Il 27 aprile il presidente del Consiglio Mario Draghi ha affermato, nella sua replica alle osservazioni dei senatori dopo la presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che l’Italia abbia meno pubblici ministeri rispetto agli altri grandi Paesi dell’Ue, con l’eccezione della Francia.

Nel Paese transalpino infatti ci sarebbero 3 pm ogni 100 mila abitanti e in Italia 3,7, mentre «la Germania ne ha 7, il Regno Unito ne ha 8,6 e la Spagna ne ha 5».

Abbiamo verificato e i numeri, con qualche arrotondamento, sono corretti. Con un’unica eccezione. Andiamo a vedere i dettagli.

Il report Cepej

La Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (Cepej) ha pubblicato a fine 2020 la versione più recente del suo report in cui vengono valutati i sistemi giudiziari dei 47 Stati membri (ricordiamo che il Consiglio d’Europa è un’organizzazione internazionale che non fa parte dell’Ue, a differenza del Consiglio europeo e del Consiglio dell’Unione europea, e che si occupa di diritti umani, stato di diritto e democrazia).

Per prima cosa specifichiamo che per pubblici ministeri (prosecutors) si intendono le autorità pubbliche che, per conto della società e nel pubblico interesse, assicurano l’applicazione della legge quando la violazione di questa comporta una sanzione penale.

Ci sono grandi differenze tra Stato e Stato, ad esempio su 47 Paesi del Consiglio d’Europa 27 garantiscono formalmente una completa indipendenza dei pm mentre in dieci questi sono alle dirette dipendenze del governo tramite il Ministero della Giustizia. Dunque i confronti tra Paesi scontano sicuramente i limiti legati alla diversità dei rispettivi ordinamenti. Ma veniamo ai numeri.

Nel report si legge che, in base ai dati relativi al 2018 (i più recenti disponibili), in effetti in Italia i pubblici ministeri ogni 100 mila abitanti sono 3,7, in Francia sono 3, in Spagna 5,1 e in Germania 7,1. I dati riportati da Draghi relativamente a questi Paesi sono dunque in sostanza corretti.

Diverso è il caso del Regno Unito. Qui vengono riportati i dati relativi a Inghilterra e Galles (4,2 pm/100 mila abitanti) e al Nord Irlanda (8,6 pm/100 mila abitanti). Non sono riferiti i dati per la Scozia ma dall’edizione precedente dello stesso rapporto risultavano, nel 2016, 8,7 ogni 100 mila abitanti.

Considerata la popolazione nettamente maggiore di Inghilterra (56 milioni circa nel 2018) e Galles (3,1 milioni) rispetto a Scozia (5,4 milioni) e Nord Irlanda (1,9 milioni), sembra più sensato prendere in considerazione il primo dato. Risulta così che Draghi abbia commesso un errore, attribuendo al Regno Unito una percentuale di pm rispetto alla popolazione più che doppia rispetto a quella corretta. Draghi sembra aver riportato infatti il dato della sola Irlanda del Nord.

La media dei Paesi del Consiglio d’Europa, aggiungiamo per completezza, è di oltre 12 pm ogni 100 mila abitanti, ma in questo calcolo pesano le percentuali nettamente più elevate dell’Est Europa rispetto ai Paesi occidentali. Ad esempio in Russia sono 23,5 pm per 100 mila abitanti, in Ucraina 25,1, in Bulgaria 21,8 e in Ungheria 19,7.

Il verdetto

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha dichiarato il 27 aprile che l’Italia ha 3,7 pm ogni 100 mila abitanti, più della Francia, ma meno di Spagna, Germania e Regno Unito.

In base al report della Commissione europea per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa (Cepej), i numeri sono tutti corretti, tranne quello riferito al Regno Unito. Per questo Paese non si trova nel report il dato complessivo ma quello delle varie nazioni che lo compongono. Considerato però che l’Inghilterra da sola pesa per quasi l’85 per cento della popolazione del Regno Unito, ha più senso guardare al suo dato, che è inferiore alla metà di quello riportato da Draghi.

Considerato questo errore, per il presidente del Consiglio un “C’eri quasi”.