L’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, che ha lasciato il M5s a fine 2019, ha dichiarato (min. 7.49) l’8 giugno a Omnibus, programma de La7, che servirebbero «24 miliardi l’anno in più per la scuola» per arrivare alla media europea.

Abbiamo verificato e Fioramonti, che già aveva citato questa cifra quando ancora era a capo del dicastero dell’Istruzione, sbaglia parecchio la cifra.

Quanto spende l’Italia per l’istruzione

L’Italia nel 2018, dati più recenti disponibili, ha speso per l’istruzione in generale 69,83 miliardi di euro, che corrispondono al 4 per cento del proprio Prodotto interno lordo (il quintultimo dato più basso tra i Paesi Ue, davanti a Grecia, Irlanda, Bulgaria e Romania).

La media dell’Ue a 28 Paesi (nel 2018 il Regno Unito era ancora parte dell’Unione europea) è del 4,7 per cento del Pil.

Dunque l’Italia per raggiungere la media europea dovrebbe aumentare dello 0,7 per cento del Pil la propria spesa in istruzione.

Il Pil del 2018 in Italia è stato pari a 1.766,2 miliardi di euro. Lo 0,7 per cento corrisponde quindi a 12,36 miliardi di euro. La metà di quanto dichiarato da Fioramonti.

Se l’Italia aumentasse di 24 miliardi di euro la propria spesa per istruzione, arriverebbe – prendendo come base il dato 2018 – a circa 94 miliardi di euro. Cioè, in rapporto al Pil, al 5,3 per cento abbondante.

Più della media dell’Ue a 28 Stati, ma anche più della media dell’Eurozona (4,5 per cento), della Germania (4,2 per cento), della Spagna (4 per cento), della Francia (5,1 per cento) e del Regno Unito (4,8 per cento).

Resterebbe però comunque dietro Paesi come Danimarca (6,4), Svezia (6,9), Finlandia (5,5), Estonia (6,2), Lettonia (5,8), Belgio (6,2) e Slovenia (5,4).

La spesa per istruzione in percentuale della spesa pubblica

Le cifre cambiano un po’ – ma quella indicata da Fioramonti resta eccessiva – considerando solo quanto speso dallo Stato, cioè la spesa pubblica, e non il totale dell’economia italiana rappresentato dal Pil. Se guardiamo alla spesa per istruzione in percentuale della spesa pubblica, l’Italia con l’8,2 per cento (dato 2018) risulta ultima nell’Unione europea.

Se portasse la sua spesa in pari con la media della Ue a 28 Stati, pari al 10,2 per cento, dovrebbe spendere 2 punti percentuali di spesa pubblica in più, pari cioè a 17 miliardi. Una cifra più vicina a quella citata da Fioramonti ma ancora nettamente inferiore (con la differenza si può finanziare ad esempio un anno di reddito di cittadinanza).

Il verdetto

L’8 giugno l’ex ministro Fioramonti ha sostenuto che l’Italia dovrebbe spendere ogni anno 24 miliardi di euro in più in istruzione per raggiungere la media europea.

Il dato è sbagliato: la media europea corrisponde al 4,7 per cento del Pil, l’Italia ha speso nel 2018 (dato più recente) il 4 per cento. Lo 0,7 per cento del Pil di differenza è pari a poco più di 12 miliardi di euro, circa la metà di quanto affermato da Fioramonti.

Anche se guardassimo alla spesa per istruzione come percentuale della spesa pubblica, per arrivare alla media Ue l’Italia dovrebbe spendere 17 miliardi in più all’anno, e non 24 miliardi.

Insomma, la spesa italiana per istruzione è davvero parecchio inferiore alla media, ma meno di quanto dice l’ex ministro. Per Fioramonti un “Nì”.