Il 30 giugno il deputato di Fratelli d’Italia Davide Galantino ha pubblicato su Facebook una serie di dati a sostegno della tesi secondo cui in Italia non è in corso un’«emergenza omofobia». Il post si inserisce nel dibattito degli ultimi mesi sul disegno di legge Zan, approvato dalla Camera e ora fermo al Senato, per introdurre nuovi reati per le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.

Secondo Galantino, in un anno in Italia le segnalazioni per omofobia sarebbero in media solo «26,5», contro «1.095 omicidi volontari», «2.226 aggressioni», «1.568 violenze sessuali», «4.376 minacce» e «1.468 atti persecutori». «Le emergenze in Italia sono altre», ha scritto Galantino. «È inutile inventarsi reati che non esistono per macchiare la fedina penale di chi non si allinea». Il post di Galantino è stato condiviso anche due volte sul gruppo pubblico di Facebook “Giorgia Meloni Community”, che ha quasi 90 mila iscritti.

Abbiamo verificato e questi numeri hanno una serie di problemi. Vediamo perché.

Da dove viene il dato delle 26,5 segnalazioni

Partiamo dal primo dato citato su Facebook da Galantino, secondo cui «l’emergenza omofobia in Italia vale 26,5 segnalazioni l’anno». Questo dato non è nuovo: già un anno fa, a giugno 2020, compariva in un articolo di Avvenire contrario alla legge Zan e più di recente, a maggio 2021, è stato utilizzato dal capodelegazione degli europarlamentari di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, anche in questo caso per negare la necessità di nuove norme contro l’omotransfobia.

La cifra sembra essere stata indicata per la prima volta il 27 maggio 2020 in un’audizione in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati, sulle proposte di legge contro l’omofobia, da Alfredo Mantovano, ex sottosegretario al Ministero dell’Interno di centrodestra e attualmente vicepresidente del Centro Studi Rosario Livatino, che si occupa di diritto alla vita, famiglia e libertà religiosa. In quell’occasione Mantovano aveva citato come fonte del dato l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad) del Ministero dell’Interno, istituito nel 2010 e che raccoglie all’indirizzo email [email protected] le segnalazioni di «chiunque subisce un evento penalmente rilevante in relazione alla razza/etnia, credo religioso, orientamento sessuale/identità di genere e disabilità». Queste segnalazioni, sottolineiamo, non hanno valore di denuncia di reato alle forze di polizia, anche perché non esistono i reati specifici relativi per esempio alle discriminazioni per orientamento sessuale o identità di genere, che il ddl Zan vorrebbe introdurre.

Secondo Mantovano, tra il 2010 e il 2018 le segnalazioni per discriminazioni sull’orientamento sessuale e l’identità di genere sarebbero state 212: da qui la media di 26,5 l’anno. In realtà il numero corretto è 214, salito a 319 con i dati del 2019, con 35,5 segnalazioni in media tra il 2010 e il 2019. Ma il limite principale di questi dati, come anticipato, è come vengono raccolti. Vediamo qualche dettaglio in più.

L’ultimo rapporto sulle segnalazioni Oscad dice chiaramente che i dati raccolti «non hanno valore statistico sul fenomeno in Italia. Alcuni limiti di tipo normativo e strutturale rendono attualmente impossibile distinguere le specifiche finalità discriminatorie». Come hanno riconosciuto lo stesso Mantovano in audizione e anche il rapporto Oscad, l’ambito delle discriminazioni sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere è fortemente caratterizzato dal fenomeno dell’under-reporting, ossia della scarsità di denunce. Secondo Mantovano, nonostante i limiti appena visti , i dati non presentano comunque un’«emergenza», conclusione a cui è arrivato anche Galantino di Fdi.

Il fenomeno in ogni caso, secondo gli stessi dati Oscad, sembra essere in continua crescita. Nel 2010 le segnalazioni Oscad per crimini o discorsi d’odio per orientamento sessuale e per identità di genere erano state in totale 3; nel 2019 sono state 105. Tra il 2017 e il 2019 le segnalazioni in media sono state 57 l’anno.

Ricapitolando: il deputato di Fdi Galantino, per smentire l’esistenza di un’emergenza omofobia in Italia, utilizza un dato che viene raccolto con una metodologia poco affidabile, che non ha valore statistico e che sottostima il fenomeno in questione. Dunque preso con molta cautela.

Vediamo adesso se le altre statistiche citate sono corrette oppure no.

