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La Russa sbaglia due volte sul tetto al contante in Italia

| 31 ottobre 2022
La dichiarazione
«Non ha senso un provvedimento limitativo del contante come quello attuale che non ha uguale in tutta Europa, dove per altro l’indicazione è di un tetto a 10 mila euro»
Fonte: La Stampa | 30 ottobre 2022
ANSA/ETTORE FERRARI
ANSA/ETTORE FERRARI
Verdetto sintetico
Il presidente del Senato commette due errori.
In breve
  • In primo luogo, ci sono altri Paesi nell’Ue, come Spagna e Grecia, che hanno un tetto al contante più basso di quello italiano. TWEET
  • In secondo luogo, al momento nell’Ue non c’è una posizione univoca nelle istituzioni sul livello in cui vada fissato il tetto al contante. La cifra dei 10 mila euro è indicata per i controlli relativi al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, ma i Paesi hanno comunque libertà di mantenere in vigore tetti al contante più bassi di questa soglia. TWEET
Il 30 ottobre, in un’intervista con La Stampa, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha difeso l’annuncio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni di voler aumentare il limite all’uso del contante in Italia, oggi fissato a 2 mila euro. La Russa ha anticipato che il tetto al contante sarà portato a 5 mila euro, aggiungendo che il limite in vigore «non ha senso», perché «non ha uguale in tutta Europa». Qui, secondo il co-fondatore di Fratelli d’Italia, «l’indicazione è di un tetto a 10 mila euro».

A livello internazionale non ci sono molti studi che hanno quantificato l’impatto del tetto al contante nel contrastare l’evasione fiscale. Alcuni studi, condotti in Italia, hanno mostrato che questa misura può contribuire a ridurre l’economia sommersa, ossia quella sconosciuta al fisco.

Al di là della sensatezza del provvedimento, è vero che il tetto italiano al contante è unico in Europa? Ed è vero che la stessa Europa chiede all’Italia di alzare il tetto a 10 mila euro? Abbiamo verificato e La Russa sbaglia due volte.

Il tetto al contante in Europa

Non è vero che l’attuale limite all’uso del contante in Italia, fissato a 2 mila euro, «non ha uguale in tutta Europa». A fine settembre, l’European consumer centres network, creato nel 2005 dalla Commissione europea e dagli Stati membri per fornire assistenza ai consumatori, ha aggiornato un’analisi in cui sono confrontati i tetti al contante in vigore in 30 Paesi europei (27 Paesi membri dell’Unione europea più Norvegia, Regno Unito e Islanda).  

Al momento, ci sono alcuni Paesi che hanno un tetto al contante più basso di quello italiano. In Spagna il limite è fissato a mille euro, che sale a 10 mila euro se chi paga non è residente a fini fiscali nel Paese. Discorso simile vale per la Francia, dove il tetto è a mille euro, che salgono a 15 mila per i non residenti. In Grecia, invece, il limite è ancora più basso: non si possono fare pagamenti in contanti oltre i 500 euro. In Portogallo, per le persone che sono residenti fiscalmente nel Paese, i pagamenti superiori ai mille euro devono essere fatti con un sistema di pagamento che consenta l’identificazione del destinatario.

Dunque, l’Italia non è un’eccezione in Europa, anche se ci sono molti Paesi che un vero e proprio tetto al contante non ce l’hanno, come Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Ungheria, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Che cosa dice l’Europa

Nella sua intervista, La Russa ha aggiunto che l’«Europa» ha indicato di fissare il tetto al contante a 10 mila euro. Le cose non sono così nette come ha lasciato intendere il presidente del Senato.

In base ai trattati dell’Unione europea, la Banca centrale europea (Bce) può formulare pareri agli Stati membri sulle questioni che rientrano tra le sue competenze, come l’uso del contante. Negli anni scorsi, su questo punto la Bce è intervenuta per commentare i provvedimenti presi da alcuni Paesi per abbassare il tetto all’uso del contante. A gennaio 2020, per esempio, la banca centrale aveva inviato una lettera al governo italiano, all’epoca guidato per la seconda volta da Giuseppe Conte, in cui criticava la scelta di abbassare il tetto a mille euro, per una serie di motivi (lettere simili sono state inviate anche ad altri Paesi, come Spagna e Grecia, con limiti simili a quello italiano).

Tra le altre cose, la Bce ricordava all’Italia il contenuto di una direttiva del 2015, la numero 849, relativa «alla prevenzione dell’uso del sistema finanziario a fini di riciclaggio o finanziamento del terrorismo». Nelle considerazioni iniziali della direttiva, si legge che «i pagamenti in contanti di importo elevato si espongono sensibilmente al pericolo del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo». «Al fine di aumentare la vigilanza e mitigare i rischi associati a tali pagamenti in contanti, è opportuno che i soggetti che commerciano beni rientrino nell’ambito di applicazione della presente direttiva quando effettuano o accettano pagamenti in contanti di importo pari o superiore a 10 mila euro», si legge nel testo. La stessa direttiva, però, chiariva subito che «gli Stati membri dovrebbero poter adottare soglie più basse, limitazioni supplementari di ordine generale all’uso del contante e ulteriori disposizioni più rigorose».

Dunque, è vero che, in base a una direttiva Ue, la soglia dei 10 mila euro è indicata come limite oltre il quale devono scattare i controlli per il riciclaggio di denaro, ma gli Stati membri hanno comunque libertà di azione.

Lo scorso 26 ottobre è intervenuto sulla questione il vice presidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che ha sottolineato come il contante deve «essere disponibile» per i pagamenti, sottolineando però che sui limiti «tocca agli Stati membri decidere». «I tetti variano molto: si va dai 500 euro della Grecia a Paesi che non ce l’hanno», ha detto Dombrovskis. «Come Commissione, preferiremmo dei massimali più bassi possibili». Nel 2021 la Commissione Ue ha avanzato la proposta di introdurre un limite generale all’uso del contante, fissato a 10 mila euro, ma anche in quel caso aveva specificato che i tetti nazionali sotto questa cifra potevano rimanere in vigore. Per ora la proposta non si è concretizzata.

Nella lettera del 2020, la Bce citava la soglia dei 10 mila euro, suggerendo al governo italiano di «stabilire una soglia proporzionata per le limitazioni ai pagamenti in contanti, tenuto conto degli obiettivi di tali limitazioni». Questa frase è piuttosto vaga, dal momento che non è chiaro dove si debba fissare, per un Paese come l’Italia, la «soglia proporzionata». Come abbiamo visto poco sopra, a livello europeo un’intesa su questo non sembra esserci.

Il verdetto

Secondo Ignazio La Russa, il tetto al contante attualmente in vigore in Italia «non ha uguale in tutta Europa, dove per altro l’indicazione è di un tetto a 10 mila euro». Abbiamo verificato e il presidente del Senato (Fratelli d’Italia) commette due errori.

In primo luogo, ci sono altri Paesi nell’Ue, come Spagna e Grecia, che hanno un tetto al contante più basso di quello italiano.

In secondo luogo, al momento nell’Ue non c’è una posizione univoca nelle istituzioni sul livello a cui vada fissato il tetto al contante. La cifra dei 10 mila euro è indicata per i controlli relativi al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, ma i Paesi hanno comunque libertà di mantenere in vigore tetti al contante più bassi di questa soglia.

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