Il 22 maggio l’ex ministra per l’Istruzione Lucia Azzolina (Movimento 5 Stelle), in un’intervista con Gli Stati Generali, ha detto che ogni anno in Italia emigrano «200 mila» giovani, e questi sono spesso «i nostri cervelli migliori».

L’affermazione si inserisce nel più ampio dibattito sull’imposta di successione che è tornato in primo piano dopo la proposta, avanzata dal segretario del Partito democratico Enrico Letta, di aumentare le aliquote per le eredità superiori ai 5 milioni di euro in modo da raccogliere fondi per una dote da redistribuire ai diciottenni meno abbienti. Azzolina teme che l’imposizione di nuove tasse possa danneggiare le nuove generazioni, rafforzando l’idea che l’Italia non sia «un Paese per giovani».

Al netto della posizione di Azzolina sulla proposta di Letta, l’ex ministra sbaglia nell’affermare che ogni anno 200 mila giovani lasciano il nostro Paese per trasferirsi all’estero. Vediamo perché.

I dati Istat sulle migrazioni

L’Istituto nazionale di statistica (Istat) considera come «emigrati» soltanto le persone che ogni anno si cancellano dall’anagrafe italiana per spostare la propria residenza in un altro Paese: le statistiche ufficiali non includono quindi tutti i giovani che lasciano l’Italia solo temporaneamente, magari per motivi di studio o di lavoro (basti pensare alle migliaia di ragazzi e ragazze che ogni anno partecipano al programma di scambio europeo Erasmus+), e fanno poi rientro senza spostare la residenza.

Anche se i dati potrebbero essere sottostimati rispetto alla quota totale di giovani che lasciano il Paese ogni anno, questi fotografano comunque la situazione relativa alla vera e propria «emigrazione» a cui anche Azzolina fa riferimento nell’intervista.

Secondo Istat, nel 2019 (ultimo anno per cui sono disponibili i dati) 68 mila italiani tra i 18 e i 39 anni si sono trasferiti all’estero, circa un terzo rispetto alla cifra citata da Azzolina. Questi rappresentano il 56 per cento del totale di persone trasferite all’estero due anni fa, pari a 122 mila: un numero che rimane comunque inferiore a quanto affermato dall’ex ministra.

Negli ultimi 10 anni il numero di emigrati italiani è aumentato in modo costante – nel 2010 soltanto 20 mila giovani si erano trasferiti all’estero, e 51 mila nel 2015 – e ha toccato il picco, per ora, nel 2019, senza mai raggiungere i «200 mila» giovani emigrati citati dall’ex Ministra.

Via dall’Italia, ma dove?

Come accennato, nel corso dell’ultimo decennio il numero di emigrati è aumentato progressivamente. Per quanto riguarda la fascia d’età 18-39 anni, il loro numero complessivo ammonta a 472 mila persone, a fronte di 137 mila rientrati [1]. Il saldo è quindi negativo: tra il 2010 e il 2019 i giovani che hanno lasciato il Paese sono stati 335 mila in più rispetto a quelli che hanno fatto ritorno.

In cima alla classifica delle mete predilette dagli emigrati italiani tra i 18 e i 39 anni troviamo il Regno Unito (più di 18 mila trasferimenti di residenza nel 2019) e la Germania (11 mila). Come indicato nell’ultimo rapporto Istat sul tema, però, i dati del Regno Unito sono probabilmente stati sfalsati dall’arrivo della Brexit, in corrispondenza della quale molti italiani che magari già vivevano nelle città inglesi si sono affrettati a regolarizzare la propria residenza in modo da non incappare in problemi di visti o altre complicazioni.

Al terzo posto della classifica troviamo la Svizzera, seguita da Francia, Brasile, Spagna e Stati Uniti, dove due anni fa si sono trasferiti 2.391 giovani.

Nel 2019 la regione italiana con il più alto numero di giovani emigrati era la Lombardia (17 per cento del totale), seguita da Sicilia (11,3 per cento), Campania (10,3 per cento) e Veneto (8,6 per cento).

«I nostri cervelli migliori»?

Secondo Azzolina i giovani che decidono di lasciare l’Italia sono spesso «i nostri cervelli migliori». Per verificare questa affermazione possiamo guardare al titolo di studio raggiunto dai ragazzi e dalle ragazze che emigrano.

I dati più recenti si trovano nell’ultimo rapporto Istat su iscrizioni e cancellazioni anagrafiche, pubblicato a gennaio 2021 ma aggiornato al 2019. Al momento della partenza, circa 30 mila emigrati – corrispondenti a «uno su quattro» – avevano almeno la laurea triennale. Questo dato si riferisce però al numero complessivo di persone che si sono trasferite, non soltanto ai più giovani.

La proporzione sale a una persona su tre se guardiamo agli emigrati con più di 25 anni: circa il 33 per cento, un dato superiore rispetto alla percentuale complessiva di laureati tra i 25 e i 74 anni residenti in Italia, pari al 18,2 per cento.

Inoltre, nel 2019 il numero complessivo di emigrati laureati è aumentato dell’1,4 per cento rispetto all’anno precedente, e del 23 per cento rispetto al 2014.

È quindi vero che una buona parte della popolazione italiana che decide di lasciare il Paese per trasferirsi all’estero è in possesso di titoli di studio qualificati, e la loro percentuale sul totale degli emigrati è in crescita.

Il verdetto

Il 22 maggio l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina (M5s) ha detto che ogni anno 200 mila giovani italiani lasciano il Paese per emigrare all’estero, e che spesso questi rappresentano «i nostri cervelli migliori».

Abbiamo controllato e Azzolina sbaglia sui numeri. Secondo Istat, nel 2010 circa 20 mila giovani italiani tra i 18 e i 39 anni hanno spostato la propria residenza all’estero, e il numero è cresciuto progressivamente fino a toccare un massimo di 68 mila emigrati nel 2019: un terzo della cifra citata dall’ex ministra. Nello stesso anno, il numero totale di persone trasferitesi all’estero (di qualsiasi età) era di 122 mila.

Per quanto riguarda la seconda parte dell’affermazione di Azzolina, invece, è vero che nel 2019 un terzo degli emigrati a partire dai 25 anni era in possesso almeno della laurea triennale, a fronte del 18,2 per cento della popolazione residente in Italia tra i 25 e i 64 anni.

In conclusione, Azzolina merita un “Pinocchio andante”.



[1] I dati sono consultabili su I.Stat. Per le persone trasferite all’estero seguire il percorso Popolazione e famiglie → Migrazioni (trasferimenti di residenza) → Emigrati (Paesi di destinazione). La voce di riferimento è “Mondo”.

Per i rientrati invece seguire il percorso Popolazione e famiglie → Migrazioni (trasferimenti di residenza) → Immigrati (cittadinanza) e consultare i dati per la cittadinanza italiana.