Il 12 ottobre il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa ha criticato su Facebook la mozione parlamentare del Partito democratico che chiede al governo di sciogliere Forza nuova, il movimento di estrema destra al centro degli scontri di Roma del 9 ottobre.

Tra le altre cose, il vicepresidente del Senato ha dichiarato che al Parlamento europeo «tutti tranne il Pd» hanno votato a favore di una mozione «contro ogni totalitarismo». Come vedremo tra poco, il riferimento di La Russa è a una votazione avvenuta a Strasburgo nel 2019, che è stata ripresa di recente anche dalla presidente di Fdi Giorgia Meloni. «Noi abbiamo votato convintamente, al Parlamento europeo, una mozione di condanna di tutti i totalitarismi del Novecento», ha dichiarato il 9 ottobre a Il Corriere della Sera Meloni. «L’unico partito che ha avuto problemi a votarla è il Pd italiano, per non dover condannare anche Stalin e la dittatura sovietica».

Abbiamo verificato che cosa è successo oltre due anni fa nel Parlamento Ue e La Russa sbaglia per due motivi (così come Meloni). La maggior parte degli eurodeputati del Pd – tra cui quelli con un ruolo di primo piano – avevano votato a favore della risoluzione, che aveva ricevuto voti contrari e astensioni da altri parlamentari europei, tra cui quelli del Movimento 5 stelle.

– Leggi anche: Il governo può sciogliere Forza nuova?

Di che cosa stiamo parlando

Il 19 settembre 2019 – a 80 anni dallo scoppio della seconda guerra mondiale – il Parlamento europeo di Strasburgo ha approvato una risoluzione sull’«importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa», che era stata un punto di incontro tra quattro risoluzioni diverse sullo stesso tema. Ricordiamo che una risoluzione del Parlamento Ue è priva di effetti giuridici ma ufficializza una determinata posizione e invita o raccomanda le istituzioni europee o nazionali a prendere provvedimenti, in questo caso circa la condanna dei totalitarismi.

La risoluzione in questione, tra le altre cose, equiparava di fatto tra loro tutti i regimi totalitari: nazisti, fascisti e comunisti. Nel testo approvato si legge, per esempio, che il Parlamento Ue «condanna con la massima fermezza gli atti di aggressione, i crimini contro l’umanità e le massicce violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime nazista, da quello comunista e da altri regimi totalitari» e «condanna tutte le manifestazioni e la diffusione di ideologie totalitarie, come il nazismo e lo stalinismo, all’interno dell’Unione».

La risoluzione fu anche criticata da alcuni storici, soprattutto nel punto in cui sosteneva che la seconda guerra mondiale è stata una «diretta conseguenza del patto Molotov-Ribbentrop», tra la Germania nazista e la Russia comunista, con l’invasione tedesca della Polonia.

Al di là del giudizio sul testo, è vero, come dice La Russa, che «tutti tranne il Pd» avevano votato a favore della risoluzione? I dati sulle votazioni ufficiali smentiscono la versione data dal senatore di Fdi.

La maggioranza del Pd aveva votato a favore

Oltre due anni fa la risoluzione sulla condanna ai totalitarismi è stata approvata con il voto favorevole di 535 membri del Parlamento europeo. Tra i sì alla risoluzione, 13 provenivano da eurodeputati del Partito democratico, iscritti al gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici (S&d). Qui ritroviamo nomi di primo piano del partito, come Irene Tinagli (attuale vicesegretaria del Pd), Giuliano Pisapia (ex sindaco di Milano), Carlo Calenda (attuale leader di Azione), Pina Picierno e Alessandra Moretti (ex deputate e da due legislature al Parlamento Ue), e Brando Benifei (capodelegazione del Pd al Parlamento Ue). Tra i voti favorevoli c’era anche quello di Pietro Bartolo, noto per essere stato medico sull’isola di Lampedusa, che alcuni giorni dopo il voto aveva chiesto scusa sui social, dicendo di aver sbagliato a dare parere positivo alla risoluzione.

Dei 18 membri del Pd al Parlamento europeo, contando anche Calenda, tra i voti mancavano quelli di cinque eurodeputati (non comparivano né tra i contrari né tra gli astenuti). Solo due di loro sembrano non aver partecipato al voto per questioni relative al contenuto del testo, Pierfrancesco Majorino e Massimiliano Smeriglio. Per il primo, la risoluzione era «un testo brutto, scritto male, che tiene insieme concetti condivisibili e banalizzazioni pericolose», mentre per il secondo era un testo «confuso e contraddittorio». Tra i votanti non c’era neppure il nome del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, che all’epoca aveva comunque difeso la risoluzione dalle critiche.

L’astensione del Movimento 5 stelle

Oltre alla posizione del Pd, va sottolineato che la risoluzione aveva ricevuto 66 voti contrari, in particolare dal gruppo della Sinistra al Parlamento europeo (Gue/Ngl), e 52 astensioni, tra cui otto europarlamentari del Movimento 5 stelle.

Ricapitolando: La Russa sbaglia due volte quando dice che «tutti tranne il Pd» al Parlamento Ue «hanno votato una mozione contro ogni totalitarismo». In primo luogo, nel 2019 la maggior parte degli eurodeputati del Pd ha votato a favore della risoluzione del Parlamento Ue contro tutti i totalitarismi. In secondo luogo, non è vero che «tutti» l’avevano approvata: c’erano stati voti contrari e astensioni, tra cui quelle del Movimento 5 stelle.

Il verdetto

Secondo Ignazio La Russa, «al Parlamento europeo tutti hanno votato una mozione contro ogni totalitarismo, tutti tranne il Pd». Il vicepresidente del Senato sbaglia per due motivi.

A settembre 2019 la maggior parte degli europarlamentari del Pd – tra cui alcuni con ruoli di primo piano – avevano votato a favore di una risoluzione che condannava tutti i regimi totalitari (nazisti, fascisti e comunisti). Ad astenersi era stata una minoranza all’interno della squadra parlamentare.

In ogni caso, c’erano stati anche 66 voti contrari e 52 astensioni, tra cui quelle degli eurodeputati del Movimento 5 stelle.

In conclusione, La Russa si merita un “Pinocchio andante”.