Il 18 marzo, ospite a Porta a Porta su Rai 1, il leader della Lega Matteo Salvini ha detto (min. 47:43) che ai «risparmiatori truffati dalle banche» sono stati dati «21 milioni», a fronte di uno stanziamento di «un miliardo e mezzo di euro». Salvini ha poi aggiunto di aver chiesto un’accelerazione dei pagamenti, perché «non puoi approvare una legge e poi metterci due anni a dare quei soldi».

Al di là della critica legittima sulle tempistiche, le cifre indicate dal leader della Lega sono corrette? Abbiamo verificato e Salvini ha quasi ragione. Vediamo perché.

Di che cosa stiamo parlando

Quando nomina i «truffati delle banche», Salvini fa riferimento ai risparmiatori e investitori che sono rimasti coinvolti nei fallimenti di sei banche, avvenuti tra il 2015 e il 2017: Banca Etruria, Banca delle Marche, Cassa di risparmio della Provincia di Chieti e Cassa di risparmio di Ferrara (meglio note come le “quattro banche popolari”), e la Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca (conosciute come le “banche venete”).

Nel crack di questi istituti bancari (su alcuni vertici sono ancora in corso i processi) sono state coinvolte decine di migliaia di persone, tant’è che uno dei problemi principali è stato quello di decidere come e quanto risarcirle delle perdite subite.

In realtà, come ha sottolineato Il Post in un approfondimento di aprile 2019, l’espressione «truffati dalle banche» – usata in tv da Salvini – è imprecisa perché i fallimenti hanno riguardato persone parecchio diverse tra loro. C’è «chi è stato realmente truffato, persone incaute che non hanno letto bene le informazioni a loro disposizione, persone che hanno fatto consapevolmente investimenti rischiosi sperando di guadagnarci e infine imprenditori che hanno acquistato azioni delle banche per ricevere in cambio dei prestiti (che, in molti casi, non avrebbero altrimenti avuto sufficienti garanzie per ottenere)».

Al netto di questa osservazione di contesto, vediamo quanti soldi sono stati stanziati per i rimborsi.

Il fondo da «un miliardo e mezzo di euro»

Con la legge di Bilancio per il 2019, il governo Conte I – di cui Salvini era ministro dell’Interno – ha creato un Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) con risorse pari a 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021. In totale stiamo parlando di oltre un miliardo e mezzo di euro, la cifra citata dal leader della Lega a Porta a Porta.

La stesse legge di Bilancio per il 2019 aveva stabilito che il Ministero dell’Economia (Mef), all’epoca presieduto da Giovanni Tria, istituisse una commissione tecnica, con il compito di definire i criteri per l’ammissione delle domande dei rimborsi e la loro entità. E qui le cose si sono fatte subito complicate per una serie di motivi, nonostante già a febbraio 2019 l’allora ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro Luigi Di Maio (M5s) avesse promesso che l’erogazione dei soldi era pronta.

Senza entrare troppo nei dettagli, uno dei nodi da risolvere riguardava il ruolo dell’Ue che non vedeva di buon occhio rimborsi indiscriminati, perché contrari alle normative europee, senza una procedura che stabilisse chi fosse stato truffato per davvero e chi no. Ad aprile 2019 il ministro Tria è riuscito a trovare un accordo di compromesso, ma le associazioni dei risparmiatori coinvolti nei crack finanziari si dicevano ancora scettiche, soprattutto sulle tempistiche dei rimborsi.

A maggio 2019 il Ministero dell’Economia ha pubblicato un decreto per stabilire le modalità di accesso al Fir, a luglio 2019 è stata nominata la commissione tecnica e ad agosto 2019 si è stabilito che le domande di risarcimento andassero presentate entro sei mesi. Questa scadenza è stata prolungata dal governo Conte II prima fino al 18 aprile 2020 con la legge di Bilancio per il 2020, poi fino al 18 giugno 2020 con il decreto “Cura Italia” (qui è consultabile la normativa attualmente in vigore).

Ad oggi, del miliardo e mezzo circa del Fir, quante risorse sono state impiegate per i rimborsi?

Quanti soldi sono stati rimborsati

Come abbiamo accennato prima, non tutti i risparmiatori e gli investitori possono fare domanda di rimborso, ma vanno rispettati una serie di criteri (qui spiegati nel dettaglio).

Il 1° ottobre 2020 la commissione tecnica del Fir – che fa capo a Consap, una società controllata dal Mef – ha stabilito che chi fosse risultato avente diritto del rimborso potesse ricevere un anticipo nella misura del 40 per cento dell’intero importo indennizzabile. «Pertanto, già dal 2 ottobre saranno avviate le procedure relative alle disposizioni di pagamento attraverso la Ragioneria Generale dello Stato», sottolineava all’epoca il sito ufficiale del Fir.

Il 18 febbraio 2021 la commissione tecnica ha deciso che coloro che hanno già ricevuto l’acconto dell’indennizzo nella misura del 40 per cento, «riceveranno le residue somme a titolo di saldo (60 per cento), mentre ai rimanenti istanti che a seguito del completamento dell’esame istruttorio risulteranno aventi diritto sarà erogato direttamente il 100 per cento delle somme spettanti a titolo di indennizzo».

Il 15 marzo 2021 – tre giorni prima dell’intervento di Salvini a Porta a Porta – Consap ha pubblicato per la prima volta alcuni dati sulle risorse impiegate dal Fir per rimborsare i risparmiatori. Fino a quella data Consap aveva provveduto liquidare 45,5 milioni di euro (poco più del doppio dei 21 milioni indicati da Salvini), circa il 3 per cento dei complessivi 1,5 miliardi di euro e oltre stanziati per il Fir.

Su 114 mila domande ricevute, ha spiegato Consap, 75 mila avevano necessità di integrazione perché carenti di documenti e «in tal senso sono in fase d’invio le ultime richieste di integrazione».

Il verdetto

Secondo Matteo Salvini, i «risparmiatori truffati delle banche» hanno ricevuto «21 milioni di euro» su uno stanziamento complessivo da «un miliardo e mezzo». Abbiamo verificato e il leader della Lega ha quasi ragione.

Il governo Conte I, di cui faceva parte anche la Lega, ha istituito il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir) con risorse pari a oltre un miliardo e mezzo di euro. Durante quell’esecutivo e quello successivo, supportato da Pd e M5s, le procedure di rimborso sono state piuttosto articolate e sono state avviate soltanto ad autunno 2020.

Secondo i dati comunicati da Consap, al 15 marzo 2021 erano stati liquidati 45,5 milioni di euro di rimborsi, pari a circa il 3 per cento del totale del fondo.

Per Salvini, dunque, un “C’eri quasi”.