sostenuto da Movimento 5 stelle e Lega.

Il governo Meloni ha stabilito che a partire dal 1° gennaio 2023 il sussidio potrà essere percepito al massimo per otto mesi, mentre in base alle norme precedenti si poteva ricevere al massimo per 18 mesi, rinnovabili, con una sospensione in mezzo di un mese. Il prossimo anno la modifica non coinvolgerà tutti i percettori del reddito di cittadinanza, ma quelli che hanno tra i 18 e 59 anni di età e che non hanno minorenni o persone disabili all’interno del nucleo famigliare. 

L’obiettivo dichiarato del governo è quello di incentivare chi non rientra in questa categoria a trovarsi un lavoro. Ma di quante persone stiamo parlando? Secondo Conte, i percettori considerati “occupabili” dal governo, che quindi rischierebbero di perdere il sussidio dopo otto mesi, sarebbero «oltre 600 mila». In realtà, questa cifra è imprecisa.

La relazione tecnica, allegata al disegno di legge di Bilancio, spiega che in base «agli archivi gestionali dell’Inps», si stima che i percettori del reddito di cittadinanza interessati dalle novità saranno 404 mila, circa 200 mila in meno rispetto al numero indicato dal presidente del Movimento 5 stelle. L’importo medio del sussidio mensile per i percettori che dovranno trovarsi un lavoro è pari a 543 euro, mentre quello dei percettori che non rischiano di perdere il reddito è di 605 euro. Con questo provvedimento, la relazione tecnica stima un risparmio per le casse dello Stato pari a 785 milioni di euro per il 2023. 

Il dato degli «oltre 600 mila» percettori di cui parla Conte fa con tutta probabilità riferimento a un’altra stima, pubblicata lo scorso ottobre dall’Agenzia nazionale politiche attive lavoro (Anpal). Secondo Anpal, al 30 giugno 2022 erano oltre 660 mila i percettori del reddito di cittadinanza tenuti a sottoscrivere il cosiddetto “Patto per il lavoro”, un percorso di accompagnamento al lavoro che di fatto obbliga i percettori del sussidio a seguire corsi di formazione, orientamento e riqualificazione professionale nei centri per l’impiego presenti su tutto il territorio italiano, pena la decadenza o l’annullamento del sostegno. Da questo dato, vanno tolti gli oltre 53 mila percettori dai 60 anni in su, e dai restanti circa 607 mila percettori vanno tolti quelli con minorenni in famiglia e disabili. Anpal non fornisce questi dati, che però, come abbiamo visto, sono stati presi in considerazione dalla relazione tecnica, usando come fonte l’Inps.

Tra i 660 mila percettori citati, circa 481 mila (il 72,8 per cento) non aveva avuto un contratto di lavoro dipendente o in para-subordinazione nei tre anni precedenti il 30 giugno 2022. Una minoranza (quasi 86 mila percettori, il 13 per cento) aveva avuto un contratto cessato nell’anno precedente. In generale, «si tratta di individui che complessivamente esprimono alcune fragilità rispetto al bagaglio con cui si affacciano ai percorsi di accompagnamento al lavoro», sottolineava la nota Anpal, presentando i dati sui titoli di studio. Alla fine della seconda metà di quest’anno, il 70,8 per cento dei 660 mila percettori “occupabili” aveva «conseguito al massimo il titolo della scuola secondaria inferiore», ossia quello di terza media. Solo il 2,8 per cento era laureato, mentre il 26,4 per cento aveva un diploma di scuola superiore.

Ricordiamo che il disegno di legge di Bilancio potrà essere ancora modificato: al momento il testo è all’esame della Camera e dovrà essere approvato in via definitiva, anche dal Senato, entro la fine dell’anno.

Il verdetto

Secondo Giuseppe Conte, «con questa manovra di bilancio il governo Meloni vuole togliere tutto a oltre 600 mila cittadini nel 2023». Abbiamo verificato e, al di là dell’iperbole, il dato citato dal presidente del Movimento 5 stelle è impreciso.

Il disegno di legge di Bilancio ha proposto che i percettori tra i 18 e 59 anni, senza minorenni e disabili in famiglia, possano ricevere il reddito di cittadinanza solo per otto mesi nel 2023. Secondo la relazione tecnica, in base ai dati Inps i percettori interessati sarebbero 404 mila.

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