Il 27 aprile il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, ha affermato che grazie a un ordine del giorno (Odg) il suo partito a gennaio 2019 riuscì a «bloccare il Global compact per difendere i confini dell’Italia dall’immigrazione incontrollata».

Le parole del deputato si inseriscono nel contesto della richiesta alla Lega, poi non esaudita, di votare l’Odg di Fdi sull’abolizione del coprifuoco.

Lollobrigida esagera un po’ il ruolo della mozione di Fdi ma soprattutto sbaglia gravemente nell’associare al Global Compact il rischio – come vedremo del tutto inesistente – di aprire i confini dell’Italia all’«immigrazione incontrollata».

Andiamo a vedere i dettagli.

Che cos’è il Global compact

Per prima cosa facciamo chiarezza su che cosa sia il Global Compact. Come avevamo scritto più di un anno fa, analizzando una dichiarazione di Giorgia Meloni, quando si parla di Global compact si può fare riferimento a due diversi “patti globali”, che mirano a coprire i vari aspetti delle migrazioni internazionali, approvati a dicembre 2018 dalle Nazioni unite.

Tra il 10 e l’11 dicembre 2018, a Marrakech, in Marocco, è stato approvato il Global compact for safe, orderly and regular migration (nonostante il voto contrario di alcuni Paesi Ue, come l’Italia). Pochi giorni dopo, il 18 dicembre 2018, le Nazioni unite hanno poi approvato il Global compact for refugees.

Fratelli d’Italia, e non solo, hanno condotto la propria battaglia in particolare contro il primo di questi due accordi.

Perché non esiste il rischio invasione di migranti

Come avevamo spiegato in un approfondimento pubblicato dall’agenzia stampa Agi, il Global compact sui migranti è un accordo intergovernativo che non ha natura vincolante.

Il testo dell’accordo (punto 7 del Preambolo) definisce il Global Compact come una «piattaforma non vincolante, cooperativa (…) che favorisce la cooperazione internazionale tra attori rilevanti circa la migrazione, riconosce che nessuno Stato può affrontare il fenomeno migratorio da solo, conferma la sovranità degli Stati e le loro obbligazioni in base al diritto internazionale».

Dunque, già per sua natura, il Global compact non potrebbe creare l’obbligo per l’Italia di accogliere più migranti di quanti non faccia. Inoltre leggendo il testo è chiaro che non sia questo l’obiettivo.

Rifugiati aventi diritto all’accoglienza e migranti sono infatti considerati gruppi da tenere distinti (punto 4 del preambolo) e, per quanto riguarda i secondi, diversi obiettivi che il Global compact stabilisce per gli Stati – ribadiamo, non in maniera vincolante – vanno nella direzione di scoraggiare le partenze dei migranti irregolari (obiettivo n.2) e, anzi, di favorire canali legali e sicuri per i migranti (obiettivi n.5-6-9). L’obiettivo numero 11 prevede anche la messa in sicurezza dei confini degli Stati. In particolare si legge nel testo che i Paesi sottoscrittori «si impegnano a gestire in maniera coordinata i confini nazionali, promuovendo la cooperazione bilaterale e regionale, garantendo la sicurezza per gli Stati, le comunità e i migranti, facilitando movimenti transfrontalieri sicuri e regolari delle persone e al contempo impedendo l’immigrazione irregolare». L’obiettivo numero 21 poi promuove gli accordi di rimpatrio dei migranti in sicurezza e nel rispetto dei diritti umani.

Insomma la scelta del primo governo Conte di non sottoscrivere il Global compact (determinata in effetti dalla battaglia condotta da Fdi, come vedremo, e dalla sponda che questa ha trovato nella Lega allora al governo col M5s) è ovviamente legittima, ma non si può dire che abbia avuto l’effetto di difendere l’Italia dall’«immigrazione incontrollata».

Il Global compact non ha effetti giuridicamente vincolanti e in nessun caso avrebbe potuto di per sé favorire maggiore (o minore) immigrazione.

Aggiungiamo che a queste stesse conclusioni sono giunti anche i colleghi fact-checkers tedeschi di Correctiv e quelli francesi di Afp, analizzando dichiarazioni o notizie di partenza analoghe a quelle qui prese in considerazione.

La vittoria di Fdi

L’ordine del giorno a cui sembra fare riferimento Lollobrigida è la mozione da lui stesso presentata alla Camera e approvata il 27 febbraio 2019 (votazione n.14 del resoconto stenografico) grazie all’astensione di entrambe le forze di maggioranza, Lega e M5s, e al voto favorevole di Forza Italia. Un fatto che aveva suscitato le aspre critiche da parte dell’opposizione di centrosinistra.

In base alla mozione Lollobrigida, il governo Conte I veniva impegnato«a non sottoscrivere il Global Compact for safe, orderly and regular migration e a non contribuire in alcun modo al finanziamento del relativo trust fund». Questo fund è un meccanismo di finanziamento con lo scopo primario di fornire assistenza agli Stati sottoscrittori nell’implementazione del Global compact e nel raggiungimento degli obiettivi lì fissati. Attualmente può contare su circa 15 milioni di dollari di fondi, la metà abbondante dei quali (8,5 milioni di dollari) provenienti dalla Germania (seguono, per soldi effettivamente versati, la Danimarca, la Norvegia e il Regno Unito).

In ogni caso, è vero che Fdi abbia avuto un ruolo fondamentale nel fare pressione sul governo, e in particolare sulla Lega di Salvini, sul tema del Global Compact, facendo approvare la mozione di cui si è detto. Ma bisogna anche notare come siano state altrettanto fondamentali le posizioni assunte dalla Lega e dal M5s (diviso al suo interno) che, se non avessero scelto la via dell’astensione, avrebbero impedito l’approvazione della mozione o l’avrebbero permessa con i loro voti determinanti.

Il verdetto

Il deputato di Fdi Francesco Lollobrigida il 27 aprile ha sostenuto che grazie a un ordine del giorno del suo partito fu bloccato il Global compact «per difendere i confini dell’Italia dall’immigrazione incontrollata».

È vero che una mozione di Fdi, approvata nel 2019 grazie all’astensione dell’intera maggioranza dell’epoca (Lega-M5s), impegnava il governo a non sottoscrivere e non finanziare il Global compact sulle migrazioni.

Ma è del tutto sbagliato affermare che il Global compact aprisse l’Italia al rischio dell’immigrazione incontrollata: il documento non ha natura giuridicamente vincolante e dunque non possono essere creati obblighi in capo al nostro Paese in base ad esso. Inoltre il suo contenuto va nella direzione di sfavorire, e non incentivare, l’immigrazione irregolare.

Nel complesso per Lollobrigida un “Pinocchio andante”.