Il 16 aprile il presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sulle intenzioni dell’esecutivo rispetto alla concessione della cittadinanza a Patrick Zaki, ha detto che si tratta di «un’iniziativa parlamentare, in cui il governo non è coinvolto al momento».

Patrick Zaki è un attivista e ricercatore egiziano che frequentava il primo anno di un master all’Università di Bologna. Arrestato nel suo paese di origine, dall’8 febbraio 2020 è in detenzione preventiva fino a data da destinarsi. Zaki è stato accusato dalla magistratura egiziana di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici” per alcuni post su un profilo Facebook che la difesa del ricercatore considera “falso”.

Il 14 aprile il Senato ha approvato un ordine del giorno sulla concessione della cittadinanza italiana a Zaki e le iniziative per la sua liberazione.

Abbiamo verificato e il presidente del Consiglio Draghi sbaglia quando dice che questo documento non riguarda il governo: al contrario, si tratta proprio di una richiesta di azione rivolta dal Parlamento all’esecutivo.

Vediamo i dettagli

L’ordine del giorno

Il 14 aprile l’aula di Palazzo Madama è stata chiamata a discutere due mozioni su Patrick Zaki, la mozione n. 329, illustrata dal senatore Francesco Verducci (Pd) e la mozione n. 338, illustrata dalla senatrice Michela Montevecchi (M5s).

Nel corso della sedute, le due mozioni sono state ritirate e sono state sostituite da un ordine del giorno unitario, che comprendeva entrambi i testi. Sia la mozione che l’ordine del giorno sono atti di indirizzo del parlamento, dunque documenti con cui l’assemblea esprime la necessità di discutere un tema o lo porta all’attenzione del governo. Si può dire che la mozione sia uno strumento di pressione un po’ “più deciso” dell’ordine del giorno.

L’ordine del giorno su Patrick Zaki impegna il governo «ad avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana», «ad intraprendere tempestivamente» nuove iniziative «per sollecitare l’immediata liberazione» del ricercatore e, in sintesi, a portare avanti una funzione di monitoraggio sulle sue condizioni e il trattamento che riceve dalle autorità egiziane. Il documento è stato approvato con 208 sì e l’astensione del solo gruppo di Fratelli d’Italia. Per votare sì all’ordine del giorno era presente in aula anche la senatrice a vita Liliana Segre.

Com’è evidente, non è corretto dire che questa sia stata «un’iniziativa parlamentare, in cui il governo non è coinvolto al momento». Si tratta senz’altro di un’iniziativa parlamentare, questo è vero, ma ha proprio lo scopo di sollecitare l’azione del governo sul tema.

La risposta di Draghi ha fatto molto discutere. Il 17 aprile il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, per correggere il tiro, ha quindi specificato che «il governo darà seguito all’impegno preso in Parlamento con un ordine del giorno approvato a larghissima maggioranza, e a cui il governo ha dato parere favorevole, avviando le verifiche necessarie per il conferimento della cittadinanza a Patrick Zaki».

Il verdetto

Il Senato ha approvato un ordine del giorno sulla concessione della cittadinanza italiana a Zaki e le iniziative per la sua liberazione.

Rispondendo a una domanda sulle intenzioni dell’esecutivo sul tema, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha detto che si tratta di un’iniziativa parlamentare, «in cui il governo non è coinvolto al momento».

Non è così. L’ordine del giorno approvato dal Senato è rivolto proprio al governo e lo “impegna” a verificare le condizioni per la concessione della cittadinanza a Patrick Zaki.

Il presidente del Consiglio merita un “Pinocchio andante”