Quanto sono affidabili gli altri dati

Secondo Galantino ogni anno in Italia «si consumano» 1.095 omicidi volontari, dato che farebbe riferimento alle «condanne confermate». Qui il deputato di Fratelli d’Italia mischia due cose diverse tra loro. Il numero di sentenze irrevocabili registrate per uno specifico reato in un determinato anno non significa che in quell’anno sia stato consumato quel numero di reati. Si sta infatti parlando di condanne arrivate per delitti commessi nei diversi anni precedenti. Come abbiamo scritto in passato, in media in Italia ci vogliono cinque anni prima che si concluda un processo penale, dunque i dati sulle condanne emesse in un certo anno fotografano, per così dire, quella che era la situazione – da un punto di vista della commissione dei reati – diversi anni prima. Ma, al di là di questo, vediamo che cosa dicono i numeri.

In base ai dati Istat più aggiornati, usciti a febbraio 2021, nel 2019 in Italia gli omicidi volontari – ossia l’uccisione intenzionale di una persona – sono stati 315, in calo rispetto ai 345 del 2018. Come abbiamo spiegato di recente, dall’inizio degli anni Novanta gli omicidi volontari nel nostro Paese si sono ridotti di circa 6 volte.

Il dato di «1.095 omicidi volontari» di cui parla Galantino fa effettivamente riferimento al numero di condannati con sentenza irrevocabile nel 2017 (ultimo anno disponibile) per «omicidio volontario». Questo dato contiene anche le sentenze per gli omicidi volontari tentati – dunque non solo per quelli «consumati» negli anni precedenti – che nel 2017 sono stati 510. In quell’anno, secondo i dati Istat, le vittime di omicidio erano state 357. In più possono esserci più condannati per un unico omicidio (e viceversa).

Discorso analogo vale anche per le altre statistiche citate da Galantino: non necessariamente il numero di sentenze irrevocabili emesse nel 2017 corrisponde a quello dei reati effettivamente consumati in quell’anno.

Nel 2017 ci sono state 1.468 sentenze irrevocabili per atti persecutori, ossia lo stalking, dato correttamente citato da Galantino (anche se 4 sono sentenze per reati tentati). Le sentenze irrevocabili per violenze sessuali sono stati 1.693, di cui 1.538 per reati consumati (40 in meno rispetto a quanto scritto da Galantino).

Non è chiaro invece da dove venga la cifra sulle «4.376 minacce». La minaccia rientra tra i delitti contro la libertà morale, per i quali nel 2017, secondo Istat, sono stati condannati con sentenza irrevocabile 7.261 persone. Qui dentro ci sono le 1.468 sentenze viste sopra per gli atti persecutori e 1.394 sentenze irrevocabili per violenza privata. Dal totale avanzano dunque 4.399 sentenze, un dato vicino a quello indicato per le minacce da Galantino, ma tra i delitti contro la libertà morale ci sono anche la “violenza o minaccia per costringere a commettere un reato”, la “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, lo “stato di incapacità procurato mediante violenza”, la “tortura” e l’“istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura”.

Dal database Istat non ci sono i dati disaggregati per queste voci. In ogni caso vale il discorso fatto prima: il numero di condanne in un anno non equivale necessariamente al numero di reati commesso in quel determinato anno e per un omicidio, per esempio, possono esserci più condannati, e viceversa.

Il verdetto

Secondo il deputato di Fratelli d’Italia Davide Galantino, in Italia «l’emergenza omofobia vale 26,5 segnalazioni l’anno», mentre in un anno «si consumano (condanne confermate): 1.095 omicidi volontari; 2.226 aggressioni; 1.568 violenze sessuali; 4.376 minacce; 1.468 atti persecutori». Abbiamo verificato e questi dati hanno una serie di problemi.

Innanzitutto, i dati sulle segnalazioni per discriminazioni su orientamento sessuale e identità di genere vengono da un osservatorio del Ministero dell’Interno, fanno riferimento agli anni 2010-2018, ma non hanno valore statistico perché sono segnalazioni raccolte via email e sono una sottostima del fenomeno. Tra l’altro, in base ai dati più recenti (2017-2019), le segnalazioni salgono a 57 in media l’anno.

Sul secondo punto Galantino fa invece un po’ di confusione, equiparando il numero delle condanne registrate in un anno con il numero di reati consumati quell’anno. In realtà le sentenze con condanne irrevocabili fanno riferimento a reati commessi nei diversi anni precedenti (e in media in Italia ci vogliono cinque anni per portare a termine un processo penale). In più possono esserci più condannati per un solo reato, per esempio un omicidio, e viceversa.

Al di là di questo, i dati sulle condanne, relativi al 2017, sono sostanzialmente corretti per stalking e violenze sessuali, mentre non è chiaro da dove venga la cifra sulle minacce. Infine non è vero che in Italia ogni anno «si consumano» 1.095 omicidi volontari. Nel 2019 sono stati 315. Il dato di Galantino fa riferimento alle sentenze con condanna irrevocabile nel 2017, ma circa la metà fa riferimento a omicidi tentati.

In conclusione Galantino si merita un “Pinocchio andante”.