Il 1° novembre, ospite a Che tempo che fa su Rai3, l’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera, ha sostenuto (min. 2:54:17) che la carenza di personale sanitario nelle regioni sia dovuta a una legge approvata dal governo di Mario Monti. Secondo Gallera, la legge in questione prevedeva che il costo del personale del 2020 dovesse essere pari a quello del 2004, ridotto dell’1,4 per cento.

Abbiamo verificato e la dichiarazione di Gallera è corretta solo in parte. Per anni è stato effettivamente imposto alle regioni un tetto di spesa sul costo del personale sanitario, ma a stabilirlo non è stato il governo Monti. Il provvedimento è stato infatti confermato dal 2006 al 2018 da esecutivi di diverso colore politico.

La legge finanziaria per il 2007

Il tetto di spesa per il personale sanitario a cui fa riferimento Gallera è stato introdotto per la prima volta dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, ovvero la finanziaria per il 2007 varata dal secondo governo Prodi, con Tommaso Padoa Schioppa ministro dell’Economia.

All’articolo 1, comma 565, per ridurre la spesa pubblica, il provvedimento stabiliva, sulla base di un’intesa con la Conferenza delle regioni, che «gli enti del Servizio sanitario nazionale» adottassero le «misure necessarie a garantire che le spese del personale» non superassero nel 2007, 2008 e 2009 «il corrispondente ammontare dell’anno 2004 diminuito dell’1,4 per cento». Non si tratta quindi di una misura del governo Monti, in carica dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013.

L’assessore Gallera cita correttamente il contenuto della legge, ma sbaglia ad attribuirla all’esecutivo di Mario Monti.

Ma il vincolo di spesa per il personale sanitario è stato poi confermato più volte negli anni successivi.

Da Berlusconi a Renzi

Come abbiamo visto, la finanziaria di dicembre 2006 stabiliva il limite di spesa per il personale sanitario dal 2007 al 2009. Proprio nel 2009, la norma è stata estesa – con identica formulazione – al triennio successivo, dalla finanziaria per il 2010 (legge 191 del 23 dicembre 2009), durante il quarto governo di Silvio Berlusconi, quando il ministro dell’Economia era Giulio Tremonti.

L’articolo 1, comma 67 della legge di Bilancio per 2010prevedeva ancora una volta che gli enti del Servizio sanitario nazionale si impegnassero a «garantire che la spesa per il personale per ciascuno degli anni 2010, 2011 e 2012» fosse ridotta dell’1,4 per cento rispetto a quella del 2004.

Sempre in prossimità della scadenza, la misura è stata rinnovata di triennio in triennio dai governi successivi. Nel 2012, l’esecutivo guidato da Mario Monti ha esteso la norma sul tetto di spesa per gli anni dal 2013 al 2015, con il decreto legge 95/2012 (art. 15, commi 21 e 25). E poi ancora, il governo di Matteo Renzi, con la legge di stabilità per il 2015 (legge 190/2014), al comma 584, ha stabilito che i parametri di contenimento della spesa sul personale degli enti del Servizio sanitario nazionale fossero gli stessi fino al 2020. Ognuno di questi provvedimenti lasciava invariata l’indicazione sul limite: il costo doveva attenersi alla spesa del 2004, ridotta dell’1,4 per cento.

In sintesi, i vincoli sui costi del personale sanitario sono stati prima introdotti e poi sempre confermati da quattro esecutivi, di varia appartenenza politica: prima il governo di centrosinistra di Romano Prodi, poi quello di centrodestra di Silvio Berlusconi, passando per il governo tecnico di Mario Monti fino ad arrivare di nuovo al centrosinistra con Matteo Renzi.

Il tetto di spesa è stato cambiato solo nel 2019, quando gli effetti negativi sulla tenuta del Sistema sanitario nazionale sono diventati innegabili.

«La cronica carenza di personale del Servizio sanitario nazionale»

Il limite di spesa è stato modificato durante il primo governo di Giuseppe Conte con il decreto legge del 30 aprile 2019, noto come “decreto Calabria” perché alla regione era dedicata la parte principale del provvedimento. Il testo conteneva però anche «altre misure urgenti in materia sanitaria». In particolare l’articolo 11 stabiliva che, dal 2019, il costo per il personale degli enti regionali del Servizio sanitario nazionale non dovesse superare la spesa sostenuta nel 2018 e non più quella del 2004. A ciò si aggiungeva la possibilità di aumentare la spesa utilizzando per il costo del personale sanitario il 5 per cento dell’incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all’anno precedente (10 per cento nel 2019-2021).

Persino documenti tecnici e formali avevano messo in evidenza i risultati disastrosi del tetto di spesa imposto dal 2007 al 2018. Nel dossier del Servizio studi della Camera sul “decreto Calabria”, si legge esplicitamente che la modifica «intende contrastare la ormai cronica carenza di personale del Ssn, determinatasi a seguito di diversi fattori, fra i quali il limite di spesa per il personale Ssn (riferito alla spesa 2004 diminuita dell’1,4 per cento) previsto a legislazione vigente». Lo stesso concetto viene ribadito in un’altra analisi del Servizio studi, dedicata nello specifico alla spending review sanitaria. Nella scheda si spiega che «rispetto al 2009, anno con il numero massimo di occupati nella sanità pubblica (693.716 occupati), a fine 2018 risultavano impiegati nel Ssn 648.507 dipendenti, con un decremento del 6,50 per cento».

Anche in questo studio si sottolinea che le ragioni della carenza di personale «sono da individuare nelle politiche di contenimento della spesa» perché, a differenza di altre amministrazioni pubbliche, gli enti del Servizio sanitario nazionale «non sono stati sottoposti ad un limite assunzionale da turn over, bensì ad un vincolo di spesa, rafforzato nelle regioni in piano di rientro, ma presente anche in quelle non sottoposte ai piani di rientro».

Il verdetto

L’assessore al Welfare della Lombardia Giulio Gallera ha attribuito la carenza di personale sanitario nelle regioni a una legge approvata dal governo di Mario Monti. Secondo Gallera, la legge in questione prevedeva che il costo del personale del 2020 dovesse essere pari a quello del 2004 ridotto dell’1,4 per cento.

Gallera riporta un’informazione corretta quando parla del tetto di spesa imposto alle regioni affinché il costo del personale annuale non superasse quello del 2004 ridotto dell’1,4 per cento. Ma il limite è stato introdotto per la prima volta dalla finanziaria per il 2007, quando a Palazzo Chigi c’era Romano Prodi e il ministro dell’Economia era Tommaso Padoa Schioppa.

Da allora è stato rinnovato, triennio dopo triennio, anche dagli esecutivi successivi, di ogni colore politico: nel 2009 dal governo Berlusconi, nel 2012 dal governo Monti e infine dal governo Renzi che ne ha esteso la durata fino al 2020, l’anno a cui fa riferimento Gallera. L’assessore lombardo non è quindi preciso quando dice che la legge è stata approvata dall’esecutivo tecnico di Mario Monti.

C’è un’altra imprecisione nella dichiarazione di Gallera. Il tetto è stato modificato nel 2019, con un decreto che ha previsto che le regioni non potessero superare per il personale sanitario la spesa sostenuta nel 2018. A ciò si aggiungeva la possibilità di poter aumentare il costo fino al 5 per cento dell’incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all’anno precedente.

L’assessore lombardo merita quindi un “Nì”.