L’8 settembre, durante un dibattito alla Camera, il deputato del Partito democratico Paolo Siani ha sostenuto (min. 1:07) che «tutte le società di pediatria» del mondo ritengono «utile» vaccinare contro la Covid-19 gli adolescenti tra i 12 e i 18 anni di età.

La dichiarazione di Siani, che di professione è un pediatra, è arrivata in risposta alle posizioni della Lega, i cui deputati hanno votato, l’8 settembre, a favore di un emendamento di Fratelli d’Italia – poi bocciato dall’aula – contro l’estensione dell’obbligo del green pass per i minorenni (previsto dal decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021).

Al di là del dibattito politico sul green pass, quello che dice Siani è confermato dai fatti oppure no? Abbiamo fatto alcune ricerche, ma è impossibile stabilire con assoluta certezza la posizione di «tutte» le società scientifiche dei pediatri in quasi 200 Stati al mondo (siamo comunque aperti a ricevere segnalazioni per eventuali integrazioni). Ci siamo dunque concentrati sulle principali società pediatriche nazionali tra le circa 150 che fanno parte dell’International pediatric association (Ipa), una delle più importanti associazioni di pediatria al mondo, partner dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell’Unicef.

In breve: a livello internazionale i pediatri sono generalmente concordi nel sostenere l’utilità dei vaccini tra i 12 e i 18 anni, ma ci sono ancora eccezioni e inviti alla cautela.

Che cosa dicono le società di pediatria

La situazione in Italia

Partiamo dal nostro Paese. In Italia la Società di italiana di pediatria (Sip) raccomanda le vaccinazioni contro la Covid-19 nella fascia di età 12-18 anni, «in linea con le vigenti raccomandazioni ministeriali». Ricordiamo che in Italia le vaccinazioni in questa fascia di età sono state aperte a giugno, con tempi diversi tra le varie regioni.

Come spiega la stessa Sip, anche se la fascia pediatrica è quella meno colpita dalle conseguenze della malattia, la vaccinazione per i giovani è raccomandabile per almeno due motivi: per ridurre la circolazione del virus (e di conseguenza lo sviluppo di varianti più pericolose) e per ridurre il rischio nei bambini di sviluppare gravi complicanze in seguito all’infezione (più frequenti rispetto alle possibili, sebbene molto rare, reazioni avverse post-vaccino).

Le posizioni degli altri tre grandi Paesi Ue

Tra i grandi Paesi dell’Unione europea, sulla stessa linea della Sip si sono schierate la Société française de pédiatrie (Francia) e la Asociación Española de Pediatría (Spagna). Entrambi i Paesi, come l’Italia, stanno vaccinando da tempo gli adolescenti dai 12 ai 18 anni che si rendono disponibili alla somministrazione.

Discorso simile vale per la Germania, dove le vaccinazioni per gli adolescenti sono però iniziate da metà agosto. All’epoca la Deutsche akademie für kinder- und jugendmedizin – che raggruppa le tre società pediatriche più grandi del Paese –aveva accolto con favore il parere della cosiddetta “commissione Stiko”, che consiglia il governo in tema di vaccini, di somministrare le dosi contro la Covid-19 anche nella fascia 12-18 anni. In precedenza la raccomandazione era stata quella di vaccinare in questa fascia di età soltanto gli adolescenti con condizioni mediche pre-esistenti.

Nel Regno Unito c’è ancora incertezza

Nel Regno Unito invece si sta ancora discutendo se vaccinare contro la Covid-19 gli adolescenti sani nella fascia di età 12-15 anni. Il 3 settembre la Joint committee on vaccination and immunisation (Jvci), commissione che consiglia il governo britannico, ha dichiarato che i rischi dell’immunizzazione per i più piccoli, in particolare per casi molto rari di miocardite, vanno ancora ponderati con i benefici della vaccinazione. Due giorni dopo il ministro della Salute Nadhim Zahawi ha confermato che il governo sta consultando gli esperti sul tema per prendere una decisione. Al momento nel Paese la vaccinazione tra 12-15 anni è raccomandata solo per i soggetti fragili o che hanno contatti in famiglia con immunodepressi.

A inizio settembre la Jvci ha di fatto confermato la posizione espressa già a luglio, che aveva trovato il supporto da parte della Royal college of paediatrics and child health, la principale società pediatrica del Regno Unito.

Qual è invece il quadro europeo, a livello continentale?

Che cosa dicono i pediatri europei

A fine agosto l’European academy of paediatrics (Eap) e l’European confederation of primary care pediatricians (Ecpcp) – due delle principali associazioni pediatriche del continente – hanno pubblicato un comunicato in comune in cui dichiarano che i vaccini per gli adolescenti sembrano essere «molto efficaci e sicuri», sottolineando i rischi dell’infezione da coronavirus anche per i minori di 18 anni.

Le due associazioni hanno però evidenziato che la raccolta dei dati va ampliata e la ricerca scientifica supportata, anche sugli aspetti etici, per poter basare la campagna vaccinale dei più giovani su evidenze scientifiche ancora più solide.

E nel resto del mondo?

Prima di concludere, vediamo qual è la situazione nei tre Paesi rimanenti del G7.

L’American academy of pediatrics (Aap), una delle società pediatriche principali negli Stati Uniti, promuove la vaccinazione degli adolescenti con 12 anni o più di età, in linea anche con le indicazioni dei Centers for disease control and prevention (Cdc). Discorso analogo vale per la Canadian pediatric society in Canada.

Il 3 settembre in Giappone la Japan pediatric society ha aggiornato le sue raccomandazioni sui vaccini per gli over 12, dove si legge che i vaccini per gli adolescenti sono fondamentali, ma vanno gestiti con cautela, soprattutto nello spiegare, prima della somministrazione, i possibili effetti avversi.

Il verdetto

Secondo il deputato del Pd Paolo Siani, nel mondo «tutte le società scientifiche di pediatria» – italiane, europee e internazionali – «sono concordi nel ritenere che sia utile vaccinare» contro la Covid-19 «anche i bambini tra i 12 e i 18 anni». Abbiamo verificato e, sebbene a livello internazionale ci sia un consenso piuttosto generale dei pediatri sull’utilità della vaccinazione negli adolescenti, esistono comunque ancora posizioni aperte.

In Italia, Francia, Spagna, Germania, Stati Uniti e Canada, le società pediatriche principali raccomandano con fermezza le vaccinazioni per chi ha 12 anni o più. Anche i pediatri giapponesi e due delle principali società pediatriche europee sottolineano l’importanza dei vaccini, pur invitando alla cautela e sottolineando la necessità di continuare la raccolta dei dati.

Nel Regno Unito la commissione che consiglia il governo sulla campagna vaccinale per ora non ha raccomandato di vaccinare i soggetti sani tra i 12 e 15 anni, posizione supportata dalla principale società pediatrica del Paese.

In conclusione, Siani si merita un “C’eri quasi”.